Ecologisti, studiosi e mondo scientifico uniti dalla stessa causa: proteggere la natura, le biodiversità e gli animali dai pericoli dell’inquinamento e della politica. Sì, perché in questo periodo il Parlamento sta discutendo la riforma della legge sulle aree protette già contestata ufficialmente con un documento sottoscritto da Federparchi e scienziati.
A preoccupare gli operatori del settore è la possibile lottizzazione delle governance dei parchi che aprirebbe la strada ad infiltrazioni politiche non coerenti con gli obiettivi di tutela del patrimonio naturalistico e faunistico italiano.
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A tal proposto il presidente di Fedeparchi, Giampiero Sammuri, ha riunito i rappresentati delle principali associazioni scientifiche del settore per ribadire l’assoluta necessità di preservare il ruolo gestionale della rappresentanza scientifica nei consigli direttivi dei parchi.
Non mancano le contestazioni. WWF, Lipu e altre associazioni ambientaliste hanno espresso forti perplessità sull’intervento e sottolineato che, come previsto dalla Costituzione, ‘la competenza sulla conservazione della natura spetta esclusivamente allo Stato mentre quella sulla valorizzazione e il governo del territorio è suddivisa con le Regioni, la governance dei Parchi nazionali deve rispettare il peso di queste rispettive responsabilità’.
Dei 23 parchi nazionali e degli oltre 170 parchi regionali, le 30 aree marine protette e le centinaia di riserve naturali statali, rappresentano il 10% del territorio italiano. Un risultato importante per la tutela della biodiversità. L’auspicio è che si riesca a trovare un punto comune dal quale avviare una discussione produttiva e che, dal canto loro, le parti politiche optino per una modifica ponderata (e non uno stravolgimento) dell’impianto normativo vigente.
Staremo a vedere come si evolverà la situazione.
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