I ghiacciai piemontesi a rischio: in 50 anni sono ridotti della metà
I ghiacciai piemontesi sono dimezzati nell’ultimo cinquantennio. A lanciare l’allarme è il progetto di ricerca intrapreso dall’Università degli Studi di Milano insieme a Levissima, che fa il paio con l’analisi dei ghiacciai lombardi realizzato lo scorso maggio. Si è arrivati a questa conclusione confrontando le foto recenti scattate alle aeree a grande scala e i dati del precedente catasto realizzato dal Comitato Glaciologico Italiano nel 1959-1962.

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Questi i numeri: i ghiacciai piemontesi passano da 118 a 98, e la loro superficie totale si è appunto dimezzata (-50,2%), passando da 56,4 kmq a 28 kmq.
Da qui nasce la necessità di creare un ‘catasto’ dei ghiacciai italiani, che sarà reso possibile grazie al Comitato Ev-K2-Cnr e del Comitato Glaciologico Italiano, che monitora lo “stato di salute” dei ghiacci delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto.
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In Piemonte c’è un gran varietà di ghiacciai da quelli di piccole dimensioni delle Alpi Marittime, a quelli grandi che si trovano sulle montagne più alte di 4.000 m, come il Gran Paradiso e il Monte Rosa (-37 %).
Oltre allo scioglimento si verifica un’altro fenomeno: la frammentazione, che porta un unico ghiacciaio a spaccarsi in più ghiacciai di minore estensione.
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Sempre per il cambio climatico, alcuni ghiacciai si sono accorpati. Il caso più interessante è il Belvedere, sul Monte Rosa, considerato un “ghiacciaio nero” (perché coperto da pietre e detriti morenici), dove si è verificato, nel 2002, un tale aumento di area e spessore con la superficie e di spessore da far nascere persino un lago, il Lago Effimero.