Sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di stare male dopo aver mangiato qualcosa. In gergo tecnico, si tratta di una intossicazione alimentare, o tossinfezione. Un disturbo che generalmente dura poco e si risolve spontaneamente senza particolari cure. Solitamente l’agente patogeno che ha scatenato il problema viene espulso dall’organismo tramite vomito o diarrea. Tuttavia, possono esserci anche casi gravi in cui insorgono complicazioni.
Vediamo quali sono i sintomi più comuni e quando invece occorre preoccuparsi e chiamare subito i soccorsi. Inoltre, capiamo quali sono le cause più comuni di una tossinfezione e come prevenirla.
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L’intossicazione alimentare, o tossinfezione, è una infezione od una irritazione del tratto gastrointestinale provocata dall’ingestione di alimenti o bevande che contengono virus, batteri o parassiti. Le intossicazioni alimentari più comuni sono quelle provocate da carne e pesce crudo, non freschi o che non sono stati conservati bene.
Possiamo riconoscer 4 tipi di intossicazioni alimentari a seconda della causa scatenante.
Ecco quali sono i primi sintomi:
Altri sintomi possono anche essere:
Nei casi più gravi, possono comparire anche:
In ogni caso, la tipologia dei sintomi e la loro intensità variano in base alla causa scatenante e, nel caso di cibo, anche dalle quantità ingerite.
Spesso, all’inizio, i sintomi generici di una intossicazione alimentare vengono scambiate per una comune influenza. Per poter diagnosticare con esattezza l’intossicazione e la sua origine occorrono esami di laboratorio.
Come spiegato all’inizio, esistono diverse tipologie di intossicazione a seconda della causa scatenante.
Nel caso di intossicazione da cibo, le tossine di microorganismi che possono contaminare il cibo possono trovarsi nei seguenti cibi:
Ecco quali sono gli agenti patogeni più comuni.
Tra le cause esterne:
A seconda dei tempi di incubazione dell’agente patogeno che scatena l’intossicazione, la stessa può manifestarsi in tempi variabili: poche ore dopo il consumo del cibo infetto o anche dopo vari giorni.
Anche la durata dell’intossicazione varia a seconda delle cause scatenanti. In genere, è una situazione che si risolve spontaneamente nel giro di alcune ore, ma può durare anche giorni e addirittura settimane.
In gran parte dei casi, le intossicazioni alimentari si risolvono spontaneamente vomitando oppure con la dissenteria. Per questo, la cosa fondamentale da fare è bere molto per recuperare i liquidi persi ed evitare il rischio di disidratazione.
Il ricorso a farmaci specifici può essere fatto solo previa diagnosi esatta.
In caso di sintomi gravi è necessario contattare tempestivamente il Pronto Soccorso.
Da valutare con attenzione col medico è poi l’eventuale uso di farmaci da banco per bloccare la diarrea. Non sempre infatti costituiscono un rimedio corretto e benefico in quanto il vomito e la diarrea sono reazioni che il nostro organismo mette in atto per liberarsi in maniera meccanica dell’agente responsabile dell’infezione.
Nelle fasi più acute di una intossicazione si dovrebbe evitare di mangiare, ma limitarsi a bere abbondanti liquidi: acqua, ed anche brodi, infusi, bevande sportive arricchite con sali minerali…
Il cibo solido va poi reintrodotto in maniera graduale, partendo da cibi semplici, solidi e facili da digerire
Ora che abbiamo visto quali sono le possibili cause di una intossicazione alimentare, vediamo allora come poterla prevenire.
Durante un viaggio all’estero in luoghi con condizioni igieniche poco sicure, ed anche se si rientra nelle cosiddette “categorie fragili” (bambini, anziani e donne incinte), si dovrebbe evitare il consumo di quegli alimenti potenzialmente a rischio contaminazione. Nello specifico:
Come già detto, nella maggior parte dei casi, le intossicazioni alimentari sono stati lievi che tendono a risolversi in maniera spontanea. Di solito, infatti, vomito e diarrea permettono di liberarsi nel giro di poche ore.
Tuttavia, se i disturbi dovessero protrarsi ed aggravarsi, allora è bene chiamare il medico o addirittura il Pronto Soccorso. Complicazioni pericolose possono essere:
Consultare subito il Pronto Soccorso o un Centro Antiveleno se si è consapevoli di aver mangiato prodotti non sicuri come ad esempio funghi raccolti nei boschi o salse e conserve fatte in casa.
Di solito, l’organismo si libera in maniera spontanea con vomito e diarrea. Poi è sufficiente digiunare per un breve periodo e bere molto per reintegrare i liquidi persi.
In caso di sintomi gravi e perduranti, e se si ha il sospetto di poter aver mangiato qualcosa di poco sicuro (pesce o carne crudi, frutta e verdura mal lavate, funghi…) è fortemente consigliato chiamare un centro antiveleni o il Pronto Soccorso per riferire cosa si è mangiato e quanto.
La cosa ideale da fare per riprendersi da una intossicazione alimentare è restare a digiuno per far riposare un po’ lo stomaco già scombussolato dalla infezione.
In queste condizioni, di solito digiunare è facile perché non viene proprio fame.
Se si sta male a causa di una intossicazione è molto importante mantenersi ben idratati, bevendo a piccoli sorsi acqua naturale a temperatura ambiente.
Ciò è molto importante perché, a causa del vomito e della dissenteria, si perdono liquidi e sali minerali che vanno reintegrati, specie nei bambini, negli anziani e nelle donne incinta.
Superata la fase più acuta, il cibo va quindi reintrodotto un poco per volta, cominciando a consumare alimenti secchi/solidi e di facile digestione, come:
Poi, introdurre gradualmente pasta e riso semplicemente conditi con un goccio di olio crudo e carni bianche cotte in maniera semplice.
Durante il periodo di recupero, è fortemente consigliata anche l’assunzione di fermenti lattici, valido aiuto per riequilibrare l’intestino.
Come s’è visto, il pesce e i molluschi sono tra gli alimenti che, più di altri, possono scatenare tossinfezioni. Tra l’altro, con la moda dilagante di sushi, poke e sashimi, il rischio è molto elevato e occorre frequentare solo ristoranti che garantiscono un adeguato e corretto trattamento del pesce oltre ad un livello di igiene e pulizia eccellenti.
Il pesce crudo può essere infettato da batteri quali Listeria, Salmonella, Vibrio e Clostridium. Inoltre, consumando pesce crudo non conservato in maniera corretta ed adeguata, si rischia di contrarre infezioni di tipo parassitario. Alcuni tipi di pesce possono generare la sindrome sgombroide, i cui sintomi si manifestano poco dopo l’ingestione del pesce contaminato, con nausea, vomito, orticaria e dolore epigastrico.
Altri pesci possono provocare la fasciola hepatica, che provoca l’ingrossamento del fegato, della cistifellea e l’infezione del dotto biliare.
I Nematodi sono parassiti che vivono nei pesci marini ed anche nel salmone e possono provocare all’uomo l’Anisakiasi, una malattia che provoca vomito e mal di stomaco. Infine, consumando pesce d’acqua dolce crudo o poco cotto, c’è il rischio di contrarre la tenia.
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