Scopriamo tutto sul giardino verticale, che cosa è, come si fa, quali sono i suoi vantaggi e che manutenzione richiede. Proviamo a rispondere a tutte le curiosità su questo modo diverso di fare verde, specialmente in città.
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Il pioniere di questo nuovo tipo di giardinaggio è stato Patrick Blanc, un botanico e studioso parigino che con le sue spettacolari installazioni verdi ha rivestito facciate ed aree, sia pubbliche che private, della capitale francese e non solo.
Ha infatti allestito il primo muro al museo de La Villette, a Parigi. Poi ben 15.000 mq in Rue d’Alsace, e infine la facciata green del museo antropologico di Quai Branly, per cui è diventato famoso.
Pian piano sono spuntati altri architetti del verde che si sono sbizzarriti in giro per il mondo con muri vegetali sempre più rifiniti.
Da Londra (Hotel Athenaeum) a Madrid (Caixa Forum), da Bangkok (Emporium Shopping Mall) a New Delhi (ambasciata di Francia), passando per Taipei (Concert Hall) e Milano (Bosco Verticale). E solo per citare gli esempi più noti.
Come realizzare un orto in verticale
Si tratta di composizioni armoniose di piante, realizzate su pannelli o moduli stratificati (PVC e feltro) inseriti in una gabbia metallica. Questa viene fissata ai muri (giardini verticali esterni) o alle pareti verticali (giardini verticali interni), ma può anche essere autoportante, cioè sorretta da apposite strutture.
Si tratta in pratica di un giardino idroponico in cui l’irrigazione è composta da un mix di acqua piovana e fertilizzanti è costante. Ed è condotta mediante un sistema a goccia che parte dalla parte alta del muro. Non c’è dunque bisogno di terriccio.
Ma vediamo da vicino di cosa si tratta veramente.
Esistono varie tipologie di muri verdi, tutte facilmente adattabili a qualsiasi superficie architettonica e modulabili a seconda delle specifiche esigenze:
In generale si realizzano giardini per ricoprire le pareti o i muri, utilizzando dei grandi pannelli o moduli assemblabili. Questi si integrano con le caratteristiche della parete e garantiscono la funzionalità di porte e finestre.
L’impiantistica moderna specifica per la realizzazione di giardini verticali trova maggiore applicazione in due tipologie di impianto:
I pannelli costituiscono in pratica il substrato inorganico per la vegetazione di cui sono ricoperti e le consentono di crescere sfruttando la tecnica della coltivazione idroponica, ovvero senza utilizzo di terriccio.
Sono dotati di micro-sistemi di irrigazione completamente automatizzati che versano a goccia acqua arricchita da fertilizzante. E rendono, in tal modo, la manutenzione poco impegnativa.
Inoltre sono generalmente collocati ad un paio di centimetri dal muro o parete da rivestire per permettere la circolazione dell’aria ed evitare il ristagno dell’umidità.
Tra i sistemi più diffusi in fatto di verde verticale, prevede una tecnica costruttiva di assemblaggio di pannelli già completi di vegetazione. Questo ha l’indubbio vantaggio di garantire la sostituibilità anche di un singolo pannello.
Il periodo di assestamento delle piante dalla posa dell’impianto è di circa 12 mesi e in genere i substrati colturali posti a supporto della vegetazione (con piante selezionate dai vivaisti), garantiscono la distribuzione uniforme dell’acqua e una superficie verde per tutto l’anno.
I pannelli sono realizzati generalmente in lamiera di alluminio ossidato con struttura a celle per ospitare le piante e scanalature
atte a favorire il flusso dell’acqua.
Il lato posteriore dei pannelli è cieco, quindi nessun pericolo di umidità per i muri dell’edificio. I moduli, inoltre, vengono fissati alla parete attraverso una griglia in alluminio che funge da supporto, che resiste all’umidità e agli agenti atmosferici.
Tra la facciata e la parete interna dell’edificio viene lasciato uno spazio (camera d’aria) per garantire la ventilazione e l’isolamento termo-acustico.
Le piante vengono posizionate su uno sub-strato irrigante di feltro di polipropilene che racchiude un nucleo di torba e perlite espansa, cioè una roccia vulcanica che trattiene l’umidità ricreando l’habitat naturale per la crescita delle piante, una tecnica questa, molto diffusa nelle colture idroponiche.
Sono barriere autoportanti, mono o bi-facciali, particolarmente adatte alla riduzione dei rumori e al miglioramento dell’estetica urbana in prossimità di stazioni ferroviarie e autostrade.
In questo caso la struttura è retta da montanti in acciaio sui quali vengono installati i pannelli già saldati alla rete metallica. Per il riempimento vengono utilizzati sub-strati molto leggeri capaci di trattenere al meglio l’acqua e di apportare i nutrienti necessari a tutte le piante innestate.
L’ingombro che queste strutture comportano è veramente minimo (13,3 cm di spessore per le mono-facciali, 22 cm per le bi-facciali), il ché li rende facilmente adattabili a qualsiasi tipo di superficie e contesto.
È di fondamentale importanza scegliere con cura, rispetto al clima e alla specificità della flora autoctona, le specie da impiantare ed è sempre meglio farsi seguire da un esperto giardiniere.
La scelta ricade quasi sempre su varietà a bassa manutenzione, che necessitano cioè di poche cure e interventi sporadici durante l’anno.
Altra caratteristica importante, devono essere tappezzanti, quindi spazio a piante rampicanti, piante da pergolato, cespugli, arbusti e piante pendenti.
Di solito vengono privilegiate varietà molto leggere (30 kg per metro quadro), le cui radici non abbiano bisogno di affondare in un terreno troppo profondo. In caso contrario il rischio è quello di compromettere l’integrità dei muri e degli stessi edifici.
Tuttavia, la scelta delle essenze deve tener conto di diversi fattori, tra cui i più importanti sono:
La vegetazione deve essere posata in condizioni ambientali e climatiche favorevoli e sarà importante seguirne lo sviluppo e l’adattamento soprattutto nei primi 8-12 mesi dalla posa.
Le più utilizzate sono le varietà microterme perché resistono bene al freddo ma non al caldo, e le macroterme (zizzania e gramigna) perché amano i climi caldi e con le basse temperature perdono colore.
Tra le varietà botaniche più adatte, le piante che richiedono poca luce come il ficus, la felce, il filodendro e la fatsia, che crescono sulle pareti rocciose delle zone tropicali e che hanno dimostrato quindi la loro particolare resistenza a condizioni estreme.
Il posizionamento delle diverse specie di piante deve anche tenere conto delle condizioni micro-climatiche che variano a seconda dell’altezza, poiché nella maggior parte dei casi i muri si elevano notevolmente da terra.
In effetti, temperatura e luminosità possono essere differenti alla base e alla sommità, favorendo la crescita di una una parte rispetto all’altra.
Per questo si sistemano a livello del suolo, dove l’ombra è maggiore, delle piante che richiedono poca luce e sono più resistenti ad umidità e freddo, mentre nella parte più elevata e luminosa della parete si mettono delle piante amanti del sole.
Infine, è importante l’effetto cromatico. L’opportunità di combinare piante perenni e stagionali permette di regalare al già forte impatto del giardino verticale nuovi cromatismi e suggestivi effetti con il succedersi delle stagioni.
Sono le cure fondamentali per tutte le varietà impiegate nelle pareti vegetali. Per garantire acqua e concime si ricorre spesso a sistemi automatici incorporati negli impianti stessi, tramite collettori disposti orizzontalmente a diversi livelli della parete.
Tali collettori sono connessi a tubi montanti verticali che percorrono in altezza la struttura, distribuendo i nutrienti a tutte le piante. Se l’impianto è dotato di un sistema di irrigazione a ciclo chiuso, l’acqua impiegata è quella piovana, conservata in vasche di raccolta alla base del muro.
Usato anche il metodo di coltivazione idroponica, che permette un costante approvvigionamento idrico di acqua piovana e fertilizzanti, mediante sistemi a goccia sistemati nella parte alta del muro.
Ma quanto si spende per tutto questo? I fattori che determinano il prezzo finale sono molteplici: materiali utilizzati per la struttura, sistema d’irrigazione, substrato, essenze. A titolo di esempio basti considerare che per una facciata verde di 2 m di altezza, dotata di vasche di irrigazione e strutture di sostegno in alluminio il costo si aggira intorno ai 500-700 euro al mq.
È importante sapere (anche se non avevamo dubbi in proposito) che il nostro Paese non ha ancora previsto un sistema di incentivazioni fiscali per l’impiego del verde in architettura, il bonus verde.
L’interesse sta crescendo e alcuni comuni si sono già dotati di regolamenti per la riduzione dell’impatto edilizio sul territorio (Indice RIE) ma anche in questo senso l’Italia registra il solito ritardo rispetto ad un’Europa, che ha già scoperto, testato e utilizzato in maniera sempre più massiccia col passare degli anni questa importante risorsa.
Per i loro innumerevoli benefici, la costruzione di queste pareti verdi andrebbe incentivata. Ma al di là delle grandi opere e dell’ampia gamma di brevetti disponibili, che permettono la costruzione di sistemi diversificati, sembra ancora mancare una reale e diffusa capacità progettuale e tecnico-realizzativa.
Nonostante ciò, c’è grande attenzione nei loro confronti, il mercato è in fase di espansione ed in alcuni Paesi la commercializzazione di pannelli di verde prefabbricati (già muniti di piante) sta diventando realtà.
Se il loro valore ornamentale è fuori di dubbio, il plus aggiunto agli spazi urbani dalla loro presenza non è solo di carattere estetico.
La superficie destinata alle aree verdi in città è sempre più ridotta, sacrificata dalla espansione architettonica. Il muro verde è la risposta più green ed efficace ai problemi che affliggono le città moderne. I suoi innumerevoli vantaggi sono:
Illustri esempi, italiani e non, dimostrano come con il verde verticale non sia solo qualcosa di chiuso e confinato.
Scardina la più ovvia idea di crescita orizzontale del verde, e dà vita ad una miriade di soluzioni possibili mostrandosi vincente perché capace di adattarsi, nei modi più creativi, alle esigenze dettate dalle realtà in cui va ad inserirsi.
Può essere la decorazione di una parete interna di un cortile, come nel caso dell’hotel Intercontinental di Parigi, o una interna di casa, magari in bagno, per sfruttare l’umidità dell’ambiente. Oppure pensiamo a un quadro ‘verde’ da appendere in salotto.
Se possedete un terrazzo o un piccolo balcone non significa che non possiate creare il vostro giardino verticale, magari con verdure da coltivare anche per cucinare. Alcune piante possono essere coltivate facilmente in un piccolo spazio e questo è ancora più vero nel caso di un giardino verticale.
Anche in questo caso la regola è la stessa delle grandi installazioni: evitate piante che occupano troppo spazio o richiedono una profondità del suolo eccessiva.
Perfette la maggior parte delle piante aromatiche, così come insalata, pomodorini, peperoncini, cipolle, ravanelli, aglio e fragole.
Altra cosa da considerare è che è necessario annaffiare regolarmente, perché si tratta pur sempre di piante in vaso o da balcone, quindi il terreno si asciuga abbastanza rapidamente.
Infine, riservategli una posizione soleggiata, avrete più scelta per le varietà.
La soluzione più semplice è quella di utilizzare delle scalette su cui appendere i vasi. Meglio se inclinate, per non ombreggiare le piante poste in basso.
Esistono diverse tipologie di pareti verdi in versione mini e fai-da-te sia per interni che esterni. Ecco alcune idee.
Se volete acquistare accessori e pannelli già pronti per un piccolo giardino verticale da mettervi in casa, ecco qui il kit:
Altre informazioni utili sulle piante nelle nostre schede monografiche dedicate al mondo del giardinaggio:
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