I suoi effetti negativi sulla salute umana e sulla qualità della vita sono ormai noti: l’inquinamento acustico rappresenta uno dei più gravi (e sottovalutati) problemi ambientali, a causa dell’elevato e diffuso impatto sulla popolazione.
Contenuti
Il fastidio provocato dai rumori è un’esperienza quotidiana per chi vive nel caos dei centri urbani. Parla chiaro l’Organizzazione mondiale della sanità, secondo la quale i frastuoni derivati dal traffico cittadino rappresentano il più rilevante problema ambientale europeo dopo l’inquinamento atmosferico. La salute di circa 30 milioni di abitanti del Vecchio Continente è attualmente messa a rischio dall’esposizione a livelli eccessivi di decibel.
Per evitare guai seri, l’OMS raccomanda il rispetto delle soglie di esposizione, fissate a 65 decibel durante il giorno e a 55 nel corso della notte.
Molte ricerche specialistiche hanno infatti dimostrato come l’incidenza di disturbi del sonno, infarti, ictus, ipertensione e malattie cardiovascolari, sia più diffusa tra la popolazione che vive nella congestione di città particolarmente rumorose, rispetto a quella meno sottoposta ai rumori.
L’esposizione a questi volumi altissimi incide sulla salute umana, pregiudicando lo stato di benessere fisico, mentale e sociale di ognuno di noi. Gli effetti nocivi, che consistono in danni fisici, disturbi nelle attività e fastidi generici, dipendono dalle caratteristiche fisiche del rumore prodotto, dalle condizioni di esposizione e dalle caratteristiche psicofisiche della persona esposta.
Si distinguono in:
L’esposizione al rumore è fonte di stress, poiché provoca variazioni accertabili della pressione sanguigna, del ritmo cardiaco, della vasocostrizione e della secrezione endocrina.
In materia di disturbi alle attività, il rumore incide negativamente sullo studio e su tutti i lavori di tipo intellettuale, oltre che sulla comunicazione verbale e sul sonno. In linea di principio, negli ambienti abitativi il rumore non dovrebbe eccedere 40-45 dB(A), una situazione resa spesso impossibile dal caos del traffico cittadino anche tenendo le finestre chiuse, mentre per garantire il giusto riposo il livello sonoro massimo dovrebbe attestarsi al di sotto dei 45 dB (A), altrimenti possono verificarsi difficoltà nell’addormentarsi e alterazioni quantitative e qualitative nel ciclo del sonno.
Infine, come effetto meno specifico, ma pur sempre grave, dobbiamo considerare il fastidio generico, definito come ‘un sentimento di scontentezza riferito al rumore che l’individuo sa o crede possa agire su di lui in modo negativo». In parole povere, si tratta di cosa provate quando vi sentite disturbati o impediti nel comunicare normalmente, nello svolgere le vostre attività o durante il momento del riposo’.
Il rumore, che si configura come una sensazione uditiva sgradevole e fastidiosa o intollerabile, può essere di vari tipi (continuo o discontinuo, stazionario o fluttuante, costante o casuale, impulsivo) e provenire da varie sorgenti (traffico stradale, ferroviario e aereo; attività artigianali, commerciali e industriali; fenomeni meteorologici; elettrodomestici o altre apparecchiature presenti in casa).
L’inquinamento acustico si misura mediante i fonometri, che rilevano il livello di pressione sonora alle varie frequenze, ricavando un valore che prende in considerazione la diversa sensibilità dell’orecchio umano a quest’ultime.
Uno degli indicatori per la descrizione di questo problema ambientale è dato dalla popolazione esposta al rumore, un parametro che l’OMS ha inserito tra gli “European Community Health Indicators”.
In pratica, rientra in questa categoria la fascia di popolazione costretta a sorbirsi livelli continui equivalenti di rumore superiori a 65 decibel nel periodo diurno, e a 55 decibel in quello notturno.
La principale norma nazionale di riferimento sull’inquinamento acustico, la legge quadro n. 447/95, definisce questo fenomeno come «l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con la funzionalità degli ambienti stessi».
Passiamo ora ad analizzare i principali strumenti normativi atti a combattere questo fenomeno.
A livello locale, gli strumenti fondamentali che la legge individua per una sensibile politica di riduzione dell’inquinamento acustico sono essenzialmente due:
Al di là delle norme di buona convivenza civile e rispetto degli altri, sono numerose le azioni che possono essere intraprese per la lotta al rumore. L’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro ne segnala alcune:
Per quanto riguarda il traffico stradale, la limitazione passa per l’incentivazione all’utilizzo dei veicoli elettrici e allo svecchiamento dei mezzi di trasporto pubblici e privati, la riduzione dei limiti di velocità, l’introduzione di alcuni accorgimenti tecnici sulle automobili (marmitte elettroniche, pneumatici silenziosi ecc.), il finanziamento delle attività di ricerca per lo sviluppo di veicoli a basse emissioni inquinanti, e l’applicazione di asfalti fonoassorbenti (quelli porosi riducono gli effetti del ristagno d’acqua, mantengono un’eccellente aderenza e riducono notevolmente l’emissione di rumori).
Molti sono gli interventi possibili nell’ambito della progettazione architettonica. I cortili alberati e le barriere di siepi sono per esempio dei fonoassorbenti naturali, che oltre a ridurre i rumori migliorano la nostra qualità di vita, regalandoci un po’ di verde e di pace. Vi sono inoltre specifiche modalità di orientamento, isolamento e costruzione degli edifici che possono contribuire a rendere più silenziose le nostre città. Il design può quindi fare la differenza!
Certamente, va segnalato che resta molto da fare per garantire l’effettiva applicazione delle norme. La famosa legge quadro n. 477/95 ha reso obbligatoria la predisposizione da parte dei Comuni dei piani di classificazione acustica, così come la redazione della relazione biennale sullo stato acustico, per i Comuni con oltre 50mila abitanti. Ebbene, stando ai dati forniti dall’Ispra, nel 2013 il piano di classificazione acustica è stato approvato solo in 46 delle 73 città individuate nel rapporto Osservatorio Rumore (63%), mentre la relazione biennale sullo stato acustico è stata compilata solamente dal 21% dei Comuni interessati.
Al di là dell’applicazione della legislazione vigente, servono quindi sforzi ulteriori per arginare questa minaccia sempre più pericolosa, che non risparmia neppure il nostro Paese. Lo dimostrano i dati forniti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), che nel 2013 ha rilevato un superamento dei limiti normativi nel 46% dei controlli effettuati sulle varie sorgenti di rumore. Le maggiori criticità sono state riscontrate nelle attività di servizio e/o commerciali e nelle infrastrutture stradali, entrambe con un 52% di violazioni.
Nelle case, specie nei condomini cittadini, la convivenza forzata di tante persone dà luogo a numerosi rumori domestici che possono risultare intollerabili e che spesso portano a numerosi litigi.
Tuttavia le sorgenti del rumore possono trovarsi anche all’esterno dell’edificio (traffico, mezzi di trasporto, impianti industriali, lavori stradali, costruzioni).
Un buon isolamento acustico interno permette di difendersi dai rumori molesti ma va comunque ricordato che l’ordinamento giuridico nazionale garantisce la salvaguardia delle persone mediante l’applicazione dell’articolo 844 del Codice Civile che impone anche dei limiti di rumorosità. Questa norma si posiziona in un quadro normativo introdotto nel Belpaese una ventina d’anni fa, con l’obiettivo di indicare precisi criteri per la valutazione delle immissioni sonore ritenute disturbanti per le persone e talvolta dannose per la salute.
Il concetto chiave, nei confronti dell’esposizione a sorgenti rumorose, è rappresentato dalla soglia della “normale tollerabilità”.
Si definisce inquinamento acustico “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi”
Non solo, la legge n. 447/1995 art. 2 fornisce una definizione più precisa rispetto al passato di inquinamento acustico: “…l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le normali funzioni degli ambienti stessi”.
La tutela dell’ambiente dagli effetti nocivi derivanti dall’esposizione al rumore può essere realizzata attraverso le diverse azioni. In sostanza, per difenderci dall’inquinamento acustico, provvediamo in primis ad isolare acusticamente la nostra abitazione.
Si possono eseguire diversi interventi:
Si consideri però che la legge in tema di inquinamento acustico prevede un ‘limite differenziale’ tra interno ed esterno delle abitazioni. Un evento rumoroso è considerato non accettabile solo se la differenza tra il “livello del rumore ambientale ed il livello sonoro residuo” è superiore a 5 dB (giorno) e 3 dB (notte).
Come si può intuire, le emissioni sonore da e verso un edificio rappresenta un elemento di fondamentale importanza. Noi cittadini e le autorità competenti, dobbiamo vigilare che il tutto si svolga nel rispetto delle norme e che la qualità della vita non sia compromessa dall’eccessivo inquinamento acustico.
Ti suggeriamo di leggere anche:
Utilizziamo i cookie insieme ai nostri partner per personalizzare i contenuti e gli annunci pubblicitari, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico.