Progetto Olly: quando l’olio esausto diventa una fonte di energia
Una volta utilizzati per cucinare, gli olii alimentari solitamente prendono la via dello scarico del lavello. Vengono insomma considerati un inutile scarto. E invece, proprio dall’olio alimentare esausto si possono produrre calore ed energia elettrica.

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Lo dimostrano i confortanti risultati del Progetto Olly, iniziativa di collaborazione avviata in Toscana dagli enti locali, insieme ad aziende di smaltimento rifiuti e operatori della grande distribuzione. Una sinergia vincente, ma non certo nuovo sulla scena europea:
Olly è stato introdotto per la prima volta nel 1999 dalle autorità del Tirolo austriaco, e da allora ha raccolto solo successi presso le utenze sia domestiche che industriali. Solo tra Austria e Germania oggi sono coinvolte ben un milione e mezzo di famiglie.
Questo processo virtuoso oggi ha un brevetto e un marchio registrato, e garantisce agli oli vegetali una seconda vita, attraverso una nuova immissione nel ciclo produttivo. Una panacea che risolverebbe molti mali anche per Belpaese, dove ogni anno si consumano 3.5 Kg di prodotti oleosi a persona. Ricordiamo come la maggior parte di queste sostanze, una volta utilizzate in cucina, finisce nello scarico e, da qui, nelle fognature, nonostante il divieto imposto dal Dlgs. 152/2006, il cosiddetto “Codice dell’Ambiente”.
C’è poca informazione a riguardo, ma mancano anche le strutture idonee, i centri di raccolta e delle organizzazioni adeguate. Un dato, per riflettere: ogni litro di olio nelle fogne corrisponde a 1.000.000 di litri di acqua non potabile, con aggravio dei costi per la manutenzione delle fognature e per la depurazione delle acque.
Con Olly invece si eliminano dalle fogne circa 2.200 tonnellate di olio esausto all’anno ogni 650.000 abitanti e si producono circa 1 MWh di energia elettrica, pari al fabbisogno di 3000 famiglie, nonché 600 KWh termici, calore sufficiente per coprire i fabbisogni di 500 nuclei domestici. Numeri che hanno convinto dapprima gli amministratori del Trentino-Alto Adige, e ora della Toscana, a tentare la strada del recupero intelligente. Nelle sole Province di Prato e Firenze oggi troviamo oltre 30mila contenitori gialli per il conferimento degli oli esausti.
Al loro interno i cittadini posizionano appositi secchielli da 3 chili utilizzati tra le mura di casa per raccogliere i liquidi da smaltire: l’olio d’oliva, l’olio da frittura ma anche gli oli di conserve, delle scatolette di tonno e grassi di origine animale come strutto, burro sciolto o lardo. Una volta riempito, il contenitore ben chiuso viene appunto consegnato presso le “casette”: basta introdurre al loro interno uno specifico gettone riutilizzabile, ed ecco che si apre una fessura in cui va depositato il contenitore pieno e dalla quale si può ritirarne un altro, vuoto, lavato e pronto all’uso.
Una volta raccolti da aziende specializzate, gli oli alimentari vengono invece condotti presso un impianto di recupero che li trasforma in combustibile ecologico in grado, con la cogenerazione, di produrre elettricità e calore.
Signore e signori, questo è Olly: un’iniziativa che auspichiamo venga diffusa in tutto lo Stivale.
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