Ambiente

I paesi poveri più a rischio per il cambiamento climatico

In base agli studi recenti condotti dagli analisti di Standard & Poor (S&P) a causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uso sfrenato delle risorse naturali i paesi poveri più a rischio d’instabilità finanziaria.

I paesi poveri più a rischio per il cambiamento climatico

E’ stato redatto un elenco dei Paesi più vulnerabili in questo senso, tra i quali spiccano Vietnam, Bangladesh, Senegal, Mozambico, Papua Nuova Guinea e Indonesia, per citarne solo alcuni.

Per la valutazione sono stati presi in considerazione 3 indici: la percentuale di popolazione che vive a meno di 5 metri  sopra il livello del mare, l’impatto della produzione agricola a livello economico e un indice di vulnerabilità stilato dall’Università di Notre Dame.

Il Lussemburgo, l’Austria e la Svizzera sembrano essere invece i Paesi meno vulnerabili, non a caso paesi decisamente benestanti!

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L‘innalzamento del livello del mare rappresenterà un grave rischio per le inondazioni con la conseguente devastazione dei campi agricoli. Inoltre i cambiamenti climatici metteranno a dura prova le popolazioni a causa della diffusione di epidemie e nuove malattie.

L’aspetto paradossale, come hanno notato gli esperti, è che il futuro dei Paesi che subiranno i danni peggiori dipenderà in larga misura dalle scelte intraprese da esponenti politici fisicamente lontani dalle zone a rischio.

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E’ un dato oggettivo che già dal 1980 i grandi disastri naturali sembrano essere in rapido aumento. Tempeste tropicali e inondazioni sono sempre più frequenti e ci ricordano puntualmente quanto possa essere impotente l’uomo di fronte alla forza devastante della natura, una natura che è stata deturpata per decenni per soddisfare i bisogni dei Paesi industrializzati.

I cambiamenti climatici e l’invecchiamento della popolazione sono, secondo gli analisti, i due fenomeni dominanti che metteranno a dura prova la stabilità finanziaria mondiale. Eppure saranno i paesi poveri più a rischio d’instabilità finanziaria a causa di questi eventi.

Se infatti per far fronte all’invecchiamento ciascuna nazione potrà adottare provvedimenti individuali per contenere il fenomeno, nel caso del surriscaldamento la situazione è così globalizzata e riguarda tutti quanti, perché ha assunto dimensioni mondiali,. Per questo l’azione di un singolo Paese cambierebbe di poco lo status quo: è necessaria un’azione globale e sinergica da parte di tutti.

Per maggiori approfondimenti:

Alessia Fistola

Nata in Abruzzo nel 1982, si trasferisce a Roma per conseguire una laurea e un master in psicologia, ma dopo una decina d'anni rientra nel suo piccolo paese ai piedi della Majella, fuggendo dalla vita metropolitana. Attualmente coniuga l'attività di psicologa libero professionista con la passione per la scrittura, un hobby coltivato sin dalle scuole superiori. Collabora con la redazione di Tuttogreen dal 2011, cura un blog personale di taglio psicologico e scrive articoli per un mensile locale. Nel tempo libero ama passeggiare nei boschi e visitare i piccoli borghi, riscoprendo le antiche tradizioni d'un tempo.

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