L’INCI rappresenta la lista degli ingredienti presenti in cosmetici, creme, lozioni, saponi e prodotti di bellezza. La sua importanza è emersa sopratutto negli ultimi anni, dal momento che per molti consumatori è diventato un parametro di valutazione essenziale per una scelta più consapevole dei prodotti in questione, in base ai loro ingredienti. Conosciamolo meglio.
Contenuti
Si tratta di un elenco obbligatorio per legge (96/335/CE) dal 1996, che deve essere presente su tutte le confezioni, indipendentemente dal luogo di acquisto, sia al supermercato che in farmacia. Ed è una nomenclatura standard usata in tutti i Paesi del mondo, quindi la troverete anche in prodotti acquistati all’estero.
Per essere consapevoli di quello che si usa ogni giorno per la cura del corpo, sarebbe buona regola dare un’occhiata attenta all’INCI. Si tratta di un elenco delle sostanze che compongono un cosmetico o un sapone, quali cere, oli, pigmenti e componenti naturali o chimici.
L’INCI è l’acronimo di International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, vale a dire la nomenclatura utilizzata universalmente dal 1997 per la classificazione degli ingredienti di un prodotto cosmetico.
Oltre a fornire moltissime indicazioni sulla presenza di componenti chimici potenzialmente dannosi, questo elenco ci dice molto sulla fondatezza delle promesse delle case cosmetiche circa l’efficacia e la naturalità dei prodotti.
Imprescindibile per fare scelte consapevoli, ancora più importante per chi soffre di allergie cutanee ad alcuni composti. Chi ha una pelle con tendenza allergica, infatti, dovrebbe evitare le parole parfum o fragrance, in quanto il profumo è un noto allergene.
Da tenere presente, inoltre, che un prodotto 100% di origine naturale può essere allergico nel caso la sostanza non tollerata sia riconducibile ad una specifica pianta.
Innanzitutto è bene sapere che gli ingredienti sono elencati in ordine crescente di quantità, ragion per cui è lecito aspettarsi di trovare all’inizio della lista le sostanze usate in maggiore quantità. Inoltre, i componenti che hanno origine vegetale devono essere riportati con il nome in latino.
Queste informazioni possono costituire una guida utile per valutare il rapporto qualità-prezzo di quanto ci apprestiamo ad acquistare.
In questo modo motrete smascherare, ad esempio, il prodotto cosmetico spacciato per naturale che, grazie alla lettura dell’INCI, scopriamo essere caratterizzato da una bassa presenza del derivato vegetale posizionato in fondo all’elenco degli ingredienti.
E se volete sapere cosa nascondono le strane sigle o gli impronunciabili nomi di componenti più o meno chimici presenti sull’INCI, su Biodizionario.it un validissimo aiuto con tanto di semaforo verde-giallo-rosso sul livello di pericolosità dell’ingrediente del cosmetico.
Il linguaggio utilizzato per denominare gli ingredienti in etichetta è fondamentale per capire quali sono stati inseriti nella formulazione senza subire modificazioni o trattamenti chimici. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, se tali sostanza mantengono il loro nome latino, significa che sono effettivamente pure.
L’olio vegetale e l’estratto che si ricavano da vari tipi di semi sono l’esempio più classico: hanno nomi latini che si riferiscono agli ingredienti botanici da cui derivano. Ecco alcuni esempi pratici:
Per comprendere meglio il significato di ciò che leggiamo, esistono anche diverse app che semplificano parecchio il compito, spesso non semplice, di interpretazione.
Qualche esempo:
In genere, tutte le app presentano un sistema di valutazione a semaforo. Ogni ingrediente presente nell’INCI di un prodotto è verificato e valutato con giallo, verde rosso, assegnati in base alla salubrità dell’ingrediente. Nello specifico:
Le sostanze hanno sempre il nome in inglese se di origine chimica o latino se di origine botanica:
Le sostanze che vengono indicate sui prodotti sono spesso tante, disparate e non sempre di facile comprensione. Nella maggior parte dei casi, sarà sufficiente distinguere quelle da evitare assolutamente, più che farsi una cultura completa sulla lista dei componenti impiegati in cosmetica e farmaceutica.
Ecco le 5 tipologie di sostanze che è meglio saper individuare ed evitare:
1) Parabeni: methylparaben, ethylparaben, propylparaben, isobutylparaben, butylparaben, e benzylparaben
Composti organici aromatici, utilizzati come conservanti per le loro proprietà battericide e fungicide. Penetrano nella pelle e nei tessuti e permangono all’interno del tessuto.
2) Siliconi: dimethicone, amodimethicone, cyclomethicone, cyclopentasiloxane
Composti a base di silicio. Hanno proprietà idrorepellenti, antistatiche e duttili. Generalmente, il nome termina con –thicone, -one, -ane, –siloxane o –silanol. Sono largamente utilizzate nei prodotti di make up.
3) Petrolati: Mineral Oil, Paraffinum Liquidum, Petrolatum, Propylene glycol, Isopropyl, Vaselina, Cera microcristallina
Gelatine ottenute dal petrolio per raffinazione, utilizzate per l’effetto emolliente.
4) SLES e SLS: Sodium Laureth Sulfate
Tensioattivi che producono la schiuma, ma sono altamente inquinanti,
5) PEG: Polyethelyne Glycol o polyethelyne o polyoxyethelyne
Composti sintetici di derivazione petrolifera. Impiegati come emulsionanti per emulsionare acqua e sostanze grasse-oleose. Molto inquinanti
Nella scelta di acquisto di un cosmetico, l’ideale sarebbe acquistarne uno con certificazioni bio. La legge non è molto chiara a riguardo, ma si va sul sicuro quando si parla di certificazioni come:
Se abbiamo di fronte un’indecifrabile lista di ingredienti, poi, leggere l’etichetta significa assicurarsi che essa non contenga determinati componenti, in particolare:
Sono tutte sostanze derivate dalla raffinazione del petrolio. Da evitare anche il Poliquaternium-80 e tutte le sostanze col suffisso “-one” (thicone, siloxane).
Si tratta per lo più di siliconi sintetici, non biodegradabili che tendono a seccare la pelle irritarla. Attenzione, poi, al famigerato triclosan: è un allergenico molto pericoloso, specie per le mamme che allattano al seno i loro bambini perchè tende a concentrarsi nei tessuti e nel latte materno.
La maggior parte degli shampoo in commercio sono a base di solfati (Sodium Laureth Sulfate e Sodium Lauryl Sulfate, che nell’INCI sono indicati con le sigle SLES e SLS), che non sono altro che tensioattivi, sostanze che producono schiuma, apparentemente innocua e gradevole, ma che irrita il cuoio capelluto e danneggia i capelli.
Profumi, conservanti di sintesi allergizzanti, parabeni, triclosan, cocamide (l’AIRC la classifica come potenzialmente cancerogena) sono spesso presenti negli INCI dei prodotti da banco.
Meglio evitare accuratamente questi shampoo e orientarsi su alternative decisamente più sicure e naturali. E se non trovare nulla che vi soddisfi, vi diamo noi la ricetta dello shampoo biologico fatto in casa.
Nelle creme per il viso e per il corpo la presenza di ingredienti di origine vegetale come oli e burri, sarà indicata con il loro nome in lingua latina, accompagnato dall’elenco degli estratti naturali ed eventuali oli essenziali.
Non dovranno essere presenti siliconi (riconoscibili dal nomi con il suffisso “-one”) e paraffina; la presenza di profumazioni sintetiche dovrà essere indicata in fondo all’elenco.
Leggi anche:
Utilizziamo i cookie insieme ai nostri partner per personalizzare i contenuti e gli annunci pubblicitari, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico.