Il foraging è la millenaria pratica di ricercare erbe e bacche selvatiche commestibili, tornata nuovamente in auge sulla spinta della sempre più diffusa attenzione verso i cibi naturali e sostenibili che valorizzano le risorse del territorio.
Contenuti
Dedicarsi a questa attività può rivelarsi decisamente piacevole sotto molti punti di vista, a patto però di approcciarsi con la giusta consapevolezza, in quanto richiede studio e pratica.
Scoprite tutto su questa pratica alimentare, dalle origini ai consigli per praticarlo in modo sicuro per la salute e rispettoso per l’ambiente.
Con questo termine inglese si indica la pratica utilizzata fin dall’epoca primitiva dall’uomo per procacciarsi cibo, ovvero la raccolta di frutta, bacche, erbe aromatiche e altri vegetali commestibili che crescono spontaneamente nei boschi e nelle aree verdi.
Questa tecnica di raccolta si basa sull’alimurgia, una scienza che studia l’uso di erbe selvatiche commestibili o parti di esse (fiori, bacche, fusti, frutti, bulbi, radici) senza pericoli per la salute in tempi di carestia.
Si possono raccogliere diverse specie selvatiche, sia a scopo alimentare che fitoterapico, facendo molta attenzione che non siano velenose:
Le origini risalgono all’epoca primitiva. Si tratta di una pratica sistematica che ha accompagnato l’uomo fino all’avvento dell’industrializzazione, a fine Ottocento.
Nel secolo XIX, infatti, per tutta la popolazione rurale il pasto era tra il 70 e l’80% basato su prodotti raccolti da terra e cresciuti in maniera spontanea, basti pensare al consumo massiccio di castagne in certe aree dell’Italia del Nord.
Successivamente, questo metodo alternativo di procurarsi il cibo è rimasto appannaggio delle comunità rurali più isolate, dove fino a pochi decenni fa le donne più anziane avevano ancora l’abitudine di cercare erbette come rughetta, cicoria e tarassaco nei prati vicini.
Se oggi questa pratica ancestrale è tornato in auge, è anche grazie ad un testimonial di eccezione, come il cuoco danese René Redzepi, chef del ristorante più importante al mondo, il pluristellato “Noma” di Copenhagen. Proprio lui ha reso interessante il foraging al grande pubblico. Infatti, ha avviato diverse iniziative per farla diffondere, riscontrando sempre più successo.
Si valorizza, infatti, l’importanza della sostenibilità alimentare, il legame tra sapori e tradizioni eno-gastronomiche e territorio. Allo stesso tempo si offre l’opportunità di entrare in connessione diretta con la natura, scoprendone i doni preziosi, che spesso sono sotto gli occhi e non si riconoscono.
Il termine deriva dal verbo inglese to forage che significa ‘foraggiare’ e deriva a suo volta dalla raccolta del foraggio, l’erba delle mucche. Vale sia in senso figurato che reale, come approvvigionamento di qualcosa, soprattutto a scopo alimentare.
Questa attività non può essere praticata da inesperti, in quanto può facilmente rivelarsi rischiosa (e persino mortale), sia per la salute, che per l’ecosistema.
Proprio per tali ragioni è importante avvicinarsi solo dopo aver frequentato un corso e approfondito lo studio con libri e manuali.
Meglio ancora, è molto consigliato, dopo il corso, affiancarsi ad un esperto raccoglitore, che con l’esempio e l’esperienza sul campo permette di avere più dimestichezza.
Prima di dedicarsi a questa esperienza di raccolta delle erbe selvatiche, è necessario imparare a conoscere e distinguere:
Confondere una specie con un’altra, oppure consumare alcuni frutti in modo errato o eccessivo, può avere pericolose conseguenze per la salute, che possono spaziare da un semplice mal di stomaco ad allucinazioni fino all’avvelenamento e in taluni casi la morte. Pensiamo solo ad erbe spontanee molto velenose come la digitale e la belladonna che possono essere scambiate con altre decisamente più innocue.
Anche raccogliere un’erba o una bacca troppo acerba o matura potrebbe avere conseguenze. Non solo variazioni di sapore che la rendono immangiabile, ma anche dei valori nutrizionali, vanificando tutto l’impegno profuso nel cercare di cibarsi in modo sano ed equilibrato.
È, quindi, fondamentale scegliere solo erbe, fiori o bacche che si è sicuri di conoscere, senza lasciar spazio a dubbi o tentativi.
Un accorgimento in più è, inoltre, quando si consuma per la prima volta un’erba, mangiarne piccole quantità per verificare di non essere allergici.
Praticare la raccolta delle erbe, dei funghi e delle bacche spontanee senza conoscerne e rispettarne i principi può rivelarsi una pratica dannosa per l’ambiente e che può mettere a rischio l’equilibrio di delicati ecosistemi.
Tra le regole fondamentali da seguire per dedicarsi a questa attività, ad esempio, vi sono:
In genere, è consigliabile farlo in zone verdi lontane da città o altre fonti di inquinamento, senza però addentrarsi troppo nella natura selvaggia.
L’ideale è, infatti, cercare erbe in prossimità di campi coltivati, di vigneti, di uliveti e di frutteti. Sono luoghi dove più raramente crescono specie velenose, che sono disturbate dalle varie operazioni colturali e da possibili pesticidi irrorati dai contadini.
Se si pratica la raccolta di alghe è bene tenersi lontano dagli estuari dei fiumi o dagli sblocchi di acque potenzialmente inquinate. La più diffusa, da raccogliere solo tra maggio e ottobre è la salicornia, sulle larghe spiagge dell’Oceano Atlantico, soprattutto in Bretagna e Normandia.
Al fine di godere in maniera sicura a tavola dei frutti della propria raccolta bisogna raccogliere solo quello che si conosce e cimentarsi nella preparazione di ricette semplici e che prevedano pochi ingredienti.
Durante le prime uscite è preferibile raccogliere erbe selvatiche per farne uso sia in cucina che per curare comuni malanni:
Altre erbe selvatiche possono essere edibili, oppure avere solo un impiego in fitoterapia, per farne decotti e infusi da utilizzare per alleviare i vari malanni di stagione o curare piccoli incidenti domestici.
Durante le prime uscite meglio, inoltre, evitare la raccolta di bacche che possono essere difficili da riconoscere. Le bacche commestibili più comuni e facili da riconoscere sono i frutti di bosco e alcuni frutti di grandi alberi:
Ma fate attenzione, perché le bacche di tamaro e quelle di solanum possono essere facilmente scambiate per ribes rosso, mentre la belladonna può essere scambiata per ribes nero. Spesso, inoltre, queste bacche, come quella della dafne, possono addirittura causare vescicole e pustole al solo contatto.
Man mano che si acquisirà sicurezza ed esperienza sarà poi possibile cimentarsi nell’individuazione di specie più rare o che possono essere più soggette a fraintendimenti.
Non sono difficili invece le raccolte delle alghe commestibili, ma per molte bisogna fare attenzione ai calendari di raccolta, perché ci possono essere periodi in cui è vietato. Rispettare la stagione di raccolta garantisce comunque che l’alga sia tenera e non dura.
È anche importante raccogliere sempre le alghe che sono attaccate alle rocce. Le alghe che galleggiano da sole non sono più adatte al consumo.
Infine, non manca esiste la raccolta dei funghi. Anche qui bisogna prestare grande attenzione, andare con persone esperte, e far controllare gratuitamente il raccolto da un farmacista (nelle località di montagna) o dalle guide forestali, o in una città più grande alla ASL, presso l’esperto micologico, prima di provare a mangiarlo.
Anche da cotti, alcuni funghi possono rivelarsi velenosi e perfino mortali. Quindi, raccomandiamo grande attenzione.
I corsi rappresentano il modo migliore per avvicinarsi in maniera sicura e rispettosa a questa attività.
L’esperienza sul campo è, infatti, insostituibile e frequentare un corso può rivelarsi molto utile anche per scoprire itinerari e luoghi migliori per dedicarsi alla ricerca delle erbe.
Dedicare del tempo, inoltre, a passeggiate nella natura rappresenta sempre un ottimo modo per rigenerare corpo e mente e allontanare lo stress della quotidianità.
Sono disponibili diversi libri utili per avvicinarsi alla pratica senza correre il rischio di raccogliere le erbe sbagliate o danneggiare l’ecosistema.
Segue, quindi, una selezione di interessanti letture per chi vuole scoprire di più su questa pratica.
Utilizziamo i cookie insieme ai nostri partner per personalizzare i contenuti e gli annunci pubblicitari, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico.