Mercatini dei contadini per combattere il degrado
Fino ad oggi pensavamo che i mercatini dei contadini, i farmers’ market come va di moda chiamarli, fossero utili per valorizzare la filiera corta e a km zero dei prodotti agricoli. Un modo per limitare l’impatto negativo sull’ambiente dei trasporti. Poi certo i mercatini abbelliscono le città e regalano ossigeno sociale e movimento alle tristi periferie popolari italiane.

Ma motivare la loro istituzione con la necessità di combattere il degrado non era il motivo principale. Invece a Bologna, città troppo ossessionata dal pensiero del degrado, il Comune nella sua comunicazione, sull’istituzione di altri quattro farmers’ market rispetto agli altri nove esistenti, ha voluto sottolineare che i mercatini dei contadini sono un grande strumento nella lotta contro il degrado: <<I mercatini dei contadini svolgono un’importante funzione di presidio di determinate aree del territorio comunale>>. Parole che arrivano dal Comune retto dal Commissario straordinario Anna Maria Cancellieri. E su questo tasto, quello del controllo del territorio, insistono anche le associazioni di categoria degli agricoltori: <<Siamo favorevoli a proseguire questa esperienza anche per “svolgere, una funzione di presidio nella piazza>>.
Insomma dalla teoria della “Finestra rotta” (la broken window) che ha avuto molto successo negli Stati Uniti (poi importata in Italia) che per combattere il degrado suggerisce interventi incisivi sul decoro urbano, ai mercatini della frutta e verdura anti degrado. Salto lungo ma ci sta pure. Perché alla fine i mercatini nascono, la gente li apprezza e mangia meglio a prezzi minori, gli operatori agricoli ci guadagnano e inquinano di meno. E le periferie diventano più belle, colorate e sane.
La mappa dei mercatini bolognesi:
I nuovi quattro devono alzare le tende e sistemare le bancarelle in Via Garavaglia, non lontano dalla sede del Quartiere San Donato; piazza Carducci e Largo Cardinale Lercaro al Quartiere Santo Stefano; piazza XX Settembre al Quartiere Porto. Quest’ultima piazza è spesso regno di pusher e spacciatori quindi il mercatino è visto come uno degli strumenti per liberare dallo spaccio questa zona centralissima, poche centinaia di metri dalla stazione dei treni, di Bologna.
Per chi è interessato a fare spesa sostenibile le altre sette aree sono: via Paolo Fabbri (al San Vitale), via Grandi e via Segantini (Reno), via Udine (Savena), il parcheggio di via Zanardi 247, via della Dozza e via Fioravanti all’xm24 (Navile). In due casi (via Paolo Fabbri quella di Guccini per intenderci e via Fioravanti) la nascita dei mercatini è stata stimolata da due centri sociali. Che ironia della sorte per alcuni sono considerati fonte di degrado. Infine continua la sperimentazione del mercato settimanale nella “piazza dei Colori”, in zona Mattei-Martelli. Zona spesso alla ribalta della cronaca per episodi di cronaca nera.
Sempre in tema di sostenibilità, anche se c’è un po’ di teoria in più e meno pratica, non dimentichiamo l’interessante tavola rotonda che si terrà domani presso l’Università di Bologna: Serge Latouche e Andrea Segrè parleranno di Economia, Crisi e Decrescita.