Un nuovo allarme proviene dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che avverte sui rischi provocati dall’assunzione di arsenico tramite l’acqua potabile: malattie cardiovascolari, tumori, lesioni cutanee, danni al sistema nervoso e diabete, per citare i più gravi.
Purtroppo il problema riguarda da vicino l’Italia e in particolar modo una quarantina di comuni dislocati nella provincia di Viterbo, nel Lazio: una storia infinita che non sembra ancora vedere la luce fuori dal tunnel.
Dal 1 gennaio di quest’anno, molti sindaci hanno dovuto vietare l’utilizzo assoluto dell’acqua del rubinetto, dove i valori di arsenico e fluoruro hanno superato i limiti consentiti dalla legge: 10 microgrammi al litro per l’arsenico e 1,5 microgrammi per il fluoruro.
Il problema è molto più grave di quanto si possa pensare, visto che i lavori di adeguamento per rendere l’acqua potabile con molta probabilità non termineranno prima del 2014 e nel frattempo le amministrazioni comunali non abbia i mezzi necessari per garantire i 6 litri quotidiani di acqua per ogni cittadino, come previsto dalla normativa.
I limiti di legge sono stati abbassati da circa 10 anni, passando da 50 a 10 microgrammi, ma mentre altre regioni, come Lombardia, Toscana e Trentino, hanno investito sui potabilizzatori, il Lazio ha completamente ignorato la normativa.
Allo stato attuale molti degli abitanti nella zona del viterbese saranno costretti a non utilizzare l’acqua del rubinetto per lavarsi i denti e cucinare, provocando non pochi disagi.
I danni dell’arsenico sono visibili solo dopo 5 anni e si manifestano con lesioni a carico di mani e piedi e cambiamenti nella pigmentazione, precursori di probabili tumori alla pelle.
Sono circa 150.000 le persone coinvolte e c’è il rischio che una cattiva informazione e un atteggiamento superficiale possano portare qualcuno ad usare sprovvedutamente l’acqua del rubinetto, mettendo seriamente a rischio la propria salute.
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