Per combattere i parassiti niente pesticidi in agricoltura, con sostanze chimiche a go-go, ma l’uso di droni: questa è l’idea tecnologica delle campagne mantovane e si tratta del primo caso in Europa.
Questa metodologia comporta tre vantaggi: una lotta a impatto ambientale zero che mette al bando i pesticidi; un contenimento del pericolo di perdita di parte del raccolto che prima si aveva con le vecchie tecniche; una riduzione dell’inquinamento da CO2, poiché gli aerei funzionano a batteria ricaricabile.
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A iniziare la sperimentazione saranno 20 agricoltori mantovani per una superficie totale di 200 ettari. La loro lotta sarà fatta con l’imenottero parassitoide Trichogramma brassicae, un insetto oofago che neutralizza le uova della piralide. Si tratta di insetti già presenti in natura, ma non in misura sufficiente a contrastare l’avanzata del parassita del mais.
Ma che armi avrà a disposizione il drone? Delle sfere di cellulosa biodegradabili con all’interno le uova di Trichogramma Brassicae, che saranno sganciate come bombe biologiche sulle coltivazioni di mais, in modo da diffonderle, attraverso un distributore automatizzato montato sul drone, in maniera omogenea e rapida. Il drone arriva a un metro di altezza sopra la pianta da disinfettare, poi sgancia la capsula e nel giro di 15-20 giorni si sviluppano le larve per la lotta biologica.
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Si prevede che l’efficacia di questo metodo e i suoi costi siano pari a quelli previsti dai trattamenti chimici; ma con l’enorme vantaggio non trascurabile di un impatto ambientale zero.
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