Il Leccio è senza dubbio uno degli alberi sempreverdi più rappresentativo del bacino del Mediterraneo visto che è a queste latitudini che trova il suo clima ideale. Lo si vede facilmente nei campi a delimitare i confini, lungo i viali cittadini, nei parchi e sulle colline dove spicca per la sua folta chioma. Essendo una pianta molto longeva e capace di raggiungere dimensioni notevoli, alcuni esemplari di leccio sono considerati alberi monumentali.
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Il suo nome latino è Quercus Ilexed. Si tratta di un albero che nel corso della sua lunga vita (può arrivare a mille anni) raggiunge altezze davvero imponenti.
Appartiene alla stessa famiglia del faggio e della quercia con la quale ha in comune la produzione di ghiande, ma a differenza di quest’ultima è un sempreverde. Per questo motivo, il leccio è coltivato anche a scopo ornamentale nei giardini e nei centri storici di molte città italiane.
La sua natura rustica e resistente gli permette di vivere centinaia di anni anche in ambienti aridi, ma è nei giardini italiani che trova il suo clima ideale. Bisognoso di spazio per sviluppare il suo lungo fusto eretto e la chioma foltissima, questa pianta raggiunge dimensioni comprese tra i 20-30 metri.
La caratteristica distintiva è proprio la chioma, che nei primi anni di vita della pianta ha un portamento cespuglioso per poi passare ad una forma più appiattita.
Anche la corteccia muta nel tempo: quando l’albero è giovane è liscia e grigia, col passare degli anni si scurisce e screpola.
Le sue ghiande sono più dolci rispetto a quelle delle querce. Per questo motivo rappresentano un’ottima fonte di cibo per molti animali selvatici (cervi, daini, cinghiali) e domestici (maiali). Sopratutto in passato, questi frutti sono stati impiegati per la produzione di una farina ottima per preparare pane e dolci.
Le ghiande della sottospecie rotundifolia sono sicuramente quelle più gradevoli al palato.
Da non confondere con la quercia, di cui è parente. Si tratta di un albero molto alto, dalla chioma densa a forma circolare. Il suo tronco è grosso e diritto e la corteccia color grigio-bruno scuro, dalla consistenza liscia.
Si riconoscono le foglie per la forma ovale o ellittica e dai margini lisci o dentati, con la lamina superiore di un bel verde lucido e quella inferiore bianca lanuginosa.
Il leccio (nome botanico Quercus ilex) è un albero sempreverde appartenente al genere Quercus, della famiglia Fagaceae. A questa specie appartengono due sottocategorie:
Il colore del tronco è colore grigio-brunastro e, come detto, tende a screpolarsi con il passare degli anni. Le foglie sono coriacee, persistenti, con la pagina superiore di colore verde scuro lucido, mentre quella inferiore di colore grigiastro e ricoperto da un sottile strato di peluria.
La pianta sviluppa sia fiori maschili che femminili separati tra loro. Solitamente, quelli maschili sono riuniti in amenti cilindrici, mentre quelli femminili sono pendenti, singoli o doppi, e dotati di un piccolo peduncolo che li lega al ramo.
La fioritura avviene normalmente nel mese di maggio, a cui è seguita la produzione di ghiande che maturano in ottobre. Sono infatti il frutto prodotto da questo albero e sono classificate come un achenio, esattamente come la castagna.
Come detto, si tratta di una pianta tipica del Mediterraneo e rappresenta uno dei simboli di questa macchia. In Italia è diffuso in particolare sul versante tirrenico della Penisola, ma è facile incontrarlo anche sulle altre coste e nell’entroterra. La sua adattabilità arriva a 600 metri di altezza sul livello del mare.
Non è una pianta esigente o difficile da coltivare. Al contrario, presenta pochissime esigenze colturali specifiche e si adatta bene a qualsiasi terreno e clima. Da quelli calcarei a quelli più argillosi, sopravvive in quasi tutti i suoli a disposizioni, purché non eccessivamente friabili.
È coltivato a scopo ornamentale nei giardini botanici e privati. In tal senso, le zone climatiche più favorevoli sono quelle meridionali e centrali, in posizione ben esposta alla luce diretta del sole. Nelle regioni settentrionali, invece, può essere coltivato con successo a patto che la messa a dimora avvenga in un luogo esposto a Sud e al riparo da vento e gelate. Essendo una pianta mediterranea, infatti, soffre molto le gelate e il freddo intenso.
Essendo troppo duro per la lavorazione, la coltivazione da reddito è destinata alla produzione di legna da ardere. Il valore del suo legno si attesta intorno ai 15 euro al quintale, a seconda della stagionatura.
La metodologia utilizzata per questo tipo di utilizzo è il trattamento a ceduo. Grazie a questa tecnica un sol ettaro di terreno coltivato a lecci può arrivare a produrre 2000-3000 ceppaie.
Chi volesse piantare un albero di leccio nel proprio giardino deve ricordare di tenersi a debita distanza dall’abitazione. Questo perché la sua chioma fitta, col passare degli anni, potrebbe diventare difficile da gestire e creare zone d’ombra anche in inverno proprio in prossimità della casa.
Ricordatevi sempre che si tratta di una pianta rustica, per cui è sconsigliato in zone dal clima freddo. Si adatta a terreno calcareo e alla salsedine, per cui sta bene in riva al mare.
Il momento migliore resta l’autunno, quando si rende necessario intervenire per sfoltire e contenere la sua folta chioma. Può essere potato anche per eliminare i rami primari secchi e ringiovanirne l’aspetto.
Altro intervento di potatura è la cimatura, usata per lo più per motivi estetici, che dà alla sua chioma una forma specifica.
Le ghiande, una volta mature, possono essere raccolte e seminate in vaso. Dopo 2 mesi si procede al loro trapianto in campo aperto. Importante effettuare regolare pacciamatura con sostanze ricche di materiale organico.
Il leccio si può coltivare anche in vaso e in terra come pianta da siepe. Come tutte le piante sempreverdi è perfetta per realizzare viali e muri verdi sia con funzione divisoria che difensiva, ma soprattutto come frangivento. Non a caso lo troviamo spesso nelle regioni meridionali costiere per proteggere dal vento marino. Coltivato come siepe, il leccio ha bisogno di un terreno ben drenato e di potature periodiche.
Specie nei primi anni di vita della pianta, o comunque subito dopo la messa a dimora, può essere necessario un supporto mantenga eretto il fusto.
Per quanto riguarda le innaffiature, devono essere regolari e sufficientemente abbondanti.
Tra un’innaffiatura e l’altra, però, occorre che il terreno asciughi completamente per evitare la formazione di pericolosi ristagni idrici che potrebbero compromettere la vitalità dell’apparato radicale della giovane pianta.
Le ghiande di leccio sono ancora oggi, in Spagna, il pasto principale per i maiali destinati alla produzione del famoso prosciutto iberico, il costoso jamon serrano. Questo albero maestoso ha il significato lunga vita, perseveranza, dignità e forza.
E forse non tutti sanno che nello stemma della Repubblica Italiana, oltre al ramoscello di ulivo, che indica la pace, ce n’è anche uno un ramoscello di leccio, che indica la forza: la forza che lavora per la pace.
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