Categories: Rinnovabili

L’Italia non sfrutta l’eolico: 15 progetti fermi

Italia ed eolico, una storia d’amore che stenta a decollare. Sono infatti 15 i progetti a largo delle coste italiane di impianti che mostrano come l’Italia non sfrutta l’eolico e che, è proprio il caso di dirlo, sono fermi al palo. E da diversi anni.

Tutto questo nonostante esistano forti potenzialità di valorizzazione dell’energia del vento, stimate dall’Anev (Associazione nazionale energia del vento) in circa 2.500 Mw capaci di soddisfare i fabbisogni elettrici di 1,9 milioni di famiglie.

Eppure esiste un Piano di azione nazionale sulla promozione delle fonti rinnovabili, che rispecchia le direttive europee, il quale prevede per gli impianti eolici off-shore un obiettivo crescente dai 100 Mw, che si sarebbero dovuti installare nel 2013 fino ad arrivare a 680 Mw nel 2020.

Ma cosa pesa su questo grave ritardo? Soprattutto il fatto che in Italia per gli impianti eolici off-shore non vi è un chiaro sistema normativo. Non esistono regole per valutare i progetti, per escludere le aree da tutelare, per informare i cittadini; in mare non valgono neanche le linee guida approvate per gli impianti a terra.

L’eolico offshore convince in Nord Europa, mentre l’Italia è tra i Paesi più timidi nella sua adozione

Tutti i progetti presentati si sono, così, scontrati con problemi di autorizzazione da parte di enti locali, Regioni, Soprintendenze e ministero dei Beni culturali, anche in caso di Valutazione d’impatto ambientale positiva.

Spesso i dinieghi sono di natura politica: per non perdere voti, molte amministrazioni locali si mettono di traverso rivendicando un potenziale deturpamento del panorama, un argomento apparentemente ambientalista che di solito è in grado di calamitare voti da elettori di diverso orientamento.

SPECIALE: Minieolico domestico, conviene davvero?

Ma oltre al problema relativo alle procedure, c’è poi la questione degli incentivi agli impianti eolici offshore. Nella bozza di decreto non è previsto alcun intervento per questa tipologia di fonti rinnovabili e a beneficiarne – denuncia Legambiente – saranno gli inceneritori e mega impianti a biomasse a cui sono garantiti generosi incentivi per 20 anni.

Lo scorso anno in Italia si è verificato un crollo delle installazioni dell’eolico a terra dopo il taglio degli incentivi: 107 Mw installati a fronte di una media di 800 negli anni passati, mentre nel resto d’Europa parliamo di 8mila Mw installati in 11 Paesi.

In conclusione, la strada da perseguire si indirizza su due binari fondamentali: maggiori investimenti e un sistema di regole certe e non farraginose.

Forse ti potrebbe interessare anche:

Outbrain
Published by
Luca Scialò

Utilizziamo i cookie insieme ai nostri partner per personalizzare i contenuti e gli annunci pubblicitari, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico.