In un contesto di cambiamenti economici e tecnologici causati dalla globalizzazione e da un costante processo di integrazione e interazione, le città europee affrontano una sfida decisiva, per il futuro di tutti: coniugare la competitività con uno sviluppo urbano sostenibile. E’ chiaro come questa sfida possa avere un impatto notevole su ogni aspetto della qualità della vita urbana, a partire dall’economia per arrivare alla cultura, alle problematiche sociali e, non certo da ultimo, alle condizioni ambientali.
La vera sfida, però, non è quella giocata dalle grandi metropoli europee, ma piuttosto quella che riguarda le città di medie dimensioni, dove vive una buona detta degli abitanti del vecchio continente e che devono fronteggiare la ‘concorrenza’ delle metropoli più grandi, ma senza avere, il più delle volte, le stesse risorse e la stessa capacità organizzativa. Tra l’altro di tratta di città con una lunga storia alle spalle, con vincoli e risorse diversissime da quelle delle smart cities che vengono progettate e costruite oggi ex novo nel mondo, soprattutto nei paesi emergenti.
Per applicare uno sviluppo ‘endogeno’, cioè autonomo e che parta dalle risorse presenti sul territorio, e per raggiungere una buona posizione nella classifica delle città europee più smart, queste città devono mirare ad individuare e valorizzare i loro punti di forza: ecco come sono state selezionate le 70 smart cities europee, presenti nella graduatoria pubblicata su http://www.smart-cities.eu, tra le oltre 1600 analizzate in questo interessante studio fatto dalle Università di Vienna, Lubiana e l’olandese Delft Institute of Technology.
Le 70 città selezionate presentano le seguenti caratteristiche:
1. una popolazione urbana compresa tra i 100.000 e i 500.000 abitanti, per valutare le città di ‘taglia media’;
2. un bacino di utenza inferiore a 1.500.000 abitanti, per escludere le città dominate, a loro volta, da una metropoli più grande;
3. almeno un’università, per considerare città di cultura medio-alta.
Dopo un ulteriore restringimento di campo e l’elaborazione dei dati raccolti, sono rimaste 94 città, tra le quali, appunto, le 70 scelte come campione.
Una Smart City, in sintesi, è una città che ben combina e armonizza 6 caratteristiche in particolare, fondate sulla combinazione ‘intelligente’ delle risorse della stessa città e delle attività di cittadini autonomi, indipendenti e consapevoli. In termini tecnici, questi 6 ‘pilastri’ sono noti come:
1. smart economy = economia intelligente
2. smart mobility = mobilità intelligente
3. smart environment = eco-sostenibilità
4. smart people = gente intelligente
5. smart living = stile di vita intelligente
6. smart governance = amministrazione intelligente.
Per mettere a confronto le 70 città e stilare la graduatoria definitiva, è stato necessario, ovviamente, standardizzare i criteri di ‘misura’ di questi 6 indicatori, ottenendo così, per ciascuno di essi, un ‘punteggio’ da assegnare a ciascuna città, a seconda dei dati raccolti: ecco come nasce la classifica pubblicata su http://www.smart-cities.eu/ranking.html.
Una curiosità: tra le 70 città valutate, guidate dalla ‘virtuosissima’ Lussemburgo (nella foto in alto), sono presenti anche 4 capoluoghi italiani. Il miglior piazzamento è quello di Trento, storicamente al top della qualità della vita in Italia, che si è conquistata il 45° posto, seguita a breve distanza da Trieste, al 49° posto, Ancona e Perugia, rispettivamente al 51° e 52° posto.
Una presenza obiettivamente povera delle città del nostro Paese, che deve anche rappresentare una spinta decisiva al miglioramento, nell’ottica, soprattutto, di un generale innalzamento della qualità della vita.
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