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In Brasile è in corso il più grande disastro ambientale della sua storia ma non se ne parla

Sarà che i telegiornali nazionali sono alle prese con il problema terrorismo e con i casi di cronaca locale, ormai da tempo spettacolarizzati come se fossero fiction, fatto sta che del disastro ambientale che si sta consumando in Brasile non se ne è fatto alcun cenno.

In Brasile è in corso il più grande disastro ambientale della sua storia ma non se ne parla

Il 5 novembre 2015 sono crollate due dighe, generando il peggior disastro ambientale della storia del Paese. E così, un flusso inarrestabile di fanghi ferrosi contaminati da arsenico, piombo, cromo ed altri metalli pesanti hanno invaso la città di Mariana, nello stato di Minas Gerais e da qui si sono sparsi alle località circostanti.

Il bilancio ”umano” è pesante: 17 vittime (tra cui 13 operai) e centinaia di persone evacuate dalle proprie case. Tre università sono chiuse da allora, con gli studenti costretti a rinunciare alle proprie attività didattiche. I volumi di sostanze tossiche che hanno coperto l’area sono impressionanti: 60 milioni di metri cubi, pari a 25.000 piscine olimpioniche. Con queste cifre inutile dire che anche i danni ambientali sono ingenti.

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Dalla diga crollata i fanghi di un colore che vanno dall’arancione al marrone, sono finiti nel Rio Doce – il fiume Dolce – e da qui hanno iniziato il loro cammino inesorabile verso la foce, contaminando l’acqua e i terreni che hanno incontrato che incontreranno per strada. In due settimane dal disastro, foreste, aree protette, campi agricoli, case, habitat sensibili sono stati ricoperti dal fango tossico250.000 persone sono rimaste senza acqua potabile. Dai rubinetti sgorga infatti acqua arancione.

Le sostanze chimiche contenute in questi fanghi erano usate per eliminare le impurità dai minerali estratti. Fra i composti, i cosiddetti ether amines, prodotti da una ditta che si chiama Air Products. Ora gli esperti temono che il danno per l’ecosistema possa essere permanente, in grado di compromettere per sempre la fertilità dei campi e cambiare il corso dello stesso sistema fluviale. Queste sostanze possono anche cambiare i livelli di pH, alterando gli equilibri dell’acqua.

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Chi è colpevole di tutto ciò? La ditta che stava costruendo la diga: la Samarco Mineracao Sa, controllata dalla anglo-australiana Bhp Billiton e dalla brasiliana Vale, entrambe colossi delle miniere. Il cantiere messo da loro in piedi non aveva neanche sirene di allarme. Il tutto con il benestare delle Autorità, da tempo coscienti che quei lavori per la realizzazione della diga fossero pericolosi. L’ultimo dossier di denuncia risale al 2013. La Samarco si ostina a ripetere che i materiali sprigionati non siano tossici. Ma intanto le acque sono arancioni, un colore che non può certo passare inosservato…

Purtroppo, occorre anche aggiungere che non è la prima volta che il Rio Doce, un fiume di 800 km, viene inquinato da rifiuti di operazioni minerarie, perché ricade in una regione, la Minas Gerais, ricca di minerali. Basti pensare che qui viene prodotto il 10% di tutto il ferro del Brasile.

E purtroppo, le multinazionali che operano in questa regione spesso sono poco attente in termini di controlli e manutenzione. Con il risultato che se un tempo il Rio Doce era immerso nella foresta amazzonica e popolato da tribù indigene, oggi percorre un’area essenzialmente disboscata, quasi spettrale. I suoi fondali sono pieni di sedimenti e le inondazioni sono frequenti. Nessuno, inutile dirlo, ha pagato per tutto questo.

Basta leggere le parole sconfortanti che il fotografo-attivista Sebastiao Salgado, il quale aveva messo su una fondazione al fine di pressare il governo per pulire il fiume, ha utilizzato in una intervista al giornale brasiliano O Globo: “Tutto è morto. Adesso il fiume è un canale sterile coperto di fango.”

diga mariana
In Brasile è in corso il più grande disastro ambientale della sua storia ma non se ne parla

Ancora incerte le cause dell’incidente. Il presidente brasiliano Dilma Rousseff dice che l’azienda costruttrice dovrà pagare per le operazioni di pulizia, di risarcimento e per l’approvvigionamento dell’acqua, ma intanto è stata messa sotto procedimento di impeachment per altri motivi.

Dunque l’azienda pagherà? Le stime per la pulizia sono di circa 2,4 miliardi di euro. Se si considera tutto il fiume, e l’inquinamento accumulatosi negli scorsi decenni, i miliardi per la pulizia sono stimati essere circa 25 miliardi. Per di più, il percorso del fango tossico non si è ancora arrestato e il 22 novembre hanno perfino raggiunto l’Oceano Atlantico.

diga mariana rotta
L’onda di piena ha scaricato nell’Atlantico

In realtà, la Samarco ha già subito ingenti danni aziendali. Per fortuna, ci permettiamo di aggiungere. Infatti, a causa del disastro, ha perso il 5% della produzione di minerale di ferro e circa il 3% dei guadagni. Ma soprattutto, all’azienda è stata tolta la licenza mineraria.

Le parole della premier cozzano con la realtà dei fatti. Nonostante l’importanza delle miniere per l’economia brasiliana, questo settore vanta solo 220 ispettori incaricati di monitorare ben 27.293 siti a livello nazionale. L’anno scorso, tre operai sono morti durante i lavori di una diga proprio vicino alla zona dell’incidente della scorsa settimana. Andando ancora più indietro, nel 2012 migliaia di abitanti del comune di Campo dos Goytacazes sono stati costretti ad abbandonare le loro case, sempre per la fuoriuscita di melma tossica da una diga. Un altro guasto a una diga nello stato nord-orientale di Piauí nel 2009 ha provocato la morte di 24 persone.

Clamorose sono poi le accuse che Maurico Guetta, un avvocato della ONG ambientalista Instituto Socioambiental. Egli ha descritto gli stretti legami tra il Governo e l’Industria mineraria in un post sul blog dell’organizzazione. Una delle due proprietarie della Samarco, la brasiliana Vale, è stata infatti una delle principali donatrici sia per la Rousseff che per il suo avversario principale Aécio Neves, durante la campagna elettorale delle elezioni presidenziali dello scorso anno.

Fernando Pimentel, il governatore dello Stato di Minas Gerais (dove si è consumato l’incidente) è un altro beneficiario delle sue donazioni. E la beffa per chi ha subito gli ingenti danni di questo incidente, è che Pimentel ha tenuto la sua prima conferenza stampa a seguito della tragedia presso la sede della Samarco

Insomma, un nuovo ed ennesimo disastro ambientale, frutto della solita ingordigia umana che in nome del profitto agisce senza scrupoli.

Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

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Un commento

  1. Alla salute nostra e a quella della Terra ci pensiamo solo quando viene a mancare..a fare soldi ci pensiamo sempre e ancor più quando non ci mancano..

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