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In Sardegna si paga la spiaggia: un ticket per la protezione dell’ambiente

Camminare anche due ore, sudare, faticare, arrivare a un passo dalla meta e proprio in quel momento trovarsi davanti una persona che vi chiede cinque euro. E dovete pagare, se volete continuare e raggiungere l’obiettivo.

In Sardegna si paga la spiaggia: un ticket per la protezione dell’ambiente

Succede in Sardegna, dove adesso si paga per vedere il Canyon di Gorropu. Una vera perla naturalistica: il canyon europeo più profondo. Si estende dentro il selvaggio Supramonte e lo spettacolo è dominato da un fiume sotterraneo che sgorga all’improvviso all’imboccatura del monumento naturale, dominato da massi enormi levigati dall’azione millenaria e corrosiva dell’acqua.

Ma si paga anche a Tiscali. Il villaggio nuragico che si raggiunge solo a piedi, una bella camminata che secondo il sentiero scelto può durare anche due – tre ore, e che è occultato in cima a una montagna. Dentro una dolina, una grotta senza più tetto. Rifugio, secondo alcune teorie archeologiche, degli antichi nuragici, età del bronzo, che qui al sicuro costruirono un piccolo villaggio di capanne in pietra e legno. Anche qui si paga, al Comune di Dorgali.

Si paga il “ticket” anche a Bidderosa, a Orosei,  un’oasi naturale che custodisce una bella spiaggia. Qualche euro e prenotazione obbligatoria perché l’accesso è limitato.

A Cala Luna, invece, da tempo si è scatenata la guerra, a cui segue sempre una pace, tra i sindaci dei due comuni proprietari dell’arenile, si tratta di Dorgali –Cala Gonone e Baunei, con uno che vuole far pagare e l’altro no. Qui l’obolo era stato fissato in un euro. Insomma poco dispendioso ma si ammira una delle spiagge più belle del Mediterraneo (dove Lina Wertmuller girò Travolti da un insolito destino con Gian Carlo Giannini e Mariangela Melato).

Un'altra bella immagine del canyon di Gorropu

Perché si paga per godere di questi beni comuni? Naturalmente c’è una motivazione economica: si crea qualche posto di lavoro in paesi assettati di stipendio. Ma le somme ricavate spesso bastano appena per pagare i guardiani (che fanno pure le guide). Quindi la successiva motivazione (in particolare per Bidderosa) è legata alla necessità di controllare il bene e preservarne il suo futuro.

E il ragionamento fila. A Tiscali, per esempio, senza corde di protezione e occhi vigili facilmente i turisti, ma pure i locali, salterebbero senza limiti di educazione sui muretti millenari. Vista la fragilità del contesto, la custodia è iniziata nel 2005, il villaggio forse ora sarebbe sepolto da macerie indistinte per la pressione delle scarpacce degli escursionisti (il piacere di faticare in piena natura non significa rispetto dell’ambiente).

Anche nel Canyon Gorropu, l’ultimo ad introdurre il biglietto (ma i locali non pagano),  non mancano i maleducati  visto che gli schiamazzi disturbano la fauna. Poi chi lascia cartacce, la più insidiosa plastica ma pure il pericoloso vetro.
Insomma si paga, ma si investe nel futuro di questi monumenti naturali.

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Video sul Canyon di Gorropu:

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