Il pino è un po’ l’albero simbolo dell’Italia, essendo molto diffuso nella penisola. Associato all’idea di immortalità e di inflessibilità, per via del suo fusto alto e dritto
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Il pino è una conifera che comprende oltre 100 varietà, è una pianta diffusa dalla pianura all’alta montagna. Appartiene alla famiglia delle Pinacee.
Ama la luce, predilige i terreni sciolti e sabbiosi dei litorali marittimi. È molto usuale infatti trovare pinete vicino alle spiagge e fra le dune, dove il pino si mescola con altre piante tipiche della macchia mediterranea.
Albero sempreverde maestoso che può vivere fino a 200-250 anni e raggiungere grandi dimensioni, fino a 30 m di altezza. Il periodo di fioritura è da marzo a maggio.
Il pino e l’abete sono due tipi di conifere appartenenti a generi diversi (il primo al genere Pinus, il secondo al genere Abies) ma alla stessa famiglia (Pinaceae.) Si differenziano principalmente per la disposizione dei loro aghi.
Gli aghi di pino sono inseriti in gruppi di 2, 3 o 5 mentre gli aghi di abete sono fissati uno ad uno ad uno. Inoltre, gli aghi di abete sono piatti e hanno 2 facce e 2 bande chiare sulla loro superficie inferiore.
Italia si trovano una quindicina di specie, indigene o esotiche, tra le quali:
È la varietà più diffusa in Italia, soprattutto in Liguria e Toscana. Preferisce i terreni secchi, ma cresce bene anche su suoli più profondi, ricchi, freschi e assolutamente non calcarei.
Cresce anche sulla sabbia ed in tutta Europa si è diffuso in presenza di dune ed in ambienti pressoché semi-desertici.
Le infiorescenze maschili sono minute e gialle mentre quelle femminili sono costituite dalle classiche pigne, che fecondate producono semi oleosi racchiusi in un guscio legnoso.
Il pino marittimo (tipo Pinus pinaster) è un sempreverde dalla forma conico-arrotondata di grande robustezza e rapida crescita. Ha una caratteristica corteccia screpolata arancio-marrone tendente al viola, ed i germogli sono di colore marrone. I rami crescono orizzontalmente dal tronco, che tende a diventare più sottile man mano che l’albero cresce. Gli aghi sono a coppie e sono lunghi da 10 a 25 cm, rigidi e robusti, di colore grigio-verde e rivolti verso la parte anteriore dei rami.
Come suggerisce il nome, tollera bene la salsedine e il vento marino, e difatti si trova sul lungomare sia sull’Atlantico che nel Mediterraneo.
In passato fu ampiamente piantato nelle zone paludose per stabilizzare il terreno e, in seguito, per rifornire le cartiere.
Il pino argentato (tipo Pinus monticola) cresce soprattutto tra le montagne del Nord America occidentale, in particolare sulle Montagne Rocciose, la Sierra Nevada e le Pacific Coast Mountains.
Come tutte le specie appartenenti al genere, è estremamente sensibile alla ruggine del pino bianco.
Il pino nero (Pinus nigra) è una grande conifera – può raggiungere i 55 m di altezza in condizioni favorevoli – diffusa in tutta Europa, ed in particolare l’Austria.
La sua corteccia è nera e molto screpolata, mentre gli aghi sono lunghi fino a 14 cm, rigidi, pungenti e diritti, sono accoppiati. Fiorisce a maggio e i suoi fiori sono impollinati dal vento. Produce pigne piuttosto grandi (8 cm) che maturano nel secondo autunno. La sua chioma è conica con una dirada naturalmente nei rami inferiori.
Il suo legno, per le buone proprietà meccaniche, è apprezzato per ricavare mobili, anche se è ricco di nodi naturali, e come legna da ardere e come polpa di cellulosa nell’industria cartaria.
Il pino mugo cresce in tutta Europa fino a 2.500 m di altitudine. In Italia si trova su tutto l’arco alpino. Ha una chioma densa e arrotondata, e può raggiungere i 3-4 m di altezza. Gli aghi sono rigidi e pungenti, di colore verde tenero, uniti a ciuffi di 2-3, mentre i rami sono ritorti e la corteccia liscia e grigiastra. Le pigne sono brune, ovoidali e non superano i 5 cm di grandezza.
Quest’albero ama i terreni secchi e ben drenati e tollera il calcare. Si adatta sia al sole che alla penombra, ma teme lunghi periodi di siccità e di caldo eccessivo. Le sue dimensioni ridotte ne fanno una delle conifere più adatte per i giardini. Il suo legno viene utilizzato per il camino e viene spesso piantato nelle vallate alpine per trattenere le valanghe per via del suo apparato radicale ben saldo. È noto soprattutto per le sue proprietà antisettiche ed è utilizzato molto in aromaterapia.
Il pino loricato (Pinus heldreichii o Pinus leucodermis) è diffuso soprattutto nelle foreste dei Balcani e dell’Italia settentrionale, per questo è chiamato anche ‘pino bosniaco’.
Caratterizzato da una corteccia morbida, di colore bianco-grigio, che nel corso degli anni diventata ruvida, può avere varie dimensioni. Gli aghi verde scuro sono piuttosto rigidi e disposti in gruppi. Le pigne sono di colore blu scuro, e diventando viola prima della maturazione.
È una splendida conifera adatta anche in un grande giardino, ma preferisce il sole ed un clima temperato al posto di temperature rigide, sebbene tolleri molto bene il freddo.
Il pino cembro (Pinus cembra) cresce nelle Alpi centrali tra i 1.400 e i 2.500 metri. La sua chioma è piramidale o ovale, il tronco è dritto ed i rami tesi verso l’esterno. La corteccia è grigia scura, liscia in giovane età e poi ruvida quando invecchia.
Gli aghi sono lunghi da 4 a 8 cm e di colore verde scuro. Sono raggruppati in gruppi di 5 (il che è raro nei pini) e resistono fino a 5 anni. Le sue pigne sono ovoidali e tozze (5-8 cm di lunghezza per 4-5 cm di larghezza), di colore rosso carminio, o rosa-violaceo.
Il pino cembro ama i terreni pietrosi e ricchi di silice, e ha una crescita molto lenta. Il legno ha delle venature molto fini che lo rendono adatto all’intaglio e all’ebanisteria.
Il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), chiamato anche pino bianco per via degli aghi fini e leggermente argentei, in realtà non proviene dalla Siria, dove invece cresce il suo simile, il pino brutia.
Il venti e la salsedine scolpiscono la sua silhouette e le gemme esposte muoiono, per questo si sviluppa maggiormente dalla parte opposta del mare.
Quando è giovane, la corteccia è grigia, ma con l’età diventa rosso-ocra, con screpolature e scaglie. I sottili aghi giallo-verde sono morbidi e appuntiti, inseriti a coppie.
Può raggiungere un’altezza di circa 20 metri. Ogni due anni, nascono pigne ovoidali lunghe da 6 a 12 cm, fissate allo stelo da un lungo peduncolo di un bel color ocra chiaro. Ama tutti i tipi di terreno, ma preferisce il calcare, anche se secco. Può crescere anche sulle rocce, aggrappandosi facilmente ad una scogliera.
Gli piace il calore, può tollerare siccità prolungate, ma l’umidità in eccesso gli può essere fatale, mentre non sopporta le gelate e la neve.
Brucia facilmente, in particolare le pigne resistono al fuoco per un po’ per poi scoppiare e propagare rapidamente il fuoco. Ha una chioma leggera che permette di sviluppare un sottobosco molto combustibile.
Il suo legno, molto simile a quello dei pini marittimi, può essere utilizzato per gli elementi strutturali in edilizia, piccola carpenteria, per fabbricare pallet, casseforme, mobili e casse, pannelli di compensato.
Qualche curiosità su queste grandi conifere diffuse in tutto il mondo, ma che non tutti forse conoscono bene.
I pinoli sono prodotti dal pino marittimo (Pinus pinea) e da una ventina di altre specie, ma di dimensioni troppo piccole per poter essere utilizzate. Si tratta di un alimento tipico del Mediterraneo, proprio perché sul suo bacino cresce questo tipo di conifera.
Rientrano tra gli alberi incriminati per la pericolosità della caduta, in questo caso, delle pigne. È dunque necessario provvedere periodicamente all’asportazione controllata di tutte le pigne presenti nella chioma. La rimozione (detta spignozzatura) deve essere eseguita ogni 3-4 anni ed è a carico della municipalità (in caso di parchi pubblici) o del proprietario de terreno (in caso di giardini privati).
Le conifere hanno un apparato secretorio che produce un’oleoresina, ovvero una miscela di resina e olio essenziale. Le cellule secretorie sono disposte attorno a canali in cui si accumula la secrezione di questa sostanza, la cui distribuzione e quantità dipendono dal tipo di pianta. L’organo secretorio si può trovare sia nel fusto, che nella radice che nella foglia.
In genere, la resina è presente soprattutto nella corteccia delle conifere, ma può essere secreta anche da alcuni alberi che non sono conifere (per esempio il sandalo che si ricava dall’albero di o la manna che viene secreta da un tipo di frassino).
La secrezione naturale è accelerata in caso di tagli sul tronco, per questo la raccolta avviene tramite raschiamento della corteccia e la pratica di incisioni nel legno e in alcuni casi dalla combustione (iniezione di acido solforico).
Ancora ampiamente utilizzata, la resina delle conifere e i suoi derivati è impiegata anche in medicina, in cosmetica e nell’industria.
Le varietà di questo genere provengono da una vasta gamma di climi e habitat, per tanto i requisiti di coltivazione variano notevolmente. Esistono tuttavia linee guida generali, attinenti e simili per tutte le specie.
Nasce dal germoglio ottenuto piantando i pinoli. Se molto vicini tra loro, la produzione di pinoli sarà maggiore, ma lo sviluppo della pineta si arresterà dopo breve tempo. Quindi, se si vuole una produzione estesa nel tempo, la pineta deve essere abbastanza rada.
Predilige il sole, per cui ha bisogno di essere collocata in una zona ben esposta ai raggi diretti. Non teme le basse temperature, ma non è indicato per le regioni alpine caratterizzati da forti nevicate durante la stagione invernale.
Ha bisogno di terreni molto drenati che contengano un’elevata percentuale di sabbia oppure di roccia. Si adatta anche a condizioni estreme, ma l’umidità eccessiva può danneggiare in maniera irreversibile tutto l’apparato radicale.
Gli esemplari adulti riescono a sopportare lunghi periodi di siccità, generalmente si accontentano delle piogge. Le piantine appena sorte sono invece molto fragili: basta toccarle per farle morire di disidratazione.
Se necessario utilizzare un concime stallatico in autunno.
Questa conifera è abbastanza resistente alle avversità e agli attacchi di altri microrganismi, sebbene sia sensibile all’azione di funghi, batteri ed insetti, che possono portare anche alla morte della pianta. Inoltre, può risentire anche del clima, della siccità, dell’inquinamento e della salinità in eccesso.
La malattia più frequente che può interessarlo è il marciume. I ristagni idrici possono infatti far soffrire l’apparato radicale e portare la pianta alla morte.
Se inizia a presentare dei segni di marcescenza, difficilmente è possibile recuperarla. Bisogna quindi prevenire questo problema.
Può essere colpito da processionaria o dall’afide del cedro: in tal caso va trattato con insetticidi o antiparassitari sistemici.
Entrambi sono particolarmente dannosi e appena si nota la loro presenza fra i rami è indispensabile intervenire subito per evitare che il problema si propaghi a macchia d’olio e diventi difficile da risolvere.
Ha molteplici utilizzi commerciali: dalla produzione di legname fino alla trementina ottenuta dalla sua resina e in cosmetica e fitoterapia l’olio essenziale.
La raccolta delle pigne e dei pinoli, che inizia ad ottobre per tutto l’inverno, viene fatta con scuotitrici meccaniche (nel passato i raccoglitori salivano sugli alberi).
Le pigne vengono poi distese all’aria aperta ad essiccare finché non si aprono e lasciano cadere i pinoli.
Il suo legno è resinoso, pesante, e non particolarmente pregiato. Proprio per la resina, che in realtà facilita la combustione, non è adatto come legna da ardere perché è pericoloso. C’è il rischio d’incendio dovuto ai deposito di fuliggine che lascia. Se proprio si vuole usarlo nel camino di casa, almeno di scelga il pino silvestre al posto dell’abete rosso e del larice.
Non è adatto neppure per l’industria mobiliera. Per lo più s’impiega solitamente per bancali, cassette da imballaggio e tavole per cantieri.
In carpenteria se ne usa per lo più sotto forma di pasta di legno e ridotto in fibre per riempire i pannelli di multistrato.
Essendo un albero alto resistente e dalla chioma folta viene spesso usato per alberature cittadine, nei parchi e nei giardini. I pini vengono utilizzati per alberare le strade in quanto resistono senza problemi all’inquinamento atmosferico, ai forti venti e alla salsedine e riescono a superare anche lunghi periodi di siccità.
Già Greci e Romani ricavavano pece, balsami ed unguenti vari, tra cui la ‘crapula‘, utilizzata per insaporire il vino, sinonimo più avanti di una persona dedita all’abbuffata.
Dalla resina si ottiene sia l’essenza di trementina che l’olio, la pece, usata in passato per sigillare gli scafi delle barche (calafataggio) e un’essenza paragonabile all’incenso.
Gli aghi del pino silvestre sono stati utilizzati per produrre un batuffolo di cotone che è stato filato per produrre un tessuto simile ad una flanella.
Dalle sue gemme si ricava l’olio essenziale, utilizzato nel settore della cosmesi naturale per produrre saponi e detergenti che hanno proprietà purificanti, deodoranti, stimolanti e energizzanti contro la stanchezza.
Inalato attraverso suffumigi e spray nasali è efficace contro il naso chiuso e la bronchite per le sue proprietà balsamiche, sedative e antinfiammatorie.
Anche dalla corteccia si ottiene un olio essenziale, ma di qualità inferiore, che viene usato per realizzare prodotti di cosmetici e per il bagno.
L’uso dell’olio essenziale di pino può causare irritazioni alla cute e alle mucose. Non è da utilizzare anche in caso di ipersensibilità, e allergia. Sconsigliato nelle donne incinte e in allattamento.
Possiede diverse proprietà che permettono di curare diverse patologie soprattutto inerenti all’apparato respiratorio (raffreddore, bronchite, tracheite, polmonite, asma; influenza). Oltre alla cistite cronica, prostatite, leucorrea e colecistite.
Ogni parte del pino viene utilizzata per le sue diverse proprietà:
L’olio essenziale ricavato da quest’albero viene utilizzato anche nei fiori di Bach. Grazie alla sua linfa resinosa dal forte odore, sarà possibile smuovere blocchi emotivi.
Le caratteristiche della personalità definita come ‘Pine’ sono simili all’albero stesso e ne tratteggiano uno stato d’animo fondamentale per l’umanità, spesso accentuato dall’educazione, dalla religione, da una morale rigida. In particolare:
Nella mitologia greca, la ninfa Pithys era ambita dal Dio Pan, ma gli sfuggì trasformandosi in pino nero. Ai Giochi islamici di Corinto si premiano i vincitori con delle corone di pino e non di alloro. Nel Medioevo, era simbolo di conoscenza e immortalità.
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