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Referendum sul nucleare: non si farà

Ieri il Parlamento ha avuto la fiducia agli emendamenti del cosiddetto decreto “Omnibus”. Oggi si va alle votazioni finali ma ormai è quasi ufficiale:  per il nucleare al posto della moratoria di un anno ci sarà l’abolizione momentanea.

Referendum sul nucleare: non si farà

Quindi il referendum di giugno sarà privato di una delle sue questioni fondamentali e cioè se gli Italiani vogliono o meno abrogare la norma che apre alla costruzione di nuove centrali per la produzione di energia nucleare oltre a consentire la ripresa delle attività scientifiche di ricerca  in questo campo.

Una mossa costruita “a tavolino” – sostengono molti osservatori – per non far vincere gli anti-nucleari!

Infatti la posizione di molti italiani è stata chiara fin dal referendum del 1987, in cui la maggioranza votò  per la chiusura delle centrali allora in essere e l’abbandono del nucleare come fonte di approvvigionamento energetico.

Negli anni successivi l’Italia ha assunto una posizione di attendismo nei confronti del nucleare ma senza investire nelle alternative al carburante fossile, portando avanti deboli sforzi nella ricerca di nuove fonti meno dannose verso l’ambiente e l’uomo. E’ nei paesi esteri (soprattutto USA) che si sono concentrati gli studi e la ricerca scientifica per trovare delle alternative energetiche.

Negli ultimi anni invece il Belpaese ha letteralmente “scoperto” il solare e l’eolico e gli investimenti in impianti di questo genere sono aumentati notevolmente, anche grazie anche ad una politica di incentivazione portata avanti dal Governo che quindi promuove le fonti rinnovabili. Vuoi perché i tempi sono maturi, vuoi perché l’innovazione tecnologica lo ha permesso, anche da noi si cominciano a costruire grandi parchi eolici e solari.

In sostanza la fiducia del Parlamento va contro la politica energetica promossa dal Governo in questi ultimi 3 anni e contro gli interessi stessi delle fonti rinnovabili.

Ma dopo l’approvazione cosa succederà realmente?

La parola ora passa alla Corte di Cassazione che potrebbe comunque bocciare il decreto e si tornerebbe ai blocchi di partenza.

Infatti l’emendamento fiduciato ieri abroga momentaneamente le disposizioni che avevano reintrodotto la produzione di energia nucleare in Italia in attesa di “acquisire ulteriori evidenze scientifiche”. Le stesse disposizioni da abrogare nel referendum di giugno ma ad infinitum. Quindi il decreto agisce nello stesso modo del referendum.

La Corte potrebbe anche stabilire che l’emendamento “soddisfi soltanto in maniera parziale le richieste del comitato promotore” (referendario). In questo caso la consultazione non verrebbe abolita “ma si terrebbe per un quesito ristretto”, rendendo quindi il voto solo simbolico.

Oppure, l‘abrogazione sospenderà di un anno la questione nucleare riproponendola nel 2012.

Un’era geologica per i tempi brevi della politica e anche per parte dell’opinione pubblica! Forse l’emozione suscitata dal disastro di Fukushima sarà sopita e tutti i giochi riprenderanno da zero…

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