La pioggia nel deserto non è più un miraggio
Il deserto per definizione è un luogo arido e soggetto alla siccità ma il ricchissimo sceicco degli Emirati Arabi Uniti Khalifa-bin-Zayed al Nayhan avrebbe deciso di risolvere il problema finanziando un progetto che permetta di mutarne il clima a piacimento.

Il Sunday Times dichiara che gli scienziati della società svizzera Meteo System, coordinati dal Max Planck Institut für Meteorologie di Amburgo, nel 2010 sono riusciti a creare 52 acquazzoni nella regione orientale di Al Ain nel periodo più caldo dell’anno, fra luglio ed agosto.
Il fenomeno è stato reso possibile grazie all’utilizzo di enormi ionizzatori capaci di generare particelle negative che risalirebbero nell’atmosfera grazie alla spinta dell’aria calda. Una volta raggiunto il tasso di umidità pari al 30%, l’aria si condenserebbe e si avrebbe la pioggia.
Non è la prima volta che giungono notizie simili e spesso si è trattato di vere e proprie bufale.
I paesi occidentali hanno abbandonato progetti simili dalla fine degli anni ’70, consapevoli del rischio di creare situazioni irreparabili. Finora difatti non vi sono dati certi sulla reale efficacia degli strumenti utilizzati, nè sono stati messi a punto degli studi che valutino statisticamente rischi e benefici.
Come sempre, dietro questo forte desiderio di onnipotenza c’è l’avidità dell’uomo. Portare acqua in queste zone desertiche garantirebbe un boom turistico ed industriale non da poco.
Ma fino a che punto arriva l’ambizione dell’uomo se si spinge fino a deturpare irreparabilmente il nostro pianeta?
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Se far piovere nel deserto lo definite deturpare, allora l’umanitá é proprio senza speranza