Piante e fiori

Indaco, non solo un colore, ma una pianta di origini antiche

Conosciamo la pianta da cui si estrae questo pigmento molto utilizzato

Con il nome di indaco si intende una sostanza colorante blu-violacea, conosciuta e impiegata da tempi molto antichi. È una delle più importanti sostanze coloranti fornite dalla natura: si tratta di un composto organico – formula C16H1002N2 – che si estrae dalla pianta di Indaco Tinctoria. L’indaco naturale si estrae dalle foglie di Indaco Tinctoria, appartenente al genere Indigofera, alte piante che crescono spontaneamente nei paesi tropicali: molto comuni in India, Cina, Giappone, America Meridionale e Africa. Nella tabella dei colori, il Color Index, è il numero 73000. La sua produzione artigianale oramai è possibile trovarla solo in alcune aree tra Cina, India e Corea. In Europa la produzione di indaco organico può definirsi nulla ed è stata sostituita con indaco derivato da sintesi chimica.

Indaco, non solo un colore, ma una pianta di origini antiche

Conosciamo adesso quale è la pianta dalle cui foglie si estrae la tintura, come si coltiva e si ricava l’azzurro, ma soprattutto conosciamo le proprietà coloranti dell’indaco naturale.

Cosa è l’indaco

Si tratta di un composto organico che si ricava dalle foglie della pianta di Indaco tinctoria. Si presenta come una polvere color azzurro scuro dall’alto potere colorante.

Si tratta dunque di un pigmento naturale noto in Asia già 4000 anni fa, noto in Europa da quando Marco Polo lo portò dai suoi viaggi in Oriente. Il nome deriva da India, che da sempre ne è stato il primo produttore e utilizzatore.

Appartiene alla categoria detta dei ‘coloranti al tino’, sostanze insolubili sia in acqua sia in alcool. Per essere usate devono essere trasformate in una soluzione liquida.

Il colore di questo pigmento naturale è brillante e resistente nel tempo, per questo fa era molto rinomato nell’industria tessile, in particolare per la colorazione dei blue-jeans.

Oggi per colorare i tessuti di questo colore non si utilizza più questo pigmento di origine naturale, ma delle sostanze chimiche molto più economiche e facili da usare, ad un processo industriale di tintura delle fibre.

Origini dell’indaco

La pianta tictoria è originaria dell’India, dove veniva coltivata ed era estratto il pigmento già migliaia di anni fa. Le attività tintorie erano appannaggio esclusivo di una casta che si occupava solo della coltivazione e dell’estrazione dell’indaco, chiamata Nilari (dal nome hindu del colore blu).

In realtà, l’uso di questa colorazione era già nota dai faraoni di Egitto, come dimostrano alcuni ritrovamenti nelle mummie.

Arriva in Europa dopo il 1500 e in Italia si diffonde soprattutto in Toscana e nelle Marche, dove veniva utilizzato per tingere le stoffe preziose destinate a re e regine.

Si può estrarre anche da altre piante, come l’Isatis tinctoria, il Polygonum tinctorium. Oggi possiamo dire che questa colorazione naturale in Occidente è del tutto sostituita dalla tintura di sintesi chimica.

indaco pianta

Simboli dell’indaco

È il colore usato anche nelle regioni del Sahel e della Mauritania, come simbolo di prestigio, per le tuniche. Si tratta del colore nobile per eccellenza.

Gli uomini mauritani usano questa polvere blu anche per colorarsi la pelle e perché sembra avere effetto protettivo dal sole. A questo si deve il nome di ‘uomini blu’.

Indaco: come si ricava naturalmente

Storicamente si ricavava dalla fermentazione delle foglie della pianta di Indigofera tinctoria o di Isatis tinctoria, ma in minor quantitativo.

  • Le foglie sono lasciate a macerare in grandi vasche, contenenti soluzioni riducenti alcaline, di solito ammoniaca o idrossido di calcio. Nell’antichità veniva usata urina di cavallo.
  • Si ricava un liquido giallastro che si lascia in grandi tini ad ossidare all’aria aperta, dove viene regolarmente mescolato.
  • Il liquido inizia a diventare viola-blu fino a volgere all’indaco.
  • Il liquido è poi riscaldato per far evaporare completamente l’acqua.
  • Sulla base delle vasche si forma una melma che, una volta raccolta e asciugata, è messa in commercio come indaco solido.

Come si produce industrialmente l’indaco?

Questo colore di estrazione organica è oggi davvero poco usato. Si produce oramai solo in Oriente. In Europa la colorazione è tutta chimica. Il primo a individuare il procedimento di sintesi industriale è stato Adolf von Baeyer nel 1880.

I procedimenti più comuni per produrre sinteticamente l’indaco è la reazione di Baeyer–Drewson, che consiste nel diluire 2-nitrobenzoaldeide in acetone, a cui viene poi addizionata una soluzione acquosa basica.

Conosciamo l’indigofera tinctoria

L’Indigofera tinctoria è una pianta colorante davvero nota in tutto il mondo. Si tratta di un arbusto sempreverde deciduo.

Vanta circa 700 specie rustiche che arrivano dall’Oriente, ampiamente ripartite in tutte le regioni tropicali e subtropicali.

indaco pianta

Come si coltiva l’indaco

La pianta non necessita di particolari attenzioni. Bisogna però sapere che ama i terreni fertili, ben drenati, pieno sole tranne che in climi molto caldi, dove si consiglia di coltivarla in penombra.

Posizionata nel suo habitat preferito a settembre, raggiunge in breve tempo il metro di altezza e si diffonderà in fretta.

  • I fiori, di colore rosa-violaceo, si schiudono in estate.
  • Le foglie sono sempreverdi ed è la parte utilizzata per produrre il colore.

Non è necessaria una potatura regolare, anche se si consiglia di tagliare i rami tra marzo e aprile per ridurre la crescita dell’arbusto e per togliere i rami rovinati dall’inverno.

Indigo: proprietà sui capelli

Esiste un colorante vegetale blu noto con il nome di hennè nero. Trova largo uso per la cura e la colorazione dei capelli.

Oltre ad avere proprietà colorante importante, anche sui capelli bianchi, si distingue anche per le azioni:

  • antiforfora
  • disciplinanti
  • lucidanti
  • sebo-regolatorie
  • volumizzanti

Vediamo come usare la tinta dell’henné indaco al naturale sui capelli.

Come tingere i capelli con l’indaco

Dalla pianta si ricava una polvere colorante naturale che può essere utilizzato per colorare i capelli. Si consiglia il suo utilizzo solo su chiome castano scuro o brune. Lascerà una colorazione tendente al colore melanzana-brillante.

Vediamo come procedere alla tintura con henné nero naturale.

  • acquistate indaco naturale 100% e utilizzare 100 g di prodotto ogni 15 cm di capelli lisci e 200 gr di prodotto ogni 15 cm di capelli ricci
  • copritevi bene perché questa colorazione è permanente e non si toglie da abiti e lascia un alone anche sulla pelle. Coprire tutto con vecchi asciugamani, fogli di giornale.
  • mescolate la polvere in un recipiente di plastica con acqua calda. In circa 15 minuti la polvere diventerà blu, viola quasi nero
  • distribuite su tutte le lunghezze facendovi aiutare da qualcuno
  • avvolgete i capelli nella pellicola trasparente e lasciare in posa per 45 minuti
  • risciacquare con acqua fredda.
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I capelli appariranno colore marrone scuro, ma nel giro di pochi giorni diventeranno ancora più scuri e brillanti.

Consigli utili per la tintura con hennè nero indaco

Per colorare i capelli con tintura naturale di henné nero si consiglia di conoscere piccole accortezze che rederanno la tinta più efficace e più sicura. Aggiungere

  • 1 cucchiaino di sale per rendere il colore più lucente
  • 1 albume per rendere il composto in origine sabbioso più cremoso
  • 1 cucchiaio di olio d’oliva per non seccare troppo i capelli

Attenzione! L’indaco è:

  • permanente per rimuoverlo bisogna attendere che i capelli crescano
  • macchia per sempre i vestiti e i mobili
  • può rendere un po’ secchi i capelli

Le tinte naturali come l’indaco sono consigliate per coprire i capelli bianchi, ma bisogna utilizzarlo seguendo alcuni consigli.

Come coprire i capelli bianchi con l’indaco

Per coprire i capelli bianchi e ottenere un castano naturale vi consigliamo di procedere con un mix di hennè naturale e indaco assoluto. Per coprire in maniera duratura i capelli bianchi ecco come fare:

  • lasciate la polvere di hennè naturale in acqua tiepida
  • lasciate l’indaco puro in soluzione di acqua e bicarbonato
  • quando si sciolgono unite i due composti e mescolare bene
  • applicate sui capelli ancora umidi, avvolgete in una film trasparente e lasciate in posa per oltre un’ora
  • sciacquate senza utilizzare shampoo

La colorazione con henné nero o indaco è sempre consigliata, non ha particolari controindicazioni. Si tratta infatti di tinture naturali che non hanno particolari effetti nocivi sulla salute.

La tinta ottenuta dalla miscelazione di henné e indaco è adatta per le donne di tutte le fasce di età anche durante la gravidanza.

Cosa evitare quando si tinge con l’indaco

Prima di decidere di effettuare una colorazione permanente dei capelli con indaco si consiglia di evitare:

  • uso troppo frequente perché potrebbe sciupare e seccare la chioma
  • tingere i capelli bianchi solo con questo pigmento perché il risultato potrebbe essere non uniforme e inoltre tenderà all’azzurro. Bisogna infatti sapere che puro dona riflessi blu al capello nero, ma diventa azzurro sui capelli bianchi. Per evitare ciò bisogna fare un doppio passaggio: prima hennè e poi indaco.
  • colorazione dei capelli biondi o decolorati perché potrebbero diventare verdi

Indaco per colorare i tessuti

Il colore blu-viola di questo pigmento naturale veniva utilizzato fin dall’antichità per tingere i tessuti. Vi diamo la ricetta più naturale. Ma è un trattamento che deve essere svolto in laboratori adeguati e da mani esperte.

indaco pianta

Ricetta per le tintura di indaco

La ricetta viene anche detta 1-2-3 per le proporzioni degli ingredienti. Queste quantità sono sufficienti per 100-500 gr di materiale da tingere. Ingredienti:

  • 10 gr di indaco in polvere
  • 20 gr di calce spenta
  • 30 gr di fruttosio
  • 2 l d’acqua a 40°
  • un po’ di alcool puro

Preparazione. In un barattolo di ferro sciogliete la polvere in poco alcool in modo da farne una pasta. Nella pentola di tintura versate l’acqua tiepida e aggiungete il fruttosio. Fate sciogliere il pigmento e aggiungete, la calce un po’ alla volta. Mescolate e poi fate riposare, coprendo con una coperta. Il liquido diverrà prima giallo poi tenderà al verde. Dopo il riposo di 24 ore, controllare il pH con la cartina tornasole (pH 9-11) e se è basso aggiungere calce. Portate a 50° e immergete il tessuto o un filato di fibre naturali. Lasciate per circa 30 minuti. Estraete e strizzate bene. Ripetete il bagno finché non ottenete il colore desiderato.

Attenzione. Il tessuto non deve toccare il fondo che contiene vari sedimenti

Al posto della calce, si possono usare altri agenti alcalini, come soda, liscivia di cenere e al posto del fruttosio si possono usare miele, henné, robbia, solfato di ferro, acido ascorbico.

Indaco: dove si compra

Comprare indico puro è facile perché si trova sia in erboristeria sia online. Costa circa 12-15 euro ogni 100 gr.

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Attenzione per acquistare un prodotto 100% organico verificare la dicitura dell’INCI sulla confezione che deve riportare unicamente: 100% Indigofera tinctoria.

Oggi molti prodotti coloranti per capelli sono sintetici e contengono PPD (para-fienilediammina) che può essere molto pericoloso soprattutto per le pelli più sensibili, causando reazioni allergiche, dermatiti ed eruzioni cutanee.

Indaco: cromoterapia e curiosità

In cromoterapia è un importante tono di colore che agisce positivamente sul sistema nervoso centrale e su tutti e cinque i sensi.

Chi apprezza questo colore è solitamente una persona molto spirituale. È talmente rilassante che è usato in per lenire dolore, sia esso fisico o spirituale.

Viene adoperarlo in fase di meditazione, quando si è afflitti da problemi e preoccupazioni che sembrano insormontabili. È il colore delle soluzioni, perché aiuta ad aprire la mente e migliora sensibilmente vista, udito, tatto, olfatto e gusto.

Nella medicina Ayurvedica è utilizzato come antidoto al veleno dei cobra. Inoltre agisce sul la ghiandola pituitaria (ipofisi, regola gli ormoni e l’attività metabolica di tutto l’organismo) e la ghiandola pineale (epifisi, regola la produzione di melatonina e il ritmo sonno-veglia).

Presso le popolazioni Tuareg viene utilizzato per le proprietà termoisolanti per sopportare meglio le temperature desertiche.

Giovanna Ferraresi

Giovanna Ferraresi  Siciliana di nascita e milanese di adozione, s'impegna con passione e voglia di imparare. Fino dal 2011 segue la sua attitudine, la scrittura. Lavora come web editor free lance per una casa editrice milanese specializzata in riviste tecniche di architettura e scrive di edilizia e architettura per 'Imprese Edili' e architetturaecosostenibile.it È appassionata di bioedilizia e architettura sostenibile. Anche oggi continua a tenersi aggiornata, non smettendo mai di ascoltare, guardare e imparare ed è esperta di bellezza naturale e autoproduzione cosmetica.

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