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Pelle di pitone, è la moda italiana la maggiore importatrice

I negozi di lusso propongono sempre più numerosi scarpe, cinture, borse e portafogli rivestiti con pelle di pitone. Nessuno però pensa che queste specie di rettili, proprio a causa di una richiesta crescente da parte del mercato, ora sono pericolosamente a rischio estinzione. L’allarme arriva dall’ultimo rapporto del Centro internazionale del commercio (ITC), elaborato insieme all’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), e al programma Traffic del Wwf.

Pelle di pitone, è la moda italiana la maggiore importatrice

Oggi risultano quasi mezzo milione le pelli di pitone esportate dal Sudest asiatico ogni anno, soprattutto da Indonesia, Malesia e Vietnam. Un giro d’affari da oltre un miliardo di dollari. Alla voce importazione, l’industria italiana della moda e conciaria fa la voce grossa, precedendo tutti gli altri paesi per quantitativi di merce richiesta.

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Questo mercato, che ha per principale snodo Singapore, non offre però sufficienti garanzie di trasparenza, non sappiamo cioè da dove arrivano esattamente le pelli, e a quali rettili appartengano.

L’illegalità è latente, e nemmeno troppo nascosta. Il 20% delle pelli esportate dal Sud Est asiatico sono dichiarate come provenienti da animali in cattività, ma il rapporto dubita che sia davvero così, per ragioni di rapporto tra gli elevati costi di allevamento e il prezzo di mercato a cui poi viene venduta una pelle. Dal Wwf Italia fanno sapere che una pelle di pitone reticolato di 2,5 metri ha un costo sul mercato indonesiano di 125 dollari, e dopo la lavorazione può fruttare cinque portafogli, due borse e due paia di scarpe, rendendo anche oltre diecimila euro.

I conti non tornano, e dall’altra parte la Convenzione sul commercio internazionale di specie di flora e fauna selvatica minacciate di estinzione (Cites) non vengono sostenute dai soggetti coinvolti.

Imprese del settore che tuttavia, di fronte a un pericolo estinzione che per i reticolati è tutt’altro che esagerato, rischiano di dover subire un effetto boomerang: oltre alla specie di pitone, a rischio sopravvivenza è anche un intero comparto produttivo. Niente pitoni, niente pelli, dunque è opportuno che le aziende e i 27 Stati europei firmatari del Cites intervengano per rafforzare il sistema dei controlli, e studino con attenzione le rese e le utilizzazioni delle pelli, scarti e conce.

Sono queste le primarie informazioni necessarie per evitare le introduzioni e il lavaggio di materiale illegale in Italia. E salvare nel contempo i grandi costrittori.

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