Salute

Come comportarsi in caso di puntura di pappataci: cosa succede all’uomo e ai cani

Cosa provoca, come prevenire e quali rimedi naturali

Oggi vi proponiamo il nostro speciale su come riconoscere e curare la puntura dei pappataci. Molto diffusi in estate, specie nelle zone più umide, i pappataci sono insetti da non sottovalutare. Pungono come le zanzare ma possono trasmettere malattie infettive molto gravi come la leishmaniosi, che possono essere letali soprattutto per i cani.

Come comportarsi in caso di puntura di pappataci: cosa succede all’uomo e ai cani

Cosa sono i pappataci

I pappataci (Phlebotomus) sono dei ditteri nematoceri appartenenti alla famiglia degli Psicodidi. Molto simili alle zanzare, sono però molto più piccoli rispetto a queste. I pappataci infatti raggiungono una lunghezza massima di 3-4 millimetri (pari a circa 1/3 delle zanzare).

Entrambe le specie sono insetti ditteri, ovvero, dotati solo di un paio di ali. Quelle posteriori, infatti, nel corso del tempo, si sono trasformate in bilancieri, organi utili a fargli mantenere l’equilibrio in volo.

Inoltre, sempre come accade con le zanzare, solo le femmine dei pappataci sono ematofaghe, ovvero si nutrono di sangue, sia umano che animale. I maschi dei pappataci, invece, per poter sopravvivere, si nutrono di sostanze zuccherine. Sono infatti chiamati glicifagi.

Come riconoscerli

Essendo molto piccoli, è difficile identificarli con precisione. Visti al microscopio, i pappataci sono color giallo paglierino, giallo ruggine o tendente al grigio. Il corpo è completamente rivestito di peli, mentre il torace, incastonato nell’addome, formare un angolo di circa 90 gradi.

I pappataci hanno grandi occhi scuri, di forma allungata, posti ai lati della testa. Il loro apparato boccale, che svolge funzioni pungenti e succhianti, è costituito da una proboscide corta rivolta verso il basso.

Infine, hanno antenne lunghe e ali ovali, molto più grandi rispetto al resto del corpo.

In che periodo ci sono i pappataci?

La stagione dei pappataci inizia in primavera e va avanti fino all’autunno, intensificandosi durante i mesi estivi. A causa dei cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo negli ultimi anni, non è raro incappare nei pappataci anche in autunno inoltrato e in pieno inverno.

Gli orari in cui la loro azione è più persistente ed efficace sono l’alba e il tramonto. Durante il resto del giorno, invece, preferiscono riposare in ambienti umidi e protetti: nelle crepe o nei buchi del terreno, nei muri, sotto il fogliame o anche nei ristagni di acqua delle piante.

Dove vivono i pappataci?

L’habitat naturale dei pappataci si trova nelle zone pianeggianti o collinari con un clima caldo e un ambiente umido e poco luminoso. In Italia, sono molto diffusi lungo le coste del centro-sud e nelle isole.

Tuttavia, per effetto dei recenti mutamenti climatici, i pappataci – così come altri parassiti – stanno modificando il loro ciclo biologico. Hanno cominciato a colonizzare anche zone dell’Italia settentrionale e riescono a sopravvivere anche in autunno inoltrato e in inverno.

Essendo molto piccoli, si sanno infilare praticamente ovunque, anche negli spazi più piccoli, come crepe e fessure nei muri, nei tronchi degli alberi, in un angolo del terreno…

Dove si annidano i pappataci?

I pappataci evitano la luce e i raggi del sole. Essendo molto piccoli (3-4 mm) e facilmente mimetizzabili con il colore giallo paglierino, ruggine, si nascondono facilmente in qualsiasi fessura, nei condotti fognari, nelle tane e nelle cucce degli animali, o comunque, in tutti gli spazi ombreggiati e areati.

Proliferano soprattutto negli ambienti umidi e ricchi di detriti organici.

Date le minuscole dimensioni e per il fatto che agiscono al buio, sono molto difficili da individuare. Tra l’altro, sono anche molto silenziosi. Non emettono il tipico ronzio delle zanzare. Pertanto, pungono silenti.

Come riconoscere la puntura dei pappataci: quali sono i sintomi

Questi insetti pungono perché hanno bisogno di alcune proteine contenute nel sangue per completare il loro ciclo vitale.

Attraverso la proboscide, rilasciano una sostanza anticoagulante che induce il nostro sistema immunitario a rilasciare istamina. Ed è proprio quest’ultima che viene prodotta per difendersi da un agente esterno  e che provoca le classiche reazioni di:

  • Arrossamento: la pelle intorno alla puntura può diventare rossa.
  • Gonfiore: è molto comune che la zona circostante la puntura si gonfi leggermente. Il grado di gonfiore può variare da lieve a moderato.
  • Prurito: le punture  possono causare prurito intenso nella zona colpita. Il desiderio di grattarsi può anche essere molto forte.
  • Dolore: alcune persone possono sperimentare dolore o una sensazione di bruciore nella zona della puntura.

La puntura può formare una piccola protuberanza o una papula sulla pelle. Questa protuberanza può essere di colore rosa o rosso.

A volte, la puntura di pappataci può provocare la cosiddetta “febbre da pappataci”. Del tutto simile alla sindrome influenzale, provoca un aumento della temperatura corporea, brividi, senso di malessere generale e mal di testa. Il tutto scompare nel giro di 3-4 giorni.

Reazione allergica

Quando il pappataci punge la pelle, possono comparire anche lesioni mucolo-papulose che provocano prurito e talvolta anche dolore.

È la saliva iniettata che provoca questi effetto. I soggetti allergici alla loro saliva, possono presentare una forma eritematosa e, nei casi estremi, avere potrebbero avere uno shock anafilattico.

In caso di reazione allergica, specie se grave, è opportuno consultare immediatamente un medico.

Possono trasmettere malattie?

I pappataci sono molto temuti perché, attraverso la loro puntura, possono trasmettere parassiti, batteri e virus correlati alla comparsa di determinate malattie infettive. Vediamole insieme

Leishmaniosi

In particolare, sono vettori del protozoo parassita noto come Leishmania spp.

La Leishmaniosi, che può colpire l’uomo ed alcuni animali tra cui il cane, è una malattia piuttosto frequente nei cani randagi. Può manifestarsi in forma cutanea lieve o viscerale. In quest’ultimo caso, va a compromettere la funzionalità degli organi e può addirittura essere letale per il cane.

La malattia può risultare pericolosa anche per l’uomo causando ulcere sulla pelle e il rigonfiamento di alcuni linfonodi. I sintomi possono durare per mesi, per poi, sparire in maniera spontanea lasciando cicatrici sulla pelle.

Nel nostro Paese, la Leishmaniosi canina trasmessa all’uomo è quasi sempre curabile con terapie mirate. Tuttavia, la patologia può rivelarsi molto pericolosa in soggetti fragili e con sistema immunitario indebolito.

La leishmaniosi nell’uomo si può presentare in due forme:

  • cutanea, con la formazione di lesioni profonde e ulcere della pelle
  • viscerale, con danni e problemi a carico di fegato, milza, midollo osseo e altri organi interni

Analizziamole più nel dettaglio.

Leishmaniosi cutanea

Il decorso della malattia porta alla formazione di vere e proprie ulcere e al rigonfiamento di alcuni linfonodi. Di solito, le ulcere spariscono spontaneamente, ma possono essere necessari mesi, se non addirittura anni. E, comunque, tali lesioni lasciano quasi sempre delle antiestetiche cicatrici.

Leishmaniosi viscerale

È una malattia subdola e difficile da diagnosticare, anche perché ha un’incubazione piuttosto lunga e i sintomi possono manifestarsi nell’arco di alcuni mesi o, a volte, addirittura entro qualche anno. Si tratta sicuramente del caso più preoccupante perché provoca l’ingrossamento di fegato e milza, l’alterazione dei valori del sangue con una significativa diminuzione di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.

Nei casi più gravi, e se non curata per tempo, la leishmaniosi può condurre alla morte.

Al momento, va ricordato, non esiste ancora un vaccino per l’uomo.

Altre malattie

Purtroppo non è ancora finita. I pappataci, infatti, sono responsabili anche di altre malattie nell’uomo, come meningite ed encefalite ma anche altre patologie:

  1. Febbre del Nilo occidentale: è una malattia virale trasmessa dai pappataci infetti. La maggior parte delle persone infette non presenta sintomi, ma in alcuni casi può causare febbre, mal di testa, affaticamento, dolore muscolare e, in rari casi, può portare a complicazioni neurologiche.
  2. Encefalite equina: è un’infezione virale che può causare encefalite (infiammazione del cervello) negli esseri umani e nei cavalli. È trasmessa principalmente dai pappataci infetti.
  3. Dengue: sebbene il vettore principale per la diffusione della dengue sia la zanzara Aedes aegypti, esistono alcune specie di pappataci che possono trasmettere il virus della dengue.
  4. Sindromi febbrili: alcuni pappataci possono trasmettere agenti patogeni che causano sindromi febbrili, come la sindrome da Tahyna, la sindrome di Batai e la sindrome di Oropouche.

Non è possibile sapere subito se la puntura rischia di trasmettere un’infezione. La comparsa di lesioni come ulcere deve insospettire e richiedere l’intervento di un medico.

Nel bestiame, invece, possono provocare anche la stomatite vescicolare.

 

cani e pappataci
Per difendere il cane dai pappataci, tra le altre cose, è indispensabile vaccinarlo contro la leishmaniosi.

Puntura pappataci sui cani

Oltre che l’uomo, i pappataci pungono anche gli animali, specie i cani. E in genere, la puntura dei pappataci, è più virulenta proprio su di essi. Quando la saliva di questi insetti è infetta, la sua inoculazione sottocutanea può infatti provocare conseguenze gravissime per i nostri amici a 4 zampe, fino a portarli addirittura alla morte.

La malattia di cui stiamo parlando è la cosiddetta Leishmania infantum, che può essere anche asintomatica. In tale evenienza, l’animale la incuba per mesi e anni prima di trasmetterla all’uomo o ad altri animali.

Per ridurre l’incidenza di questa pericolosa malattia è opportuno seguire una scrupolosa profilassi e ricorrere alla vaccinazione.

Come proteggere i cani dai pappataci

Come abbiamo appena spiegato, la puntura dei pappataci è molto pericolosa per i cani in quanto, una volta punti, possono addirittura rischiare la morte. Per proteggere i nostri fedeli amici, ecco alcuni utili consigli da mettere in atto:

  • vaccinarli contro la leishmaniosi
  • evitare passeggiate al crepuscolo e quando è ormai buio, soprattutto nelle zone costiere
  • applicare direttamente sul pelo repellenti a base di permetrina (anche se il cane è vaccinato)
  • far indossare al cane collari impregnati di deltametrina (anche se il cane è vaccinato)
  • far dormire il cane in casa, se possibile

Come prevenire la puntura dei pappataci

Dal momento che, come abbiamo visto, la puntura di pappataci non è nulla di così gradevole da testare, è meglio prevenire mettendo in atto alcune mosse strategiche almeno per ridurre il rischio.

Ovviamente, come per le zanzare, le api, le mosche e qualsiasi altro tipo di insetto molesto, in commercio esistono vari tipi di repellenti, disponibili in spray, salviette, stick, etc…

Noi, però, ci concentreremo su azioni preventive e rimedi naturali. Vediamoli insieme qui di seguito.

  • durante il giorno, arieggiare bene i locali ed esporli alla luce del sole, visto che essi prediligono invece le zone umide e al buio
  • controllare sempre i sottovasi delle piante eliminando l’eventuale acqua di ristagno, perché è il perfetto ricettacolo di ogni tipo di insetto
  • evitare di lasciare residui organici, sia dentro che fuori casa
  • prestare estrema cura e attenzione alla pulizia della cuccia del cane o alla lettiera del gatto
  • installare zanzariere specifiche a maglie più strette rispetto a quelle classiche e, se necessario, cospargerle anche con repellenti naturali
  • posizionare sui davanzali o in prossimità delle finestre delle piante aromatiche sgradite a questi insetti. In particolare, timo, rosmarino, aglio, peperoncino, melissa, citronella e gerani
  • riparare eventuali crepe e fessure nei muri per evitare che vi si annidino

Come curare la puntura dei pappataci

Se alla fine, nonostante tutte le precauzioni messe in atto, veniamo comunque punti dai pappataci, vediamo qui di seguito alcuni rimedi naturali efficaci per alleviarne le conseguenze:

  • Tea tree oil: un antibiotico naturale che svolge sia un’azione lenitiva del bruciore che disinfettante della ferita. Ne bastano pochissime gocce sull’area colpita e i benefici saranno immediati
  • Olio di neem: avendo proprietà antibatteriche, antimicotiche e insettifughe, quest’olio è un ottimo rimedio naturale contro le punture di pappataci. Miscelato all’olio di tea tree e diluito in acqua, va costantemente vaporizzato sulla pelle per tenere lontani tali insetti molesti
  • Allume di potassio: dalle proprietà calmanti, lenitive ed emollienti, contrasta le irritazioni e i bruciori della pelle, favorendo anche il processo di cicatrizzazione. Basta inumidire leggermente il minerale e strofinarlo delicatamente sulla parte colpita
  • Aloe Vera: antisettico, antibatterico e antinfiammatorio, basta un goccio di succo spremuto direttamente da una foglia e applicato direttamente sulla puntura. Chi non avesse una pianta di aloe a casa, può tranquillamente utilizzare il gel di aloe, venduto in erboristeria o nei negozi biologici. È efficace in egual misura al prodotto naturale. L’importante è che il gel sia costituito da almeno il 90% di aloe
  • Camomilla: dalle proprietà lenitive e disinfettanti, si può applicare la bustina di camomilla imbevuta in acqua calda, direttamente sulle punture e lasciare agire
  • Olio di geranio: ha proprietà insettifughe perché il suo profumo non è gradito a vari insetti. Si può applicare in piccole quantità direttamente sulle parti esposte, come funzione preventiva, oppure miscelato ad altri oli essenziali per contrastare gli effetti nocivi delle punture

Altri approfondimenti consigliati

Ecco come proteggersi da altri insetti in modo naturale.

Valerio Guiggi

Classe 1988. Laureato in Veterinaria e abilitato alla professione, si è sempre interessato alla branca della veterinaria che si occupa di Sicurezza Alimentare e Ispezione degli Alimenti, discipline per le quali a fine 2016 diventa specialista. Nella vita si occupa di consulenza sanitaria e normativa ad aziende che producono alimenti. Da sempre appassionato di scrittura, diventa articolista parlando di tematiche tecnologiche nel 2011 per unire la sua passione alla sua professione dopo la laurea. Scrive su Tuttogreen da giugno 2015, occupandosi di tematiche inerenti la sicurezza e la qualità alimentare.

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