Scandaloso! L’Africa è usata come discarica per i rifiuti pericolosi e per l’elettronica
L’Africa sta diventando un’autentica discarica a cielo aperto di materiale elettrico ed elettronico, spesso pure pericoloso per le sostanze che rilascia col tempo nell’ambiente. Per arrivare a recuperare il rame da avviare al riciclaggio, gli oggetti vengono bruciati, rilasciando tossine e sostanze inquinanti che vanno a contaminare il suolo, l’aria e l’acqua, oltre a danneggiare la salute di chi in quelle discariche lavora. In molti casi si tratta di bambini, alcuni di appena cinque anni secondo un recente rapporto Onu, che maneggiano per ore rottami contenenti piombo, mercurio e sostanze nocive per il sistema endocrino.

I Paesi che stanno fungendo da autentici sversatoi dei paesi industrializzati sono: Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Liberia e Nigeria. Principale protagonista in negativo di questo fenomeno è l’Europa, da cui provengono l’85% dei rifiuti, mentre un 4% dai paesi asiatici.
Si parla di circa 220mila tonnellate di prodotti elettrici ed elettronici giunti in Africa nel solo 2009, secondo un recente studio del Programma Ambiente delle Nazioni Unite dal titolo “Where are WEee in Africa?”. Solo circa un terzo di questa merce è diretta al recupero e al riciclaggio, ma la maggior parte, dopo aver viaggiato tra i materiali legittimi per sfuggire ai controlli doganali, finisce in discariche non controllate, miniere abbandonate e cave di ghiaia. Non senza prima aver ovviamente garantito profitti a chi gestisce illegalmente viaggi e smaltimento e a chi, in Europa, riesce ad eludere in questo modo i costi delle normative ambientali.
Il Parlamento europeo ha già approvato in Plenaria la proposta di revisione della direttiva RAEE (rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici) che aumenta gli obiettivi di raccolta di ogni stato membro: entro il 2016 i paesi Ue dovranno riuscire a raccogliere, ogni anno, 45 tonnellate di rifiuti di prodotti elettronici per ogni 100 tonnellate di beni messi sul mercato nel triennio precedente, così da aumentare le percentuali di recupero e riciclaggio e gestire tutto “alla luce del sole”.
Speriamo serva a ridurre il fenomeno. Perché l’Africa, con tutti i problemi che già ha, non ha certo bisogno di quelli legati all’ambiente. Procurati e aggravati, come tutti gli altri, da noi occidentali.
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