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Fukushima, presente, passato e futuro

Sono passati due mesi dall’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, che nel frattempo è sparita dalle prime pagine dei giornali, dalle edizioni speciali dei telegiornali, dal tam-tam in rete e in buona parte dai pensieri degli elettori Italiani, molti dei quali sperano ancora di potersi esprimere in un referendum abrogativo il prossimo mese di Giugno.

Fukushima, presente, passato e futuro

Macinata dalla macchina infernale dell’informazione, che ha bisogno ogni giorno di nuove emozioni da suscitare, Fukushima è lentamente scivolata nell’oblio. Ma a due mesi dall’incidente, la realtà a Fukushima rimane non lontana da quella delle prime due settimane susseguenti all’incidente alla centrale atomica, quando il mondo intero seguiva col fiato sospeso le notizie provenienti dal Giappone.

Ma oggi, com’è la situazione a Fukushima? Cosa rimane di Fukushima e come ne usciamo, concretamente?
La realtà è che a situazione all’impianto nucleare di Fukushima rimane ancora molto seria. Secondo l’ultimo rapporto presentato dalla Tokyo Electric Power Company ci sarebbero circa 70mila tonnellate di acqua stagnante con un alto livello di radioattività nelle unità 1, 2 e 3. Fumo bianco continua a fuoriuscire dalle unità 2 e 3 mentre la situazione è stazionaria nell’unità 4. La TEPCO, grazie a un robot controllato in remoto, ha confermato l’assenza di perdita significativa di acqua all’interno del vaso di contenimento del reattore numero 1. Al momento viene ancora iniettato gas di azoto per ridurre la possibilità di una fusione. Si stima in sei/nove mesi il tempo necessario per stabilizzare definitivamente i reattori, ottenendo il cosiddetto “arresto a freddo”. Nulle o quasi sono le speranze dei residenti dell’area attorno a Fukushima di potere tornare alle loro case prossimamente.

La contaminazione. Tracce di cesio-137 (Cs-137) sono state rilevate in dieci province nel periodo che va dal 28 aprile al 1° maggio. Il cesio è un potente esplosivo se entra in contatto con l’acqua ed è considerato molto tossico. Depositi di iodio radioattivo I-131 sono stati segnalati in due regioni il 28 aprile e in un’altra il 1° maggio, con valori di 45 Bq/m2, 89 Bq/m2 e 1,8 Bq/m2. Il radioiodio gioca un ruolo importante nel nucleare e ad esso si attribuiscono molti dei problemi di salute accorsi dopo il disastro di Chernobyl. Il 30 aprile 1986 il livello al suolo della concentrazione aerea dell’I-131 in Polonia fu di 11,5 Bq/m3. Il picco evidente di contaminazione aerea a Cracovia raggiunse i 250 Bq/m3. Da un’analisi condotta, dal 28 aprile al 1 maggio, dal Ministero giapponese della Sanità su un campione alimentare di 180 prodotti I-131, Cs-134 e Cs-137 sono stati o non rilevati o rientravano nell’ambito dei valori fissati dalle autorità.

Per avere un altro punto di vista sulla situazione la nave di GreenpeaceRainbow Warrior” è arrivata pochi giorni fa in Giappone. A bordo anche la biologa italiana Giorgia Monti. Il gruppo di esperti sta conducendo alcuni studi su un campione di pesci, alghe, acque e sedimenti. Lo scopo di questo monitoraggio, ribadiscono da Greenpeace, non è criticare il governo giapponese ma fare un test autonomo e indipendente che consenta di chiarire meglio come stanno le cose. “Come abbiamo già fatto, continueremo a offrire un’informazione trasparente che aiuterà a proteggere sia la salute sia la vita delle persone”, ha dichiarato Sakyo Noda, logistician and translator for the field radiation team della Rainbow Warrior. Ma c’è da dire che alla nave non è stato concesso il permesso di condurre le analisi entro le 12 miglia.

Intanto fa tremare la notizia di una fuga radioattiva anche nella centrale di Tsuruga, nella provincia di Fikui. Lo hanno reso noto alcune fonti governative locali che evidenziano un aumento del livello di radioattività nelle acque di raffreddamento. Le autorità locali hanno però negato che i livelli di sostanze radioattive siano di minaccia all’ambiente circostante. Il gestore dell’impianto, la Japan Atomic Power Co., si è detta disposta a fermare manualmente il reattore numero 2 se fosse necessario. Tra l’altro l’impianto di Tsuruga è stato, anche in passato, oggetto di diversi incidenti. Il 4 luglio del 2003 uno scoppio nel deposito di trattamento delle scorie nucleari fece temere il peggio.

Insomma, dall’incubo nucleare il Giappone non si sveglierà purtroppo a breve. Le notizie hanno nascono e muoiono a velocità frenetica, comandate da un circo dell’informazione che comanda la novità, ma le conseguenze del nucleare permangono svariati anni. Una lezione sulla quale è bene meditare una volta di più.

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Tennyson