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Mangio Quinoa, sono forse cattivo?

Da qualche mese a questa parte il popolo del web è animato da un dibattito dalle connotazioni etiche e sociali piuttosto controverse: mangiare quinoa equivale a condannare all’indigenza i contadini sudamericani?

Mangio Quinoa, sono forse cattivo?

La domanda nasce da un articolo dai toni abbastanza provocatori scritto dalla giornalista Joanna Blythman e pubblicato sul quotidiano inglese ‘The Guardian’.

Nel suo pezzo la giornalista britannica sostiene che la ‘fame’ occidentale verso i semi di quinoa, alimentata dalla sempre più diffusa reticenza a consumare cibi contenenti glutine, starebbe togliendo ai poveri agricoltori peruviani e boliviani una parte importante del loro sostentamento.

Il 2013, intanto, è stato l’Anno della quinoa, considerata simbolo per eccellenza della biodiversità.

Pur non essendo un vero e proprio cereale, perchè a livello botanico appartiene alla stessa famiglia di barbabietole e spinaci (la chenopodiaceae), infatti, i semi della quinoa presentano proprietà organolettiche e nutritive molto più simili ai cereali, e sono privi di glutine.

Da secoli questo ‘pseudo-cereale’ ha rappresentato la principale fonte di sostentamento per le popolazioni andine e gli stessi Incas la  chiamavano il “grano madre” per sottolineare la sua valenza sacra. Con le colonizzazioni i cereali europei hanno sostituito la quinoa che è stata etichettata ben presto come ‘cibo dei poveri’.

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Ora che il ‘cibo dei poveri ‘ è diventato ‘cibo dei ricchi’, le cose stanno effettivamente cambiando sia in termini di costi che di disponibilità. Sul mercato sudamericano (e non solo) finora il prezzo della quinoa era decisamente più accessibile rispetto al più costoso grano. Ora che la richiesta di questo simil-cereale sta crescendo – complice una cultura alimentare più profonda e la diffusione di stili di vita sostenibili  – il prezzo della materia prima è cresciuto e la disponibilità per i contadini diminuita.

Dunque la questione è diventata improvvisamente un problema etico e morale.

Certo, non si tratta di un attacco ai vegani e vegetariani o a tutti coloro che consumano quinoa per scelta; e  sicuramente i toni con cui è stato dibattuto l’argomento finora sono stati giudicati da più parti ‘eccessivi’ e ‘fuorvianti’ visto che a salire sul banco degli imputati non dovrebbero essere i consumatori occidentali ma le logiche perverse di un mercato che non bada alla sicurezza alimentare del pianeta ma al mero profitto.

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Alcuni sostengono che l’aumento della richiesta di quinoa sia un bene per gli agricoltori sudamericani; altri ribattono che senza i giusti investimenti in infrastrutture questa gente non potrà comunque permettersi di espandere le proprie attività.

Da qualsiasi punto di vista la si voglia considerare, è chiaro che la complessità dell’argomento suggerisce una riflessione più calma e attenta da parte di tutti gli organi politici internazionali, i grandi produttori e le autorità coinvolte.

Non abbiamo elementi a sufficienza per esprimere un giudizio, noi stessi vi abbiamo suggerito delle ricette a base di quinoa come ad esempio l’insalata vegan di quinoa.

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Published by
Erika Facciolla