Una vittoria desiderata da tempo quella che il gruppo ambientalista radicale ‘Sea Shepherd’ hanno ottenuto sulla flotta baleniera giapponese impegnata nella tradizionale ‘caccia scientifica’ delle balene. Una mattanza perpetrata ai danni di centinaia di cetacei che quest’anno è stata fermata con largo anticipo grazie all’intervento caparbio e tempestivo degli attivisti.
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La battaglia si è svolta nei gelidi mari antartici australiani dove la ‘nave mattatoio’ Nisshin Maru tentava di portare a termine il programma di caccia della stagione che prevedeva l’uccisione di 950 cetacei. Un obiettivo sfumato a ‘quota’ 75 dopo i continui scontri con le navi di ‘Sea Shepherd’, che hanno letteralmente messo in fuga le baleniere dirottandole verso l’Oceano Indiano.
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Il Ministro australiano dell’Ambiente, Tony Burke, smorza l’entusiasmo sottolineando che la prossima estate potrebbe ripresentarsi lo stesso scenario. Nonostante la caccia alle balene nell’Oceano Meridionale sia illegale – anche sotto il pretesto della ricerca ‘scientifica’ – ogni estate il massacro di balene si ripropone come un macabro rituale.
Per questo motivo l’Australia ha presentato un ricorso ufficiale alla Corte Internazionale di Giustizia che tra non molto dovrebbe emettere il suo verdetto. E speriamo che serva a mettere la parola fine a questo ignobile scempio.
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