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Gas di scisto, via libera del governo inglese ma ci sono dubbi sull’impatto ambientale

Il dibattito sull’importanza di riconsiderare l’uso sfrenato dei combustibili fossili incentivando lo studio sulle fonti rinnovabili è sempre in primo piano. Negli ultimi anni un nuovo carburante naturale era stato individuato dagli Stati Uniti come possibile soluzione alla problematica.

Gas di scisto, via libera del governo inglese ma ci sono dubbi sull’impatto ambientale

Il gas di scisto è ottenuto attraverso la frattura di alcune rocce sedimentarie, lo scisto appunto, dal cui sfaldamento si estrae gas naturale. Tuttavia presto gli studi avevano dimostrato come tutta la procedura di estrazione del gas non fosse poi così pulita, tanto da produrre enormi quantità di gas serra, superiori a quelle per l’estrazione del carbone.

Gli ambientalisti britannici, sull’onda delle ricerche condotte negli ultimi anni, non hanno approvato il via libera rilasciato dal governo inglese per il progetto di estrazione del gas di scisto sul loro territorio.Gli effetti negativi di queste pratiche si sono già fatti sentire lo scorso anno, quando due piccole scosse di terremoto si sono verificate proprio nell’area circostante ai lavori.

Elsie Walker, attivista del gruppo “Frack Off“, ha dimostrato come i rapporti redatti dal Governo sull’impatto ambientale delle attività estrattive, abbiano volutamente sottostimato il rischio sismico. Gli Stati Uniti, da tempo promotori del gas scisto e impegnati a diventare entro 8 anni i maggiori produttori ed esportatori, non a caso hanno già definito un piano di azione che preveda lo sfruttamento di aree lontane da punti sensibili, quali centrali nucleari o ferrovie.

L’intento è uno solo: prevenire eventuali terremoti determinati dalle operazioni di estrazione, il che ci induce a pensare che il rischio è reale e non è il frutto di un’eccessiva tutela da parte degli attivisti.
Sulla stessa linea dei britannici, anche il governo della Polonia si sta muovendo verso una politica di sfruttamento del gas scisto, seguito dalla stessa Cina e dalla Russia.

Per il momento le proteste degli ambientalisti non stanno ottenendo la dovuta visibilità nelle sale del potere, perchè la possibilità di individuare una nuova area di investimento economico è più forte dell’analisi delle ripercussioni a livello ecologico.
Oltre al pericolo di terremoti, nel momento in cui la pietra dello scisto viene frantumata, il terreno circostante diviene inutilizzabile a causa della presenza di sostanze chimiche rilasciate durante il pompaggio. Per di più c’è il rischio di un forte inquinamento delle falde acquifere.

Siamo certi dunque che sia il caso di lanciare slogan a favore di questo nuovo combustibile a fronte di tutte queste evidenze? C’è il pericolo reale che ancora una volta si intervenga in seguito al danno e non si agisca invece sulla prevenzione primaria, fermandosi prima che sia troppo tardi.

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Alessia Fistola

Nata in Abruzzo nel 1982, si trasferisce a Roma per conseguire una laurea e un master in psicologia, ma dopo una decina d'anni rientra nel suo piccolo paese ai piedi della Majella, fuggendo dalla vita metropolitana. Attualmente coniuga l'attività di psicologa libero professionista con la passione per la scrittura, un hobby coltivato sin dalle scuole superiori. Collabora con la redazione di Tuttogreen dal 2011, cura un blog personale di taglio psicologico e scrive articoli per un mensile locale. Nel tempo libero ama passeggiare nei boschi e visitare i piccoli borghi, riscoprendo le antiche tradizioni d'un tempo.

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