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The Cube: una Eco-casa in soli 9 mq

The Cube, l’eco monolocale a forma di cubo, presentato ad aprile al Festival della Scienza di Edimburgo, è una vera trasformazione della concezione dello spazio abitativo.

The Cube: una Eco-casa in soli 9 mq

Il progetto ideato dall’architetto Mike Page dell’Università irlandese di Hertfordshire offre comfort e vivibilità, racchiusi in soli 9 mq.

Il piccolo edificio è costruito interamente con materiali eco-sostenibili ed è studiato appositamente per creare il minimo impatto sull’ambiente e per produrre energia quanta ne utilizza.

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All’interno della sua struttura, sono inseriti pannelli fotovoltaici che permettono di alimentare il mini loft durante la stagione estiva, mentre il riscaldamento invernale è generato da pompe di calore. Grazie ad un particolare impianto di compostaggio, non è inoltre necessario alcun impianto di fognatura.

L’interno di The Cube è una vera e propria opera di ingegneria: gli spazi sono disposti ad incastro, grazie alle moderne soluzioni di arredamento e design. E’ incredibile, ma all’interno di questo piccolo appartamento c’è veramente tutto l’essenziale per la vita domestica di una persona, o persino di una coppia.

Ideato su due livelli, attraverso un sistema di mini scalini che li collega, al piano inferiore presenta, nella zona giorno, un salottino con un piccolo divano-letto da dove è possibile vedere la tv, su uno schermo led a parete, e un tavolo con sedie su misura.

The Cube
Il livello inferiore di The Cube Project: 9mq per farci stare tutto,ma proprio tutto!

Al piano superiore, ci sono doccia, wc, lavatrice, cucina e un piccolo letto a una piazza e mezza. L’illuminazione è garantita da luci a led e ogni impianto elettrico è ad alta efficienza energetica.

In 3 metri di larghezza per 3 di lunghezza e 3 di altezza, l’eco casa di Mike Page assicura un maggior rispetto per l’ambiente e una minimale soluzione abitativa per chi sfrutta poco la propria casa, magari per ragioni lavorative.

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4 Commenti

  1. Non credo questa “roulotte” abbia niente a che vedere con l’ecologia… Il solo concetto di vivere in un “cubo” è orribile. Voglio pensare che non finiremo per vivere in abitacoli come ne “Il Quinto Elemento”… In Italia esistono delle leggi circa l’altezza dei soffitti, queste leggi sono state fatte per ragioni di igene/salute. Chiaramente, cose come questa sono solo percorribili in paesi dal clima mite anche in inverno e dove quindi lo spazio vitale si può estendere all’esterno durante tutto l’anno. Vivere confinati in uno spazio del genere per sei o più mesi all’anno oppure per tutto l’anno in paesi dal clima più rigido, ve lo immaginate?

  2. Se partiamo da un approccio classico basato sullo stile di vita che ci siamo creati soprattutto nell’ultimo secolo allora è chiaro che questo tipo di “esperimenti” possono sembrare eccessivi.

    Ma l’impatto che il nostro attuale stile di vita ha sull’ambiente non è più accettabile, allora ecco che se si ipotizza un diverso modo di vivere, basato su un approccio più comunitario, una vita meno solitaria e reclusa e svolta di più all’aria aperta ( o dove ciò non fosse possibile, in spazi comunitari ), allora il ridimensionamento dei nostri spazi privati comincia ad aver senso.

    Immagino questo tipo di mini-case come un’ottima base per ostelli della gioventù, camere per studenti universitari, cabine per mini vacanze in posti che necessitano di impatto ambientale ridotto allo zero.

    Immagino anche un futuro prossimo dove l’idea di “nucleo familiare” visto come una continua ed eccessiva privatizzazione della vita ( che negli ultimi anni ci ha portato ad una progressiva alienazione dalla vita comunitaria ) venga sostituita dalla ancestrale e tradizionale idea di società comunitaria o famiglia “allargata” che ristabilisca quell’antico e sano equilibrio tra generazioni che è stato brutalmente distrutto dal capitalismo e dal modernismo.
    Anche in quest’ottica questo tipo di progetti possono essere le basi per nuclei abitativi destinati a quel minimo di vita privata necessaria per questioni psicologiche e pratiche, da inserire però in un complesso socio-architettonico più articolato e che favorisca le attività a contatto con altre persone.

    Se ci si pensa anche le più moderne, famose e efficienti realtà lavorative sono passate dal concetto di ufficio privato o peggio dal “cubicolo” alienante di derivazione americana a quelle di spazi di incontro e creatività comunitaria, dove il proprio spazio di lavoro non è più ancorato ad una scrivania, e attraverso l’uso di tecnologie moderne e “wireless” si trasforma continuamente per adattarsi alle proprie esigenze.

    E’ abbastanza inutile pensare di cambiare il mondo se non si cambiano le proprie convinzioni….

  3. Ci vuole proprio coraggio per proporre una roba del genere. Mi ricorda l’appartamento di Pozzetto in “Il ragazzo di campagna”. Porta aperta alla speculazione edilizia. Con la scusa del zero carbon ci vogliono far vivere in loculi.

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