Incertezza del governo sulle rinnovabili pesa sul comparto e sugli obiettivi di Kyoto
Brutte notizie per l’Italia in tema di emissioni di gas serra. Secondo le proiezioni diramate dall’ UE entro il 2020 il nostro paese riuscirà a tagliare appena l’1,5% delle proprie emissioni: una prospettiva molto lontana rispetto agli obiettivi che la Commissione Europea ha chiesto di centrare a tutti gli stati membri per far fronte ai danni indotti dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento atmosferico (-13% entro il 2020)

In realtà la situazione italiana deve essere letta in chiaroscuro, con segnali incoraggianti per quanto riguarda l’aumento del consumo di energia pulita (+17% entro il 2020) e modesti passi in avanti sul fronte della riduzione di gas serra in settori come quello dei trasporti.
La colpa, una volta tanto, non è della crisi economica ma dei tentennamenti dell’esecutivo rispetto agli investimenti e ai provvedimenti legislativi necessari per dare ulteriore slancio ad un settore che in breve tempo ha prodotto migliaia di nuovi posti di lavoro e che attualmente rappresenta oltre 1% del PIL.
Secondo i dati diramati alla fine del 2010 dal Ministero, si è registrato un – 3% di emissioni serra rispetto al 1990. L’obiettivo del – 6,5% è da raggiungere entro il 31 dicembre 2012. Ciò significa che manca ancora un – 3,5%, difficile se si pensa al poco tempo che rimane. Ancora più difficile se – mentre l’eolico e il fotovoltaico fanno registrare trend in continua crescita e le prospettive per geotermico e biomasse sono più che rosee – le politiche energetiche messe in campo nel settore continueranno ad essere dominate e paralizzate dall’incertezza del governo rispetto alla potenziale spinta di un comparto che, mai come in questo momento, andrebbe semplicemente cavalcata.
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