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Il mercato del biologico in Italia: consumi e prospettive

Quale posto ha il biologico nei consumi degli italiani? E come si sta riorganizzando l’industria e la distribuzione alimentare nazionale intorno a questa tendenza green?

Il mercato del biologico in Italia: consumi e prospettive

Come in tutta Europa e negli Stati Uniti, anche nel nostro paese i consumi di prodotti da coltivazioni biologiche registrano tassi in continua crescita pur restando sempre ristretti ad una nicchia di mercato di modeste dimensioni, soprattutto se paragonata ai trend dei nostri “cugini” europei. I primi della classe fra tutti sono francesi e tedeschi.

Frutta e verdura non bio trova ancora largo spazio nella GDO

Recenti statistiche sui dati produttivi e commerciali dimostrano che il giro d’affari nazionale per questo segmento si attesta nel 2010 sui 3 miliardi di euro all’anno (fonte: BioBank 2010). Nel complesso l’acquistodi cibi bio incide per l’ 1,5% sulla spesa alimentare totale e con una spesa pro capite più bassa rispetto alla media europea.

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Se da una parte la crisi economica ha inciso negativamente sull’acquisto di tali prodotti a causa del loro costo mediamente più elevato rispetto a quelli tradizionali (ma il fatturato è comunque triplicato dal 2000, quando era poco meno di 1 mld di euro), dall’altra il settore è ormai maturo e arriva a coinvolgere oltre 48.000 operatori tra agricoltori, produttori e distributori (fonte: BioBank 2009). Il traino viene dal comparto ortofrutticolo sia per quanto riguarda l’export che il mercato interno.

Più incoraggianti le proiezioni recentemente diffuse nell’ambito del progetto Interbio, il Programma di Promozione del Mercato Biologico Italiano sostenuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Sulla base dei consumi registrati nei primi mesi del 2011, infatti, gli acquisti domestici di prodotti biologici nella grande distribuzione sono aumentati del 13% rispetto al 2010. Oltre alla GDO anche i canali di vendita specializzati confermano la crescita nel volume di vendite nonostante la crisi globale. E già nel 2010 le vendite di prodotti bio nella GDO (Grande Distribuzione Organizzata, il super per intenderci!) erano aumentate del 11,6%, nonostante la contrazione generale del comparto (-1,6%) (Fonte: Interbio).

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Il banco frigo con i prodotti freschi insimeme: tradizionali e bio

Ma oltre alle freddde statistiche, qual è l’identikit del consumatore italiano medio e cosa cerca nei prodotti biologici? Vuole qualità, genuinità, gusto anche a costo di un prezzo superiore del 5-10% rispetto a prodotti equivalenti.

Il consumatore più fedele, lo zoccolo duro del biologico, quello che ha fatto una scelta di vita vegetariana o addirittura vegana, si rivolge sicuramente al canale di vendita specializzato, il negozio bio di quartiere per capirci, in grado di offrire una bu0na gamma di prodotti ma anche informazioni, contatto umano e scelta legata al territorio locale anche se molti, soprattutto nelle grandi città scelgono il supermercato generalista per acquistare anche bio oltre ai prodotti generalisti.

In generale, il consumatore-tipo si caratterizza per un buon livello di istruzione, uno status sociale medio-alto e una provenienza geografica abbastanza definita (Nord e Centro-Nord). È donna, ed è attenta alla salute e alla qualità dei cibi che porta in tavola, ha a cuore il tema del benessere per se e per la propria famiglia, tanto da potersi definire un “wellness-consumer” e preferisce acquistare prodotti italiani.

Tra i prodotti bio più gettonati troviamo l’olio extravergine di oliva, la pasta, la passata di pomodoro, la frutta (soprattutto mele, arance, banane) e alcune tipologie di ortaggi visti come nostrani e non provenienti da altri paesi (zucchine,melanzane, patate e carote).

Alla luce di queste considerazioni e delle rilevazioni effettuate sui trend complessivi del mercato, è ragionevole pensare che anche nel nostro Paese il biologico possa presto rappresentare molto più di una “nicchia” ristretta ma un bacino d’utenza significativo capace di alimentare un comparto sul quale varrebbe la pena investire di più.

Published by
Erika Facciolla