Una notizia che a primo impatto rende felici, ma poi, approfondendo meglio la questione, finisce pure per inquietare. Andiamo per ordine.
La EEA, Agenzia Europea per l’Ambiente, ha pubblicato l’annuale Bathing Water Report, il rapporto sullo stato delle acque balneabili europee. L’Italia risulta aver rispettato nel 91,9% delle coste gli standard di balneabilità con una crescita del 6,6%; sono 21 le coste balneabili (0,4%) che invece non rispettano gli standard a causa dell’eccessiva presenza di Escherichia coli (sostanza derivante soprattutto dagli scarichi fognari) con un leggero decremento rispetto al 2010 dello 0,8%. Per il resto, 133 siti balneabili sono stati chiusi rispetto ai 33 del 2010, mentre 242 (4,9%) sono risultati insufficienti e non valutabili rispetto ai 632 (12,9%) del 2010.
Insomma, stando a questi dati sostanzialmente confortanti, il mare del nostro Paese sarebbe alla pari con quello di Cipro, Malta, Croazia e Grecia; le cui acque sono, come noto, incontaminate.
Ma l’entusiasmo viene subito frenato da una lettera di Giorgio Zampetti, responsabile dell’ufficio scientifico di Legambiente. Secondo quest’ultimo, questo dato così lusinghiero “non è però attribuibile a una seria politica di riduzione degli scarichi e di investimenti per migliorare il servizio di depurazione, ma soprattutto all’attuale normativa, entrata in vigore nel 2010, che prevede meno parametri e limiti meno stringenti rispetto a quella precedente”.
E ancora “Non dimentichiamo che, a 35 anni dalla prima legge sul trattamento delle acque reflue, il 30% dei cittadini italiani non è ancora allacciato a un depuratore. Un ritardo che ha già comportato l’avvio di una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea”.
Ma Zampetti non si ferma qui, diramando anche i dati tutt’altro che positivi raccolti da Goletta Verde lo scorso anno “nell’estate scorsa, il monitoraggio scientifico della Goletta Verde rilevò, infatti, 146 i punti critici disseminati lungo tutta la costa italiana, praticamente uno ogni 51 km di costa, l’80% dei quali fortemente inquinato. Risultarono off limits 112 foci a conferma del problema di mancata depurazione, che riguarda in primo luogo i comuni dell’entroterra”.
La colpa è anche del Governo e dei suoi controlli laschi: Sul sito del ministero della Salute infatti, l’ultimo aggiornamento in materia risale a giugno del 2010 con dati relativi al 2009 e dichiarazioni affidate all’ex Ministro della Sanità Ferruccio Fazio. Nemmeno il ‘Portale Acque’, creato appositamente per fornire indicazioni chiare e tempestive sulla balneazione, presenta dati esaurienti su tutti i tratti di costa.
Insomma, i dati Ue sono tutt’altro che veritieri, adulterati da controlli inappropriati e leggi ancora poco severe.
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