L’Unione Europea riduce gli obiettivi di taglio alle emissioni di Co2 per il 2020
Non più del 30% rispetto ai livelli del 1990, ma del 25%, sarà il taglio minimo alle emissioni di Co2 in tutta Europa, che gli Stati membri UE dovranno effettuare entro il 2020.
Un taglio degli obiettivi strombazzati nemmeno un anno fa da Bruxelles, che non deve essere affatto dispiaciuto al Governo in carica, che non è stato molto chiaro in questi mesi su quali strumenti si intendono usare per realizzare questo taglio (ricordiamo che il ricorso al nucleare in Italia come eventuale strumento di taglio della Co2 non sortirà effetti prima del 2020, viste le date di entrata in funzione di nuove centrali).

La UE fa quindi una parziale marcia indietro negli obiettivi di taglio alle emissioni di Co2, incolpando la crisi economica che mette già in grossa difficoltà buona parte dei settori industriali.
Una lotta di lobby, in realtà, dove ad averla spuntata per il momento è stato il commissario all’Energia Gunther Oettinger, appoggiato dai Paesi più industrializzati a livello UE, Germania in primis.
Contemporaneamente, l’Unione Europea presenta la Roadmap per il 2050 e sposta in avanti i suoi obiettivi più ambiziosi, sperando che nei prossimi anni lo scenario sia più favorevole.
Il piano, presentato a Strasburgo, prevede un taglio alle emissioni dell’80% per il 2050, passando per due obiettivi intermedi (40% nel 2030 e 60% nel 2040), quando si spera che buona parte dell’industria e dei trasporti siano riconvertiti nel Vecchio Continente.
Una notizia non positiva, a nostro parere, non tanto per il taglio in sè, ma per la perdita di credibilità che continue variazioni agli obiettivi comportano per i piani della Unione Europea. Un piccolo taglio che non favorisce in maniera decisiva l’industria e che rischia invece di pregiudicare programmi di riconversione della stessa, visto che si creano aspettative di un nuovo taglio in un indomani.