Abbiamo più volte parlato del tema della scomparsa delle api, un fenomeno che ha interessato soprattutto il Nordamerica, ma anche l’Europa.
A partire dal 2006 la popolazione di api nel mondo occidentale è diminuita ad un ritmo allarmante e per lungo tempo gli scienziati sono stati incapaci di individuare la causa del fenomeno.
Inutile ricordare quanto sia importante il ruolo delle api nell’ecosistema: va infatti ben oltre la produzione di miele, dato che l’attività di impollinazione è fondamentale nella maggior parte delle colture e per preservare la diversità delle varie specie sulla Terra.
Come dicevamo, la causa è stata ricercata a lungo e individuata negli effetti di disorientamento causati da un pesticida nelle api, in un virus in precedenza sconosciuto e nell’azione di una spora che colpisce le loro ali, un fungo conosciuto come Nosema Ceranae. Ma da qualche giorno un nuovo fattore è stato individuato, praticamente per caso, da John Hafernik, un professore di biologia alla San Francisco State University, come raccontato in maniera avvincente sul blog di Scientific American.
Il Professor Hafernik, che da bravo scienziato distratto si era dimenticato nel suo laboratorio alcuni cadaveri di api che sarebbero dovuti servire come banchetto per una mantide religiosa oggetto di studio, ha avuto la prontezza d’animo di notare come nelle api una piccola mosca parassita (che è stata denominata Apocephalus borealis) avesse depositato le uova nell’addome delle api. Circa sette giorni dopo la morte dell’ape, è stato notato, le larve lasciano il loro corpo.
Ma come sempre succede nella scienza, una investigazione tira l’altra ed è stato studiato cosa succede nel momento in cui questa mosca parassita deposita le sue uova nell’ape in vita: ebbene, le api vengono colte da disorientamento, come se fossero degli zombie, e abbandonano il proprio alveare, andando a morire pochi giorni dopo, esattamente il comportamento che ha disorientato anche la comunità scientifica in questi anni, il notorio fenomeno del colony collapse disorder (CCD).
Ora la comunità scientifica sta studiando sul campo le modalità esatte di attacco da parte di queste mosche parassite e le soluzioni per isolare gli alveari che risultano già colpiti.
Una speranza in più per le nostre amici api (e per noi stessi)?
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