Ambiente

Quante risorse naturali ci rimangono: un grafico interattivo ce lo spiega

Sovente sentiamo parlare di risorse naturali in via di esaurimento, complice soprattutto l’ingordigia dell’uomo, che sta accelerando il loro consumo in modo sproporzionato rispetto alla loro capacità naturale di rigenerarsi. A seconda della natura del bene in questione, il motivo può essere la continua richiesta di energia per le attività produttive umane, e l’inquinamento.

Quante risorse naturali ci rimangono: un grafico interattivo ce lo spiega

I limiti alle risorse naturali e i danni all’ambiente sono processi accelerati anche dall‘aumento delle classi medie – e dei loro consumi – nelle nazioni emergenti come India e Cina.

Il risultato, che ridisegnerà la Terra in questo primo secolo, è la scomparsa o la notevole diminuzione di vari tipi di risorse e specie di piante e animali.

La rivista americana di divulgazione scientifica Scientific American ha elaborato un bellissimo grafico per mostrarci la situazione passata e futura di molte risorse naturali. Nata nel lontano 23 agosto 1845, nel corso dei secoli, non ha perso la sua verve originaria, tanto che nel 2011 è stata premiata con il “National Magazine Awards for General Excellence”.

Le previsioni proposte dal magazine non sono certo confortanti. Basate sui ritmi attuali di sfruttamento o inquinamento delle risorse e sui possibili incrementi futuri, individuano l’anno di esaurimento o scomparsa di molte risorse e la percentuale rimanente.

A dimostrazione dell’eccellenza della rivista, il grafico è ricco di informazioni ma intuitivo. Si parte dal 1975 e si arriva al 2560 per mostrare l’andamento delle quantità di cinque categorie di risorse naturali: minerali, combustibili fossili, biodiversità, risorse alimentari e acqua. Eccone di seguito un’analisi.

1. Minerali
Indio. Esaurimento previsto per il 2028. L’indio è un metallo argenteo che si trova accanto allo stagno nella tavola periodica, condividendone molte delle sue proprietà, come il colore e la densità. Con gli attuali livelli di produzione (l’ossido di indio è un conduttore a film sottile utilizzato nelle TV a schermo piatto), si calcola che si estinguerà appunto tra 17 anni.

Argento. Esaurimento previsto per il 2029. Dato che l’argento uccide i microbi, è sempre più utilizzato per i rivestimenti dei prodotti di maggiore consumo. Oltre che ovviamente per farne preziosi. Agli attuali livelli di consumo, gli restano circa 19 anni di vita ma se riciclato, il suo utilizzo può protrarsi ancora per qualche decennio.

Oro. Esaurimento previsto per il 2030. A incidere sulla sua estinzione senza dubbio è la crisi finanziaria globale, che ha accelerato la domanda di questo minerale. Secondo Julian Phillips, direttore del Gold Forecaster, probabilmente le riserve di oro ne avranno ancora “solo” per un altro ventennio.

Rame. Esaurimento previsto per il 2044. Il rame è utilizzato in quasi tutte le componenti delle infrastrutture: dai tubi alle apparecchiature elettriche. Il quantitativo delle riserve note al momento è pari a 540 milioni di tonnellate ma recenti lavori geologici in Sud America indicano che ci potrebbero essere ulteriori 1,3 miliardi di tonnellate di rame nascosti nelle montagne delle Ande. Insomma, almeno un altro trentennio lo abbiamo garantito.

Litio. Esaurimento previsto per il 2560. Sebbene la domanda per questo minerale stia sempre più aumentando, perché è una componente essenziale nelle batterie delle auto elettriche – dunque la domanda dovrebbe subire tra qualche decennio una sensibile accelerazione – le riserve ad oggi conosciute di litio sono grandi abbastanza per durare più di cinque secoli. Senza contare quello contenuto nell’acqua del mare.

2. Combustibili fossili
Petrolio. Esaurimento previsto per il 2050. Malgrado le nuove frontiere tecnologiche che si stanno aprendo nel campo delle estrazioni, consentendo di estrarre petrolio anche in zone un tempo inimmaginabili (si pensi al largo del Golfo del Messico, tra i ghiacci dell’Alaska e nel Mar Caspio), le risorse di petrolio subiranno un picco di disponibilità a partire dal 2014. Ma nonostante l’incremento di cui sopra, se prima si prevedeva un suo esaurimento per il 2030, ora è slittato al 2050. O quanto meno, da quell’anno, si prevede che resterà solo il 10% dell’attuale quantità di petrolio. Insomma, abbiamo tutto il tempo per mettere sul mercato auto eco-sostenibili ma di contro, c’è anche tutto il tempo per inquinare il nostro Pianeta!

Carbone. Esaurimento previsto per il 2072. A differenza del petrolio, il carbone è considerato come una fonte di energia inesauribile. Non è così, almeno nelle previsioni di David Rutledge del California Institut of Technology. Basta vedere cosa è successo nel Regno Unito, dove la rivoluzione industriale è nata e si è sviluppata per prima proprio grazie ai grandi giacimenti carbonferi. Anche qui le curve di produzione hanno seguito una forma a “S”, in crescita e poi in picchiata. Elaborando le disponibilità di carbone dalle miniere del resto del mondo, Rutledge conclude che il mondo avrà estratto il 90% di carbone del carbone disponibile già nel 2072.

3. Biodiversità
I numeri delle estinzioni di alcune specie nell’anno 2010 riguardano tutte le principali categorie esistenti.

Il 18% dei mammiferi è in via di estinzione. Un animale tra i più a rischio è la lince iberica per via dei conigli che sono nel suo habita sono diminuiti. Tra le piante, 8% di tutte le specie è a rischio ed in particolare la sequoia Sant’Elena, nativa nell’isola dell’omonima isoletta nel Sud Atlantico. Tra gli animali, si calcola che il 20% delle lucertole si estinguerà. Su tutte la lucertola spinosa blu, a causa il sole diventato troppo cocente, causa quest’ultima che minaccia in generale molte specie. Il 10% degli uccelli è in via di estinzione, in particolare la gru dal collo nero, che soffre di perdita di habitat nelle zone umide dell’altopiano tibetano. Tra gli anfibi, il 30% della specie è in via di estinzione e su tutte la rana ad arco, devastata da una malattia fungina nella sua nativa Nuova Zelanda.

4. Risorse alimentari. Ecco invece i dati relativi ad alcune risorse alimentari.

Pesci. Sono gli animali più a rischio. Alcune specie hanno subito una grave riduzione negli ultimi anni, per la continua richiesta destinata all’alimentazione e per la caccia indiscriminata che subiscono. Quello di seguito è un autentico bollettino di guerra. Il pesce martello è diminuito dell’89% dal 1986. Questi animali sono ricercati per le loro pinne, mentre la zuppa è considerata in oriente un’autentica prelibatezza. Lo storione russo è diminuito del 90% dal 1965, causa la crescente richiesta di caviale La cernia nella varietà bocca gialla” ormai esiste solo in aree protette della Florida e del Brasile. L’anguilla europea è diminuita dell’80% dal 1968, perché il pesce si riproduce in tarda età e spesso ciò è reso impossibile dal fatto che viene pescato prima. Si stima che, se si fermasse la sua pesca, per ripopolare il mare sarebbero necessari 200 anni. Il pesce specchio atlantico, al largo della costa della Nuova Zelanda, è diminuito dell’80% dal 1970, a causa della pesca eccessiva mediante grandi reti a strascico.

Agricoltura. Anche qui i dati non sono meno confortanti. La produttività è influenzata pesantemente dall’aumento delle temperature. Negli Stati Uniti la produttività è prevista in aumento negli stati con grandi pianure ma vi sarà invece un calo in quelli del Sud-Ovest, già oggi in difficoltà. Russia e Cina aumenteranno la loro produzione, mentre India e Messico sempre per il global warming, la diminuiranno. In generale, le nazioni in via di sviluppo miglioreranno le quantità prodotte di alimenti primari.

Si prevede che entro il 2050, per contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla nutrizione, si spenderanno più di 5 miliardi di euro l’anno. Ma nel 2080, lo scenario agricolo mondiale sarà drasticamente diverso rispetto a quello che abbiamo oggi.

5. Acqua
Dal 1976 al 2005 i ghiacciai hanno perso la loro massa ad un ritmo spaventoso. In alcune zone dell’Europa e delle Americhe, i ghiacciai diminuito il loro spessore di mezzo metro all’anno. Entro il 2025 in alcune zone della terra le riserve idriche scenderanno sotto i 500 mc a persona all’anno. Questo, tra l’altro, è considerato il livello minimo accettabile per una società funzionante.

Le situazioni più critiche nell’immediato futuro risiedono in alcuni Paesi africani, guidati dall’Etiopia, che si stanno impegnando affinché si possa utilizzare fino al 50% del del Nilo. Senza il fiume, tutto l’Egitto sarebbe oggi deserto. Nell’Europa dell’Est la situazione del Danubio è molto critica essendo fortemente inquinato. Paesi vicini alla sua foce come Ungheria e Moldavia stanno cercando nuove fonti d’acqua. Nel Medio Oriente il fiume Giordano, tormentato da siccità e deviato dalle dighe israeliane, siriane e giordane, ha perso il 95% del suo flusso.

Nell’ex Unione Sovietica, il lago di Aral, un tempo il quarto più grande del mondo, ha perso il 75% della sua acqua a causa di dissennati programmi agricoli dell’Unione Sovietica, fin dal 1960. Nel 2060, causa l’aumento di siccità in alcune zone e di contro, l’aumento di piovosità in altre, cambierà l’orografia di molti corsi d’acqua. Secondo gli scienziati dell’US Geological Survey, tra 50 anni mentre in Africa orientale, Argentina e in altre regioni, ci sarà un aumento dell’acqua a disposizione,nell’Europa Meridionale e nella costa occidentale degli Stati Uniti se ne avrà molta meno.

Nel 2070 il ghiaccio che copre l’Himalaya sarà ridotto del 43%. Ciò sarebbe un duro colpo per quei fiumi che da esso si approvvigionano quali il fiume Giallo, lo Yangtze, il Mekong e il Gange. Con conseguenze drammatiche per le popolazioni che attingono acqua da questi fiumi. Anche i ghiacciai delle Alpi si stanno sciogliendo in fretta tanto che si prevede che entro il 2100 il Rodano scoparirà completamente.

Insomma, lo scenario è inquietante ed allarmante ma l’essere umano ha ancora il tempo di rimediare. Ha intravisto all’orizzonte un minaccioso iceberg e come il Titanic ci sta andando contro. Ma può ancora virare, rimediando ai suoi errori, prima che sia troppo tardi. E questo è un dovere soprattutto per i nostri figli e nipoti, per evitare che paghino il menefreghismo e l’ingordigia di chi li ha preceduti nel consumare le risorse naturali.

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Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

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