La leggenda di Atlantide la conosciamo tutti: è un’isola leggendaria, situata oltre le Colonne d’Ercole, il cui mito è menzionato per la prima volta da Platone nei dialoghi ‘Timeo e Crizia’ nel IV secolo a.C. che grazie alla grande potenza navale avrebbe conquistato molte parti dell’Europa occidentale e dell’Africa già nel 9.600 a.C. Dopo avere fallito l’invasione di Atene, Atlantide sarebbe però sprofondata “in un singolo giorno e notte di disgrazia” per opera di Poseidone.
Il nome dell’isola deriva da quello di Atlante, leggendario governatore dell’Oceano Atlantico, figlio di Poseidone, che sarebbe stato anche il primo re dell’isola. Al tema sono state dedicate alcune migliaia di libri e saggi. E ancora oggi ispira la letteratura contemporanea, soprattutto quella fantasy, ma anche la fantascienza, i fumetti, i film, i videogiochi, essendo divenuta sinonimo di ogni e qualsiasi ipotetica civiltà perduta nel remoto passato.
E oggi evochiamo di nuovo il suo nome mitico per dare l’idea di quello che potrebbe accadere all’Indonesia, enorme arcipelago del Sud Est asiatico. In questo caso rischia di sparire per un’ecatombe ecologica, per favorire la produzione di olio di palma e di carta, a discapito delle foreste e torbiere indonesiane, che sono state abbattute, drenate e convertite in piantagioni.
Scopri tutto sull’olio di palma
Secondo recenti studi, le torbiere, ormai asciutte, porteranno le isole ad essere inondate, perché la torba senz’acqua si ossida e rilasciare enormi quantità di anidride carbonica nell’atmosfera e il livello del suolo si abbassa, un fenomeno denominato subsidenza. Di conseguenza, le vaste regioni del sud-est asiatico saranno irreversibilmente inondate da acqua dolce o perfino da acqua salmastra. Il tutto, con devastanti conseguenze socio-economiche gravi per la comunità locale.
Come si potrebbe ovviare a ciò? Proteggendo le rimanenti foreste palustri torbiere e nel ripristinando le aree degradate. Questo può essere fatto solo attraverso la cooperazione con le comunità locali, le quali devono opporsi maggiormente alle multinazionali che vogliono violentare i loro territori. Oltre che con l’industria stessa, autrice di questo scempio.
Le statistiche sono agghiaccianti. Un nuovo studio commissionato da Wetlands International e realizzato da Deltares, dimostra che la gestione delle torbiere in Indonesia e Malesia le porterà a una vasta inondazione entro il 2050. Lo studio ha analizzato una superficie di 850.000 ettari, situati lungo il delta Rajang sulla costa del Sarawak, stato malese del Borneo.
Dal 2000 al 2014 la copertura delle piantagioni di palma da olio industriale è aumentata dal 6% al 47%, mentre l’area di foresta paludosa è scesa dal 56% a meno del 16%. Le stime dicono che entro un quarto di secolo, oltre il 40% delle piantagioni di palma da olio della zona sarà a rischio di inondazioni. Mentre in mezzo secolo, il 56% dei terreni sarà a rischio e in 100 anni lo sarà l’82%.
Le aree più colpite saranno nell’arcipelago di Sumatra, dove si presume che sott’acqua ci finirà un’area vasta cinque volte l’Olanda, e Kalimantan, dove milioni di ettari saranno a rischio di inondazione. L’Indonesia è già oggi un Paese sovente colpito da inondazioni, così potrebbe scomparire del tutto, come Atlantide, appunto.
Leggi anche:
Utilizziamo i cookie insieme ai nostri partner per personalizzare i contenuti e gli annunci pubblicitari, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico.