Che si faccia sul balcone, sul terrazzo, in un fazzoletto di terra, pubblico o ricavato in un’area condominiale, nelle città italiane continua a crescere il numero di cittadini che si improvvisa urban farmer, non solo per avvicinarsi ad un modo più ecologico e sostenibile di provvedere al fabbisogno alimentare domestico, ma anche per tagliare i costi relativi alla spesa alimentare che, come testimoniano le cronache e il crollo dei consumi, è una delle voci di costo che abbiamo dovuto ridimensionare per via della crisi economica.
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Secondo la Confederazione italiana agricoltori gli italiani che hanno abbracciato questa pratica riescono a risparmiare il 10% del costo complessivo destinato ai prodotti alimentari vegetali: tradotto in termini pratici, vuol dire che sempre più connazionali raccolgono frutta, ortaggi, legumi ed erbe aromatiche direttamente dal balcone di casa propria, meglio se orientato a sud-ovest dove l’esposizione solare è generalmente ottimale per la crescita di fragole, zucchine, pomodori, basilico e ogni altro tipo di varietà tipica del ‘fai-da-te’ agricolo.
Nel 2012 in particolare, il numero dei coltivatori dilettanti nel Bel Paese è cresciuto del 9% arrivando a quasi 5 milioni di italiani. Ciò significa che una famiglia di italiani su tre ha iniziato a dedicarsi al ‘caro vecchio orticello’ coniugandolo, in molti casi, alla classica attività di giardinaggio.
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Ma cos’è che si coltiva maggiormente? Le prime posizioni della speciale classifica sono occupate da pomodori e insalate (36%), seguono le erbe aromatiche (29%), la frutta (18%), e tra le verdure spiccano zucchine, melanzane e piselli (17%).
Il fenomeno, come detto, trova origine in fattori economici e sociali piuttosto marcati: basti pensare che con gli odierni 1,8 milioni di ettari destinati agli orti urbani, nel 2012 si è superata la superficie coltivata durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le necessità – sebbene faccia un po’ specie pensarlo – erano più o meno analoghe.
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Le aree del paese in cui si coltiva di più sono il Nord Ovest e il Nord Est (rispettivamente 72% e 60%) dove quasi metà delle città è dotato di orti urbani. Al Sud, invece, le uniche città attive in tal senso sono Napoli, Palermo, Andria e Barletta.
Insomma, che si tratti di bisogno indotto dalla crisi, di una ritrovata sensibilità ecologista, della semplice voglia di ritagliarsi un ‘angolo di serenità’ lontano dalla routine quotidiana o di una vera e propria ‘mania’, la filiera dei prodotti agricoli destinati al consumo alimentare non è mai stata più corta di così…
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