La “triste” storia dell’Agenzia Nucleare Italiana: dal referendum alle dimissioni di Veronesi fino allo stop del Decreto Monti
L’ex ministro della Salute, Umberto Veronesi, diversi mesi fa lasciava l’Agenzia Nucleare Italiana affermando di non volersi più occupare esclusivamente di scorie. Una motivazione poco plausibile da parte di quello stesso ministro che, ai tempi in cui ottenne la carica di presidente dell’Agenzia dal governo Berlusconi, si era espresso in questi termini: “Le scorie radioattive le porterei nella mia camera da letto”.

Un’affermazione formalmente molto opportunista quella dell’oncologo, pronto a difende a spada tratta la bontà del nucleare nel momento della sua nomina a presidente.
La vera motivazione delle sue dimissioni è però meno etica di quanto abbia voluto farci credere: il mancato decollo dell’ente, che, ad un anno dalla sua istituzione, mancava ancora di una sede (Roma o Genova?) e di un gruppo di ricerca fattivamente specializzato ed attivo. Questo è quanto lo stesso ex ministro ha lasciato trasparire durante un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore in cui si avvertiva l’amarezza per non essere riuscito a portare avanti un progetto d’ampio respiro.
Certamente anche il secco “no” al nucleare espresso quasi all’unanimità dagli italiani avrà contribuito a rafforzare la decisione di Veronesi. L’Agenzia non avrebbe avuto motivo d’esistere in futuro, stando ai risultati del secondo referendum – avvenuto nel 2010 – sul nucleare.
E l’ex presidente ha dimenticato il compito ben più importante che gli era stato affidato: la chiusura definitiva (decommissioning) delle centrali nucleari che il referendum del 1987 aveva già reso inoperative ma le cui scorie, sempre a mezzo dell’Agenzia, dovevano ancora essere completamente smaltite.
Senza dimenticare l’altro importante onere che, implicitamente, gli era stato attribuito: dare campo e spazio alla ricerca in un paese oramai tristemente noto per la fuga dei propri cervelli.
E così Veronesi ha gettato la spugna prima ancora di rimboccarsi le maniche.
L’Agenzia è nata comunque sotto una cattiva stella, considerato che a dicembre è il governo Monti a fermare tutto. Complice la crisi, sono stati tagliati i fondi a quegli enti considerati inutili. E l’ANI era tra quelli.
La manovra Salva-Italia ha soppresso l’Agenzia Nucleare con un decreto legge che ne ha elimina anche gli organi collaterali. La stessa sorte purtroppo è toccata contemporaneamente all’Agenzia Nazionale per la Regolazione e la Vigilanza in materia d’acqua. In conclusione però, entrambi gli enti non sono stati eliminati definitivamente ma semplicemente hanno subito una mutazione “genetica”: sono state accorpate all’interno dell’Autorità dell’Energia (Aeeg) che le rappresenta tutte, anche le energie rinnovabili!
Quindi, l’ente continua a vivere “più snello ma non meno importante”, citando il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia.
Forse Monti avrebbe fatto meglio a chiudere i battenti dell’Agenzia definitivamente…
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