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Nature: stiamo spingendo la Terra verso il punto di non ritorno

Sulla rivista Nature del 7 giugno è stato pubblicato un nuovo documento dal titolo “Approaching a state shift in Earth’s biosphere“. Barnosky e altri 21 scienziati di fama mondiale hanno messo a punto uno studio che dimostrerebbe come la terra sia vicina ad un punto di non ritorno.

Nature: stiamo spingendo la Terra verso il punto di non ritorno

Se è vero che la storia è importante per conoscere i tempi e i modi in cui avvengono i grossi cambiamenti, sembrerebbe proprio che d’ora in poi ci si debba aspettare solo il peggio. Quando gli ecosistemi sono messi duramente sotto pressione, avvengono una serie di reazioni a catena che innescano transizioni da uno stato all’altro. C’è un punto critico, un valore soglia, che gli esperti chiamano Tipping Point.

A quanto pare primi segnali d’allarme sarebbero già stati inviati.

Per  avere un’idea di cosa si intenda con l’espressione “cambiamento di stato” si può pensare all’era del Cambriano, quando si passò in modo rivoluzionario dalla vita dei microbi a quella multicellulare, una conversione a livello globale durata ben 30 milioni di anni.

Oggi l’essere umano ha raggiunto il ruolo di dominatore assoluto e sta divorando le risorse naturali a ritmi insostenibili, modificando l’intero ecosistema globale, la biosfera necessaria per la nostra stessa sopravvivenza. Tutte queste mutazioni sarebbero, secondo gli scienziati, molto più intense e frequenti rispetto a quelle che hanno prodotto un altro importante cambiamento di stato, l’ultima transizione glaciale-interglaciale avvenuta ormai 14 mila anni fa.

Al momento si presume che fatto 100 il valore soglia, entro 10-15 anni ci sia la buona probabilità di toccare quota 50 e una volta arrivati a quel punto entreremo di fatto in una zona calda, a rischio.

Molti studiosi hanno già da tempo parlato di una nuova epoca geologica, l’Antropocene, a dimostrazione dei cambiamenti che l’uomo ha indotto sul suo habitat naturale. Per fare solo due esempi, il 43% delle terre emerse è occupato dalle attività umane mentre un terzo di tutta l’acqua dolce viene consumata come se fosse una risorsa inesauribile.

Non si hanno strumenti per poter predire se la razza umana riuscirà a sopravvivere a tutto questo e di certo le cifre relative alle estinzioni a cui si andrà incontro sono da capogiro. Si stima che nel 2070 i tassi di estinzione saranno probabilmente maggiori rispetto a quelli relativi alla scomparsa dei dinosauri dalla Terra.

A volte viene da chiedersi se l’uomo stia davvero facendo di tutto per rientrare fra le specie in via d’estinzione.

Alessia Fistola

Nata in Abruzzo nel 1982, si trasferisce a Roma per conseguire una laurea e un master in psicologia, ma dopo una decina d'anni rientra nel suo piccolo paese ai piedi della Majella, fuggendo dalla vita metropolitana. Attualmente coniuga l'attività di psicologa libero professionista con la passione per la scrittura, un hobby coltivato sin dalle scuole superiori. Collabora con la redazione di Tuttogreen dal 2011, cura un blog personale di taglio psicologico e scrive articoli per un mensile locale. Nel tempo libero ama passeggiare nei boschi e visitare i piccoli borghi, riscoprendo le antiche tradizioni d'un tempo.

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2 Commenti

  1. La natura ha i suoi tempi e l’uomo paghera’ caro quello che sta facendo all’ambiente. Nessuno sentira’ la mancanza della razza umana una volta estinta.

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