Buone notizie per l’agricoltura biologica e biodinamica nostrana: con l’approvazione della proposta di riparto avanzata dal ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Galan, quattro dei cento milioni preventivati per il settore agroalimentare verranno ad essa destinati e serviranno a rifinanziarne il Piano di azione.
Un contributo economico che si inscrive soprattutto in una consapevolezza sempre più condivisa, la consapevolezza cioè dell’agricoltura biologica come di un‘agricoltura in grado di conciliare le esigenze dell’economia con quelle della qualità della vita e dell’ambiente.
Anche il commissario UE per l’agricoltura e lo sviluppo rurale nell’illustrare la comunicazione relativa a “La politica agricola comune (PAC) verso il 2020”, lo scorso 18 novembre, ha sottolineato l’importanza di rendere la PAC non solo più efficace e dinamica, ma più verde ed equa: l’agricoltura deve sì provvedere ad una produzione alimentare economicamente redditizia, ma attraverso una gestione sostenibile delle risorse naturali, un’azione a favore del clima, il mantenimento dell’equilibrio territoriale e della diversità delle zone rurali.
I finanziamenti sopraddetti – messi a disposizione dell’agricoltura biologica – favoriranno la creazione di nuove filiere, la ristrutturazione là dove esse siano già presenti e la riconversione di aziende e superfici condotte e coltivate nella maniera tradizionale. Ma un obiettivo, il cui raggiungimento risulta di fondamentale importanza, è costituito dal cambiamento profondo del modello di certificazione, auspicato dal presidente dell’AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) in occasione della II Conferenza Nazionale della Certificazione Biologica del 25 novembre. Esso allo stato attuale rappresenta infatti più un ostacolo che un sostegno allo sviluppo del bio nel nostro Paese.
I punti fermi dell’azione di riforma sono la semplificazione, il costo equo e le nuove forme di garanzia per allargare la base delle aziende ammissibili nel sistema che potrebbero essere molte di più delle 40.000 ad oggi certificate.
Un’altra spinta al settore bio potrebbe arrivare anche dal recente decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha stabilito che sarà possibile per gli operatori del settore agricolo produrre e vendere direttamente al pubblico e nei cosiddetti farmers market non solo le materie prime coltivate nei loro terreni ma anche derivati e lavorati.
In questo modo cresceranno le opportunità di diffondere sulle tavole nostrane un Made in Italy di qualità, fatto di ingredienti sani, e riscoprire i prodotti tipici di ogni regione. Una tendenza già in atto, se è vero ad esempio che le mense scolastiche sembrano voler puntare sempre più su piatti genuini e sicuri: i dati dicono che quasi un terzo degli oltre tre milioni di pasti serviti ai ragazzi italiani sono biologici.
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