Nello scorso mese di Luglio, una indagine della Ademe – l’agenzia francese per l’ambiente e il controllo energetico – ha causato un certo scalpore rivelando che la produzione di anidride carbonica generata dall’invio delle e-mail raggiunge cifre a dir poco sorprendenti.
Il rapporto dimostra, infatti, che un impiegato produce, in media, oltre 13 tonnellate di anidride carbonica all’anno per un totale di 19 grammi per ogni e-mail da un solo megabyte ricevuta e/o inviata. Ciò vuol dire che usare la posta elettronica è un’attività altamente inquinante, considerando che la media di gas serra e CO2 emessi dalle auto europee solo nel 2010 è di 140 grammi per ogni chilometro percorso.
La stima diventa ancora più eloquente se si pensa che aggiungendo in copia all’invio di un messaggio di posta elettronica altri dieci destinatari, l’impatto ecologico dell’invio quadruplica. Detto in altri termini, inviare una mail a otto persone ha un impatto ambientale pari a quello generato da una vettura lungo un chilometro di strada percorsa. Ma quali sono le ragioni di questo fenomeno? La Ademe spiega che i messaggi ‘virtuali’, una volta inviati, vengono riprodotti una decina di volte su diversi server che provvedono all’invio del messaggio al destinatario finale. Ad ogni passaggio, quindi, viene utilizzata una certa quantità di energia elettrica che aumenta in maniera direttamente proporzionale all’aumento del megabyte allegati. La conclusione è che quanto più è ‘pesante’ è la nostra e-mail, tanto più inquinerà l’ambiente.
Ragionando per grandi numeri, le cifre sono da capogiro: ogni giorno vengono generati 250 miliardi di e-mail, di cui l’80% sono spam, ossia messaggi di posta indesiderata, un dato destinato a crescere anno dopo anno. Nella sola Francia, l’impiegato di un’azienda di oltre 100 persone riceve in media ogni giorno 58 mail e ne invia a sua volta 33, che pesano in media un mega. Se si contano 250 giorni lavorativi all’anno, questo corrisponde a 13,6 tonnellate di CO2 emesse.
Sicuramente un grosso problema, ma ci sembra sia corretto puntualizzare alcune cose:
1) molte fonti hanno impropriamente parlato di e-mail inquinanti come le auto: alt, grossa imprecisione. Le e-mail non emettono polveri sottili, nè gas di scarico nocivi per la salute come le auto: la CO2 di per sè non è inquinante, sebbene alti livelli di emissione di CO2 possano accentuare i noti problemi del global warming e dell’acidificazione degli oceani.
2) è vero che mandare una mail – come tantissime attività umane, anche fare una corsa – contribuisce alla produzione di CO2, ma siamo sicuri che le mail non abbiano migliorato la sostenibilità del nostro modo di lavorare? Quanti spostamenti risparmiati, anche quante telefonate? Tante…
3) il vero problema è dato dalla sostenibilità della infrastruttura delle mail e di internet in generale: aumentando la quota di energie rinnovabili che facciano girare la macchina di internet, il problema sarà molto minore anche sotto il punto di vista della sostenibilità ambientale di questa commodity ormai irrinunciabile nelle nostre vite.
Meno paragoni impropri e meno sensazionalismo ci vorrebbe secondo noi, dunque, e più attenzione al problema vero, che è la sostenibilità del nostro caro mondo virtuale.
Articoli correlati:
Greepeace bacchetta Facebook: il social network inquina troppo
Utilizziamo i cookie insieme ai nostri partner per personalizzare i contenuti e gli annunci pubblicitari, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico.