Orto e giardino

L’orto aziendale di Microsoft: un’esperienza inusuale di urban farming in una grande azienda

Urban farming nella sede centrale di Microsoft per servire frutta e verdura a km zero ai suoi dipendenti.

Il ‘Km zero’ di Microsoft? E’ già realtà e si chiama Urban Farming, il progetto nato nel campus Microsoft di Redmond dove l’alta tecnologia e la voglia di sostenibilità sono al servizio dell’agricoltura idroponica. Ma cosa succede esattamente nel campus più hi-tech del mondo?

L’orto aziendale di Microsoft: un’esperienza inusuale di urban farming in una grande azienda

All’interno del campus, composto di 109 edifici in un’area di 2.400 kmq, ogni giorno vengono consumati 40.000 pasti (10 milioni in un anno). Un numero elevato, che ha bisogno anche di approvvigionarsi di quantità enorme di frutta e verdura freschi quotidianamente.

UrbanFarming in Microsoft
Un innovativo progetto che stavolta non ha nulla a che vedere con i sistemi operativi

Per rendere più sostenibile questo aspetto della politica aziendale, partendo dal presupposto che il cibo sia un bene prezioso, sia per chi lo riceve che per chi lo produce, Microsoft ha provato a introdurre un progetto pilota di coltura di insalata, ortaggi e alcuni tipi di frutta direttamente all’interno del suo headquarter principale vicino a Seattle.

Per far sì che la produzione alimentare necessaria a soddisfare il fabbisogno dell’azienda fosse sostenibile anche per l’ambiente, già da diverso tempo utilizza prodotti rigorosamente locali, evitando così l’inquinamento generato dal trasporto delle merci e favorendo le economie del territorio.

Questa volta però ha provato a fare di più. Per dare ulteriore impulso a questa politica di localizzazione delle forniture, ha dato vita ad una imponente sperimentazione basata sulla coltivazione diretta di frutta e verdura all’interno di micro-serre avveniristiche collocate all’interno del campus.

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Urban farming at Microsof
Microoft ha avviato un sistema di auto-produzione alimentare altamente sostenibile ed efficiente.

Utilizzando principalmente le tecniche della coltivazione idroponica, l’azienda ha avviato un sistema di auto-produzione alimentare altamente sostenibile ed efficiente, che  riduce le eccedenze e gli sprechi, favorendo una corretta gestione delle risorse idriche. Sono state create dunque degli orti verticali all’interno di torri in plexiglas, dove i consumi idrici ed energetici sono ottimizzati da un sofisticato software. Le verdure fresche coltivate qui vengono poi servite in diversi bar e mense dell’enorme campus di Microsoft. Si segue tutto il ciclo naturale della pianta, partendo dalla semina, eseguita in una parte apposita del campus, per approdare 8 giorni dopo all’orto idroponico, dove le piantine verranno nutrite e curate per finire nei piatti dei dipendenti Microsoft appena 2 settimane dopo.

L'orto aziendale di Microsoft: un'esperienza inusuale di urban farming in una grande azienda
L’orto aziendale di Microsoft: un’esperienza inusuale di urban farming in una grande azienda

La sede principale di Microsoft è pressocché una città a se stante, vi lavorano circa 20.000 persone, e offrire ai suoi cittadini diversi alimenti freschi coltivati localmente è un modo per renderli più contenti e naturalemente anche più produttivi.

Questo progetto ha dato l’opportunità di sperimentare su larga scala un orto urbano e le sue necessità, accogliendo suggerimenti dagli stessi dipendenti; l’obiettivo è quello di sviluppare un sistema di coltivazione che sia il giusto mix di sostenibilità e tecnologia, per rendere questi orti verticali più efficienti e produttivi senza impattare l’ambiente. Ad esempio,il team di sviluppatori della Xbox ha proposto l’utilizzo di luci al plasma invece che led o alogene, perché danno uno spettro luminoso più completo e permettono di imitare meglio la luce ‘naturale’, così la verdura ha un gusto migliore. Altri dipendenti invece vogliono sviluppare app per gestire e controllare i parametri di crescita delle piante.

Ma non è tutto. Nei prossimi anni il colosso informatico americano darà vita ad un vero e proprio ‘ecosistema autosufficiente‘ in cui ogni spreco verrà azzerato e la produzione alimentare sarà ulteriormente diversificata. Numeri importanti nel caso di un’azienda enorme.

Un approccio decisamente eco alla gestione del cibo che dimostra quanto facile sia – anche per una grande azienda – ridurre significativamente il proprio impatto ambientale.

Erika Facciolla

Giornalista pubblicista e web editor free lance. Nata nel 1980, si trasferisce a Bologna dove si laurea in Scienze della Comunicazione. Dal 2005 è pubblicista e cura una serie di collaborazioni con redazioni locali, uffici stampa e agenzie editoriali. Nel 2011 approda alla redazione di tuttogreen.it per occuparsi di bellezza e cosmetica naturale, fonti rinnovabili e medicine dolci.

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