La corretta raccolta differenziata richiede un’adeguata conoscenza delle norme vigenti anche in materia di rifiuti pericolosi. Vediamo cosa sono e come smaltirli.
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I rifiuti pericolosi rappresentano un tema molto attuale e relativo non solo alla produzione industriale. Anche in casa possiamo dover smaltire medicinali scaduti, pile, oli esausti o rifiuti ingombranti e di tipo elettronico.
Sono rifiuti urbani o speciali che possono avere un’origine civile o industriale. A causa dell’alta concentrazione di sostanze inquinanti presenti al loro interno, è necessario ridurne la pericolosità.
Per tale motivo vengono sottoposti a specifici trattamenti per renderli innocui. Non dovranno quindi seguire le regole della raccolta differenziata tradizionale.
Per la loro classificazione e definizione, oltre che lo smaltimento, bisogna consultare la normativa europea 1357/2014 del 18.12.2014 che sostituisce l’allegato III della direttiva 2008/98/CE.
In questa categoria possono rientrare gli scarti industriali, provenienti dalla produzione conciaria e tessile, dalla raffinazione del petrolio, dall’industria fotografica o metallurgica o da altri processi chimici. Possono includere anche solventi, oli esauriti, rifiuti della ricerca medica e veterinaria.
Questa classe di rifiuti comprende tuttavia anche quelli di origine civile, come le pile esaurite e i medicinali scaduti.
Secondo il decreto legislativo 192 del 2006, si definisce rifiuto “Qualsiasi sostanza o oggetto di cui il detentore si disfi o abbia intenzione o obbligo di disfarsi”.
Tra questi i rifiuti pericolosi richiedono una particolare attenzione per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento. In base al tipo di sostanze in essi presenti ricevono una specifica classificazione.
Questo tipo di rifiuti viene classificato in base alle differenti classi di pericolo.
Esistono, infatti, rifiuti esplosivi, comburenti, facilmente o estremamente infiammabili, tossici, cancerogeni, corrosivi, infetti, teratogeni, mutageni, eco-tossici o fonte di sostanze pericolose.
Le classi sono fatte in base al tipo di pericolo rappresentato da questo tipo di rifiuti:
I rifiuti infetti o a rischio infettivo sono generalmente di tipo sanitario. Si tratta di quei materiali provenienti da ambienti di isolamento infettivo in cui è presente il rischio di trasmissione biologica aerea.
Possono includere anche rifiuti contaminati dai liquidi biologici secreti o escreti da pazienti in isolamento infettivo. Comprendono inoltre i rifiuti da sepoltura, cremazione, esumazione ed estumulazione.
Fanno parte di questa classificazione anche i rifiuti da attività veterinaria.
La legge che ne disciplina il trattamento è il DPR 254/03, ed in particolare l’art. 24 della legge 31 luglio 2002, n. 179, regola la gestione dei rifiuti sanitari.
Anche i rifiuti prodotti in campo agricolo possono presentare un grado di pericolosità. Si tratta soprattutto di oli esauriti prodotti da motori, freni e trasmissioni idrauliche, batterie esauste, veicoli e macchine da rottamare, fitofarmaci non più utilizzabili, farmaci ad uso zootecnico non più utilizzabili o scaduti.
Altri scarti prodotti dalle aziende agricole, come oli vegetali esausti, pneumatici usati o materie plastiche, non sono inclusi tra quelli potenzialmente pericolosi.
Il problema del littering o abbandono riguarda tutte le tipologie di rifiuti, ma diventa particolarmente rischioso per quelli pericolosi. Infatti, oltre al degrado ambientale causato dall’abbandono di per sè, si avranno ripercussioni sull’ambiente, sulla qualità di vita e sull’igiene urbana.
Secondo quanto disposto dall’articolo 256 comma 2 del Testo Unico Ambientale e dall’art. 34 del DL n. 205/2010, è prevista una sanzione pecuniaria che va da 300 a 3.000 euro per chi trasgredisce al divieto di abbandono, che raddoppia in caso di rifiuti pericolosi.
Resta tuttavia difficile trovare i veri colpevoli di questo reato, che emerge grazie una serrata attività investigativa e un uso di un elevato numero di forze dell’ordine, per far fronte ai difficili accertamenti necessari per far emergere questa violazione amministrativa.
Nell’art.190 del DL 152/2006 viene richiesto a chi produce rifiuti pericolosi di tenerne traccia in un apposito registro (quantità, tipo) che deve essere consultabile dall’autorità di controllo.
Per ridurre l’alto impatto ambiente è necessario trattarli in maniera speciale. In base alle condizioni in cui si trovano e alla tipologia, potranno subire diversi tipi di smaltimento. Per esempio, alcuni solventi e acidi e basi possono comunque essere recuperati o rigenerati, altri materiali pericolosi possono essere sottoposti ad un trattamento chimico-fisico-biologico, oppure essere avviati all’incenerimento, mentre i rifiuti soldi posso anche essere portati in discarica.
Prima di procedere vengono analizzati per stabilire il centro di raccolta e smaltimento più adatto.
Per stoccaggio si intende l’insieme delle attività di smaltimento che prevedono sia il recupero che il deposito preliminare dei rifiuti ed è regolato dall’art.183 del DL 152/2006.
Questo deposito temporaneo, che spesso si trova nel sito di produzione, deve comportare in ogni caso una corretta separazione dei rifiuti e non generare alcun tipo di inquinamento del suolo, del sottosuolo o delle acque.
Lungo tutta la filiera di trattamento di questi rifiuti speciali, dallo stoccaggio, al trasporto allo smaltimento, si deve sempre prevedere che rechino un’etichettatura speciale, che deve contrassegnare anche l’area di deposito ed i contenitori in cui vengono conservati.
Si tratta del codice CER (Codice Europeo Rifiuti), che ne indica provenienza, origine e tipo, e nel caso di materiale pericoloso è sempre seguito da un *.
Il Testo Unico Ambientale all’articolo 193 disciplina anche il trasporto di questa classe di rifiuti. Bisogna tuttavia distinguere i rifiuti pericolosi secondo la normativa dei rifiuti, che hanno il codice CER seguito da un *, e quelli secondo il trasporto di merci pericolose ADR, che quindi sono assegnati ad uno numero ONU.
La loro rimozione dall’area di stoccaggio avviene con mezzi autorizzati al trasporto dei rifiuti speciali e pericolosi, per poi essere stoccati temporaneamente per effettuare delle analisi su campione che indicheranno presso quale impianto debbano essere conferiti.
Ogni anno o ogni 3 mesi, in base alla quantità, si trasportano in appositi impianti di recupero o smaltimento a seconda della natura e della pericolosità del rifiuto.
Si conclude così definitivamente il ciclo di vita di un rifiuto speciale pericoloso o non pericoloso.
Ci sono delle aziende private che si occupano della gestione dei rifiuti, ma anche i grandi aziende municipalizzate offrono questo servizio.
Generalmente occorre informarsi sulla presenza di appositi centri di raccolta o contattare società specializzate nello smaltimento.
Alcune aziende municipalizzate offrono un servizio di smaltimento a pagamento a domicilio per i privati che vogliono disfarsi di una serie di rifiuti speciali sia pericolosi che non, fornendo anche contenitori ad hoc, conformi alle prescrizioni di legge, e mezzi idonei ed autorizzati. Tra i vari tipi di hazardous waste figurano:
I pneumatici fuori uso rappresentano dei rifiuti speciali ma non vengono considerati pericolosi.
Per questo possono essere ritirati gratuitamente a domicilio fino a 4 pneumatici per anno, (oltre il costo è di 50 euro) oppure portati al Centro di Raccolta comunale, dove verranno presi in carico.
I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) rientrano in questa categoria. Solitamente provengono da elettrodomestici, come computer ed elettro-utensili ormai non più utilizzabili o vecchi. Richiedono, quindi, una raccolta separata lavatrici, frigoriferi, cellulari, etc.
Il toner di stampa può essere classificato come rifiuto pericoloso o meno in base alle sostanze in esso presenti.
Le cartucce per le stampanti seguono le stesse indicazioni dei toner circa la classificazione del rifiuto. Anche le fotocopiatrici ed i fax rientrano in questa categoria.
Pile e batterie esauste rappresentano dei rifiuti da smaltire in modo corretto data la loro potenziale pericolosità.
I neon, come tubi fluorescenti o lampade a basso consumo energetico, possono contenere sostanze pericolose come il mercurio. Per un corretto smaltimento occorre pertanto trattarle in modo appropriato e maneggiare con cura.
Anche i monitor, sia delle TV che quelli dei vecchi PC possono rientrare nella categoria dei RAEE.
I farmaci scaduti sono considerati rifiuti sanitari non pericolosi, per questo sono regolati dalle norme sui rifiuti speciali non pericolosi. Solo i medicinali citotossici e citostatici (in grado cioè di distruggere cellule con le quali vengono in contatto, come i chemioterapici ad esempio) sono ritenuti pericolosi, per cui seguono la normativa ad hoc sui rifiuti pericolosi.
Quindi, la raccolta differenziata dei farmaci scaduti utilizzati in ambito domestico si può fare portando i farmaci negli appositi centri, o presso farmacie e ambulatori medici dotati degli appositi cassonetti.
Sono classificati come pericolosi tutti gli oli esausti provenienti dalla lavorazione industriale. Anche gli oli di frittura esausti prodotti in ambito domestico richiedono di non essere dispersi nell’ambiente data la loro pericolosità.
Alcuni tipi di rottami metallici, ferrosi e non, sotto determinate condizioni cessano di essere considerati pericolosi.
I rifiuti inerti, provenienti da demolizioni di edifici e prodotti da cantieri edili, vengono classificati come rifiuti speciali.
I frigoriferi rientrano nella categoria dei Rifiuti da Apparecchi Elettrici ed Elettronici (RAEE). Sono considerati pericolosi dalla normativa vigente a causa del loro notevole impatto sull’ambiente e per i gas refrigeranti in essi contenuti.
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