OGM, in Friuli sempre più campi seminati con mais transgenico
Da alcuni mesi in Friuli, specialmente nella provincia di Pordenone, sta dilagando la polemica sulla semina di mais OGM.

Se negli USA, Canada, Brasile, Argentina, per citare i paesi in cui la presenza di semi modificati è più intensa, la presenza di alimenti OGM è un dato di fatto, in Europa e in Italia le resistenze a queste colture sono ancora forti.
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Per esempio, in Italia, l’uso in campo aperto di sementi geneticamente modificate è tuttora vietata. In tal senso si sono espresse anche le procure della Repubblica di Padova e Pordenone, fatto che non ha impedito all’azienda agricola Futuragra di seminare nel luglio 2013 ben 6.000 metri quadri nei suoi terreni di Vivaro, in provincia di Pordenone, con mais OGM della Monsanto.
La questione OGM in Friuli va avanti dal 2010, da quando le autorità giudiziarie intervennero per mettere a sequesto un campo coltivato con sementi della Monsanto. Da allora le polemiche tra le aziende favorevoli, i comitati contrari e le amministrazioni politiche non sono mai cessate.
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In quest’ultimo dibattito è anche intervenuto Carlo Petrini, fondatore del movimento SlowFood, che si dice scandalizzato per quella che considera una provocazione contro il patrimonio genetico del mais del Friuli Venezia Giulia, regione in cui il cereale di origine americana è stato la base della vita contadina negli scorsi due secoli. Per Petrini lo scandalo consiste anche nell’ostentazione di un crimine della cui gravità né i politici, né i cittadini si sono resi conto.
Dall’atro lato un sostenitore delle sementi modificate geneticamente, Roberto Defez, ricercatore del Cnr, si schiera contro la polenta, tipica pietanza friulana, prodotta con farina di mais biologico, sostenendo che sia responsabile del tumore all’esofago nella provincia di Pordenone.
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Spesso le polemiche, i muri ideologici non permettono di analizzare bene gli eventi, e le emozioni, come rabbia o sdegno, prendono il sopravvento. In questo caso, è urgente invece capire le motivazioni che spingono le aziende a scegliere sementi OGM invece che quelle tradizionali, in modo che le istituzioni politiche preposte all’agricoltura possano intervenire con leggi, sussidi o compagne a lungo termine in grado di favorire l’ambiente, gli imprenditori e la biodiversità, riconoscendola come una ricchezza e non un peso.