La fibra di cocco è l’unica tra le fibre naturali ad essere interamente ricavata da un frutto, la noce di cocco, di cui si utilizza la parte fibrosa intermedia (mesocarpo).
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Per le sue caratteristiche intrinseche, la robustezza, la capacità di fungere da isolante termico e l’alta resistenza all’usura, la fibra di cocco trova largo impiego in molti settori produttivi. I principali, sono il tessile, l’edilizia e il giardinaggio. Essendo un materiale di origine vegetale, è completamente riciclabile e riutilizzabile e la lavorazione richiede costi e risorse energetiche relativamente limitate.
La fibra di cocco è prodotta in quantità modeste e difficilmente quantificabili in molti paesi asiatici. I maggiori produttori ed esportatori sono India, Sri Lanka, Thailand, Malaysia, Indonesia. Secondo i dati più aggiornati, la produzione mondiale di fibra di cocco corrisponde a circa 450.000 tonnellate all’anno.
Abbiamo detto che la fibra di cocco si ricava dal mesocarpo della noce di cocco che è la parte che separa il frutto interno più carnoso dal mallo. Esso corrisponde di preciso alla parte esterna e intermedia fibrosa che avvolge il delizioso e profumato frutto.
Per poterne ricavare la fibra, questo strato fibroso viene separato dalla noce e avviato ad una lavorazione artigianale che comincia con un lungo processo di macerazione in acqua, sale e fango.
La tecnica tradizionale, infatti, prevede che la fibra grezza maceri in questa soluzione per 6-10 mesi. In questo modo tutte le parti organiche residue vengono eliminate e le rimanenti fibre vengono lavate, essiccate al sole, battute e raccolte in balle.
Da questa lunga e paziente lavorazione si ottiene una fibra estremamente resistente che viene impregnata con sali di boro, silicato di sodio o solfati di ammonio. Grazie a questo trattamento viene notevolmente miglioratala tenuta alle alte temperature e la compattezza della fibra stessa.
Come abbiamo visto, la fibra di cocco è straordinariamente resistenze allo sfregamento, all’umidità e all’usura. Un po’ come la iuta, la rafia e la fibra che si ricava dall’abaca, anche quella di cocco è utilizzata fin da tempi antichissimi per realizzare stuoie, cordami, attrezzatura per la pesca, tappeti e suppellettili.
Essa, infatti, non teme neanche il logorio dell’acqua di mare, non marcisce e funge da ottimo isolante termico e acustico.
Si tratta di una fibra dotata anche di una buona resistenza al fuoco ed è inattaccabile perfino da muffe, parassiti delle piante e roditori.
Per queste sue straordinarie peculiarità, è considerata a buon diritto una delle fibre naturali più affidabili e quasi indistruttibili.
Dalla fibra di cocco si ricavano dei feltri che trovano impiego in edilizia come isolanti termo-acustici, in particolare per rifinire:
La sua durata è garantita per 50 anni, al termine dei quali è completamente riciclabile e destinabile ad altri impieghi. In giardinaggio e agricoltura, viene utilizzata nella realizzazione di drenaggi per giardini pensili e terrazzi, o come rinforzo per terreni e declivi a rischio erosione.
Come materiale tessile, le fibre più lunghe sono perfette per realizzare tappeti, stuoie, zerbini, spazzole e corde. Quelle più corte, invece, fungono da materiale di riempimento per materassi, cuscini, selle o per la produzione di cellulosa e carta.
Per poter tessere la fibra estratta dalla noce di cocco, occorre che la parte fibrosa del mesocarpo venga sottoposta ad una cardatura a macchina. Successivamente, dovrà essere lavata, essiccata, pettinata e pressata in modo da ricavarne balle di feltro.
Servono circa 10.00 noci di cocco per produrre 45-65 kg di fibre lunghe e 8-13 kg di fibre corte. Una volta terminata la lavorazione, esse conservano un colore bruno-rossiccio piuttosto simile alla colorazione originale e una lunghezza media che va dai 25 a 35 cm.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le aziende interessate a testare l’utilizzo della fibra di cocco per lavorazioni tessili più sofisticate e di pregio.
La Nanollose, ad esempio, è una start-up australiana che ha messo a punto il Nullarbor, il primo filato di rayon ottenuto dalla conversione microbica delle biomasse in cellulosa. In pratica, il perfetto sostituto della viscosa.
A questa importante innovazione, Nanollose ha abbinato un sistema produttivo tessile a basso impatto che chiude il cerchio intorno ad una tendenza ormai comune a molte aziende del settore dell’abbigliamento: il trend dell‘eco-fashion.
La fibra di cocco sfusa si può acquistare nei negozi specializzati in sacchi da 20 e 50 litri. Mescolata all’argilla espansa o alla perlite, diventa un ottimo ammendante e un filtro naturale che assicura alle radici delle piante la giusta ossigenazione e nutrimento, utile sopratutto per le piante da fiore in vaso.
Prima di acquistare il cocco sfuso è bene assicurarsi che sulla confezione sia riportata la certificazione RHP che garantisce la qualità e la provenienza delle prodotto.
La fibra di cocco rappresenta il substrato perfetto per coltivare in modo semplice qualsiasi tipo di pianta in vaso, a cominciare dalla piante ornamentali. Facile da utilizzare anche per i meno esperti in giardinaggio, i motivi per cui è sempre più apprezzata in orticoltura sono molteplici:
Occorre ricordare, però, che il substrato ottenuto con la fibra di cocco non è nutritivo. Deve essere sempre mixato ad altri nutrienti e fertilizzanti specifici per cocco e per coltivazione idroponica.
Altri derivati del cocco destinati al giardinaggio e all’orticoltura sono il cocco pressato (Coco Block) e le lastre di cocco. Entrambi sono derivati dalla macerazione della scorza della noce di cocco.
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