Il 21 aprile 2011, in una bella giornata di sole, tre giovani pescatori sportivi, al largo di Capo Figari (OT), in Sardegna, avvistano una tartaruga marina in visibile difficoltà che si trova a pelo d’acqua.
Il povero animale non riesce più ad immergersi in profondità. Cerca di allontanarsi, tenta una piccola apnea ma poi torna a galla con il carapace rovesciato. I tre ragazzi allora capiscono che non possono lasciarla lì. Devono salvarla!
Si avvicinano a quella che poi verrà identificata dagli esperti dell’Area Marina Protetta Tavolara (AMP di Tavolara) come un esemplare di Caretta caretta, una delle specie di tartaruga marina tra le più comuni del Mar Mediterraneo.
Grazie alla strumentazione di bordo, l’accostano dolcemente e la caricano sulla barca. Pesa circa 16 kg ed è lunga 50 cm.
Jacopo Potenza, uno dei tre soccorritori, racconta di aver vissuto un’esperienza incredibile tenendola tra le mani. Munito di guanti, Jacopo è stato il primo ad estrarla dall’acqua ed il primo a tenerla in braccio, provando una grandissima emozione. Subito dopo aver constatato che la tartaruga non riportava ferite esterne, ma aveva un aspetto malato, con tempestività chiama prima la Capitaneria di Porto e poi l’AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo.
Nel frattempo i tre pescatori si indirizzano verso Porto Rotondo con la grande tartaruga adagiata sul fondo del gommone e, durante il viaggio, bagnano l’animale continuamente, evitando però di avvicinarsi al suo rostro dentato. Una volta giunti al porto la adagiano sul molo, all’ombra, continuando ad idratarla, fino all’arrivo dei biologi esperti dell’assistenza della fauna marina in difficoltà: il Dr. Panzalis ed il Dr.Fozzi.
Grazie al loro pronto intervento il soccorso della Caretta caretta è avvenuto con rapidità e successo. Riscontrata nella tartaruga una grave debilitazione ad oggi è ancora ricoverata ad Oristano presso la clinica veterinaria dell’AMP del Sinis.
Quando l’animale sarà guarito verrà rilasciato esattamente nel posto in cui è stato ritrovato grazie alle precise coordinate del luogo di ritrovamento fornite dai soccorritori.
Jacopo suggerisce a chi un giorno possa ritrovarsi a soccorrere un’animale in pericolo di vita, di non perdere il controllo e di pensare alla cosa più giusta da fare.
Concludendo l’intervista, il giovane pescatore riflette sul significato di questa bella esperienza e dice:”Finalmente, dopo aver tolto tanto al mare, attraverso la pesca sportiva, sono io a ridargli qualcosa, restituendogli questa sua splendida creatura!”.
Utilizziamo i cookie insieme ai nostri partner per personalizzare i contenuti e gli annunci pubblicitari, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico.