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Lo zoo di Napoli fallisce ma i suoi animali dove andranno?

Lo Zoo Comunale di Napoli versa da una ventina d’anni in pessime condizioni, a causa del fallimento della società che lo gestiva e della solita politica sprecona e miope. Nato nel 1940 fu uno dei primi giardini zoologici italiani. Per tutta la seconda metà del ‘900 è considerato un luogo ideale per ricerche scientifiche, assumendo fama in tutta Europa e nel periodo d’oro ospitava specie animali a rischio di estinzione e nascite in cattività di specie rare o estinte nel loro habitat originario.

Lo zoo di Napoli fallisce ma i suoi animali dove andranno?

Negli anni novanta inizia però per lo zoo una fase difficile. L’area viene colpita dall’abbandono e dal degrado a causa dei debiti della società che lo gestisce – la Park and Leisure dell’imprenditore Cesare Falchero – che accumula un debito pari a 2,5 milioni di euro. La Park and Leisure gestiva anche Edenlandia, il vicino parco divertimenti nato nel 1965 come emulazione nostrana dell’americana Disneyland, nata 10 anni prima.

Alla fine lo zoo ha chiuso i battenti nel settembre 2003. Subito dopo la chiusura si registra una triste moria di animali a causa della mancanza di cibo, spazio e acqua. L’area riapre solo in parte nel 2005 ma la fatiscenza della struttura è palpabile e diffatti subito è richiusa.

Ora il parco è nelle mani di un curatore fallimentare che ha il non facile compito di trovare fondi e un nuovo progetto mentre il Comune si è impegnato ad emettere nel breve un bando internazionale per il recupero delle strutture.

Le specie animali ad oggi ancora nel Parco sono numerose: oltre ai leoni (vari cuccioli sono nati nel 2008), un elefante, coppie di orsi bruni e orsi dal collare, alcuni esemplari di tigre e leopardo, numerosi erbivori fra cui cammelli, zebre, cervi pomellati. Sono tante anche le specie di uccelli presenti, fra cui emù e struzzi, oltre a gru coronate, fenicotteri rosa, pellicani e cicogne. Anche oche, capretti ed altri animali domestici sono rimasti nella struttura, abbandonati alla loro sorte.

Nell’attendere le decisioni sul loro destino, è stata avviata dai Verdi campani una raccolta fondi in negozi, bar e ristoranti di Napoli per cercare almeno di assicurare loro cibo e cure.

Il fallimento dello zoo è un dato che deve far capire che queste strutture non hanno senso. Sono infatti un retaggio ottocentesco dello spettacolo dell’insolito e dell’esotico. Erano considerati un passatempo per la borghesia ed il popolo che per il proprio divertimento ha costretto per due secoli delle povere bestiole in gabbie strette e opprimenti in ambienti e in climi lontani dalle loro regioni.

La ricostruzione artificiale del loro habitat naturale poi, non è altro che un’ennesima offesa nei loro confronti. Una ridicolizzazione insopportabile e diseducativa per i più piccoli. I quali, dall’alto della loro sensibilità, finiscono per avere compassione verso quegli animali dagli occhi tristi, più che ammirazione e attrazione.

Alla luce di ciò, da un lato speriamo che gli animali dello zoo di Napoli trovino una sistemazione accogliente poiché pochi saranno in grado di sopravvivere nel loro ambiente originale da soli dopo una vita passata in una piccola gabbia o in un desolato laghetto.

Noi ci auguriamo che la moda dei bioparchi e dei giardini zoologici svanisca del tutto, per evitare un anacronistico supplizio ai poveri animali privati del loro bene più prezioso, la libertà!

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Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

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