Categories: Notizie

Spreco alimentare: il 40% del cibo è buttato perchè… brutto!

In tutta Europa sono all’ordine del giorno le manifestazioni e le proteste per i duri effetti della crisi economica globale, che dal 2008 ha messo in ginocchio molte famiglie. Ebbene, penserete che in tale contesto, così critico, i fenomeni di scarto o spreco del cibo siano considerati come un vero sacrilegio. Niente di più sbagliato.

Spreco alimentare: il 40% del cibo è buttato perchè… brutto!

Una ricerca, commissionata dal programma di sicurezza alimentare globale del Regno Unito, ha dato risultati scioccanti. Nel Paese, fino ai 2/5 della produzione di frutta e verdura finisce nel cestino o, nel caso migliore, in pasto agli animali. Il motivo? L’aspetto estetico, giudicato non accattivante dai consumatori!

SCOPRI COME… Un condominio di Helsinki condivide il cibo per risparmiare e limitare lo spreco alimentare

Avete capito bene. Al di là delle qualità organolettiche, che possono essere anche le migliori, può bastare un frutto ammaccato, troppo piccolo o di un colore non molto allettante, per scatenare il gran rifiuto del popolo dei supermarket. Tutto questo, in un Paese dove 5 milioni di persone vivono in estrema povertà, tanto che 400.000 hanno chiesto il sostegno del banco alimentare nel 2012.

Questi ‘turpi’ fenomeni di spreco, purtroppo, non sono un vizio del solo Regno Unito. A livello mondiale, si calcola che 1/3 della produzione di cibo finisca in pattumiera. Nei Paesi in via di sviluppo, le fasi più delicate dove si verificano le maggiori perdite alimentari sono quelle della conservazione, della lavorazione e del confezionamento dei prodotti, mentre nel Regno Unito gli sprechi riguardano soprattutto la produzione iniziale e il momento del consumo.

Che dire poi del 90% di americani che scartano il cibo per una non corretta interpretazione delle date di scadenza?

LEGGI QUI: Altri dati sullo spreco alimentare: un terzo del cibo è buttato!

Tornando al Regno Unito, il dossier descrive una situazione paradossale: ogni anno vengono buttate alle ortiche 15 milioni di tonnellate all’anno di cibo e, nella metà dei casi, gli autori dello “scempio” sono proprio i consumatori. Decisamente poco parsimoniosi e molto scialacquatori, se pensiamo che ogni famiglia, in media a settimana, destina ai rifiuti 5 kg di alimenti, nella maggioranza dei casi sicuri e consumabili. Con un costo medio annuo, per nucleo familiare, di ben 680 sterline (800 euro).

Secondo il rapporto, errori di cottura, quantità eccessive di cibi preparati e il superamento delle date di scadenza, sono le principali cause che portano le famiglie a gettare 1/5 dei cibi acquistati.

COSA SONO? Food sharing e food swapping: condividere il cibo

S’intravedono comunque segnali positivi all’orizzonte. L’incremento dei prezzi e la maggior sensibilità al problema della sostenibilità paiono invogliare i consumatori a dirigersi anche verso la frutta e verdura “meno bella”, con i supermercati che si stanno attrezzando per dedicare dei veri e propri spazi ai prodotti ortofrutticoli “atipici”, ossia differenti dallo standard per forma e dimensioni. Per ridurre gli sprechi, inoltre, tra le molte proposte i relatori individuano il miglioramento della produzione e delle tecniche d’imballaggio, oltre all’adozione delle nuove modalità per limitare i rifiuti in casa.

In un mondo dove 1 persona su 8 soffre la fame, la riduzione delle perdite e degli sprechi, in tutto il sistema  produttivo, costituirà il passo cruciale verso la sicurezza alimentare globale. Solo in tal modo sarà possibile sopperire alle esigenze di una popolazione sempre in crescita, rispettando il principio della sostenibilità. Il monito principale del rapporto rappresenta anche un augurio.

Outbrain
Published by
Marco Grilli