Quella delle popolazioni congolesi del Virunga – uno dei più importanti e rigogliosi parchi protetti del continente africano – è una storia di lotte, dolore, sangue e interessi economici convergenti che da anni minacciano i quasi 800.000 mila ettari di territorio dove trovano riparo alcune delle più rare specie animali e vegetali, habitat ideale dei gorilla di montagna.
È una storia di soprusi, di attività illecite impunite, sepolte sotto una densa coltre di omertà mediatica; è una storia di multinazionali attirate dai giacimenti petroliferi che l’intera area custodisce nel suo ventre. Uno degli ultimi atti di questa vergognosa e sanguinosa battaglia vede protagoniste alcune società britanniche – la SOCO e la Dominion – interessate a mettere in pratica un ambizioso programma di perforazioni per ‘esplorare’ i giacimenti minerari che la foresta nasconde.
Leggi anche:
La ricerca dell’oro nero, insomma, minaccia ancora oggi la fragile biodiversità del polmone verde dell’Africa e la sopravvivenza dei suoi animali, soprattutto dell’orango, che è una specie gravemente minacciata per via del bracconaggio, e calpesta i diritti di pacifiche comunità nel tentativo di scacciarle dalle loro terre.
Già martoriata da anni di tensioni e di guerriglie interetniche, la popolazione del Parco del Virunga aveva appena ritrovato un delicato equilibro, riconciliandosi con la Natura e accettando con entusiasmo l’idea di proteggere il parco con iniziative di tipo turistico da cui ricavare una discreta fonte di guadagno. Tra loro, circa 30.000 pescatori sono tuttora impegnati in attività ittiche sostenibili nelle acque del lago Edward. Una tranquillità spezzata dalle due società petrolifere britanniche che non solo mina questo delicato equilibrio, ma rischia di riaccendere pericolose dispute economiche internazionali sul controllo dei giacimenti di coltan, oro, gas e petrolio.
Per tutti questi motivi, le associazioni ambientaliste e il WWF in primis, hanno fatto quadrato intorno al Virunga National Park e dei suoi abitanti, puntando il dito contro i responsabili di questo nuovo sopruso e denunciando le violenze subite dalla popolazione locale. Stiamo forse per leggere l’ennesima storia di land grabbing scritta in onore del dio petrolio?
Utilizziamo i cookie insieme ai nostri partner per personalizzare i contenuti e gli annunci pubblicitari, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico.