Il fenomeno del degrado ambientale prodotto dalla cattiva gestione dei rifiuti ha raggiunto proporzioni talmente notevoli da destare anche l’interesse del mondo del cinema.
Il celebre attore premio Oscar, Jeremy Irons, ha collaborato con la regista britannica Candida Brady per la produzione di un documentario intitolato Trashed.
Il film è un viaggio per il mondo, si toccano il Vietnam, la Francia, l’Islanda, Beirut, San Francisco, lo Yorkshire e perfino gli oceani dimostrando come il problema della spazzatura sia un argomento tristemente comune a tutti.
In ogni angolo della Terra, l’attore ha potuto osservare da vicino lo stato delle cose: dall’esperienza pessima di Sidone, a sud di Beirut, dove c’è un’enorme discarica sulla spiaggia sotto lo sguardo assente dei suoi abitanti, ai progetti ambiziosi di San Francisco dove grazie al progetto Zero Rifiuti si è riusciti a raggiungere il picco dell’80% di rifiuti riciclati. Pensate che New York, che da sola produce l’1,5% dei rifiuti globali, ha riciclato solo il 15% di esso.
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Secondo l’attore – e noi siamo d’accordo con lui – è importante che per primi i governi includano la politica del riciclo e del recupero fra i loro piani d’azione. Ci deve essere un accordo a livello nazionale che si applichi coerentemente a tutte le zone del Paese, anche quelle più svantaggiate e ai margini, dove le possibilità di sfuggire al controllo sono maggiori.
Il film muove una critica feroce agli inceneritori a causa delle diossine rilasciate nell’atmosfera. Sono state inserite alcune scene di feti deformati conservati in un ospedale vietnamita dopo l’azione nociva dell’Agente Arancio, il micidiale defoliante spruzzato dall’esercito statunitense durante la guerra del Vietnam.
Il paragone sembra un po’ eccessivo, ma come spiega lo stesso attore, nel 2001 in un’indagine della BBC Newsnight si è mostrato come le ceneri prodotte da un inceneritore di Londra, una volta gettate in mezzo al verde, hanno prodotto lo stesso livello di diossine nel suolo dell’Agente Arancio. In nessun luogo avviene un controllo costante e a lungo termine delle emissioni di diossine, i monitoraggi vengono fatti 2 o 3 volte all’anno e per un arco variabile di qualche ora quindi ad oggi non sappiamo ancora quale sia la portata di diossine rilasciata dagli inceneritori.
In più le ultime ricerche stanno valutando la possibilità che vi siano implicazioni nocive per i feti anche a bassissimi livelli di esposizione.
Fortunatamente non è solo San Francisco a mostrare un barlume di speranza, anche Bristol, Melbourne, le Filippine e il Nord Italia si stanno impegnando attivamente nella campagna di riciclo. Rimangono ancora molti punti dolenti, come quello delle sostanze chimiche utilizzate nell’imballaggio per gli alimenti.
La regista Candida Brady ha raccolto una quantità impressionante di ricerche e di studi per poter avere una visione panoramica della problematica. Il documento che più l’ha sconvolta e l’ha invogliata a realizzare questo documentario di denuncia è stato lo studio pubblicato nel 2009 sulle sostanze presenti nel sangue del cordone ombelicale: sono stati rilevati 232 composti inquinanti (comprese le diossine) prima ancora che il bambino nasca!
L’obiettivo è quello di favorire la massima diffusione del film a livello globale, di modo che i governi e i consigli pubblici possano sentirsi chiamati in causa come attori protagonisti di un cambiamento che deve essere attuato.
Con l’aiuto di qualche finanziamento, la regista spera infine di realizzare un corto da poter inviare in tutte le scuole perché è nei bambini che possiamo e dobbiamo riporre la speranza per il futuro.
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